Al matematico Paolo Zellini, che ha appena pubblicato “Discreto e continuo” (Adelphi), Chiara Valerio di “Repubblica” chiede: “Ci siamo inventati la matematica o ci preesiste?”.

Zellini spiega che è una questione antica: “non potremo mai trovare una risposta certa a riguardo, ma possiamo basarci su un’esperienza comune tra i matematici: in molti casi viene da presumere che l’invenzione e la scoperta sia opera esclusivamente nostra, ma poi ci accorgiamo rapidamente che ciò che abbiamo inventato rivendica la propria esistenza in un paesaggio tutto da esplorare, che sembra preesistere al nostro atto inventivo… credo che il mondo matematico abbia una sua realtà ideale che noi siamo deputati a esplorare più che a inventare”.

Il 6 aprile 2006, Benedetto XVI parlò di Galileo il quale

ha detto che Dio ha scritto il libro della natura nella forma del linguaggio matematico. Lui era convinto che Dio ci ha donato due libri: quello della Sacra Scrittura e quello della natura. E il linguaggio della natura – questa era la sua convinzione – è la matematica, quindi essa è un linguaggio di Dio, del Creatore. Riflettiamo ora su cos’è la matematica: di per sé è un sistema astratto, un’invenzione dello spirito umano, che come tale nella sua purezza non esiste… è un sistema intellettuale, è una grande, geniale invenzione dello spirito umano. La cosa sorprendente è che questainvenzione della nostra mente è veramente la chiave per comprendere la natura, che la natura è realmente strutturata in modo matematico e che la nostra matematica, inventata dal nostro spirito, è realmente lo strumento per poter lavorare con la natura… Sembra una cosa quasi incredibile che una invenzione dell’intelletto umano e la struttura dell’universo coincidano… Quindi la struttura intellettuale del soggetto umano e la struttura oggettiva della realtà coincidono… Penso che questa coincidenza tra quanto noi abbiamo pensato e il come si realizza e si comporta la natura, sia un enigma ed una sfida grandi, perché vediamo che, alla fine, è ‘una’ ragione che le collega ambedue…”. Continua