Ha incantato tutti, sul palco di Sanremo, Lucio Corsi, giovane menestrello di Grosseto, vestito da saltimbanco, il volto ingenuo e malinconico illuminato da rari sorrisi.

Con la canzone dolce e surreale scritta con Tommaso Ottomano ha cantato la normalità (“non sono nato con la faccia da duro/ ho anche paura del buio”), l’autoironico essere nessuno (“invece che una stella, uno starnuto”) e, in un mondo di Ego ipertrofici, l’accettazione di sé senza lagne e frustrazioni (anche se il mondo è duro). Continua