Più che una campagna elettorale, quella delle europee, è stata una campagna militare. Che, come nel 2018, ha visto il monopolio mediatico del partito del “politicamente corretto” (Ppc), il quale è più vasto del centrosinistra, perché va dai tecnocrati euristi ai centri sociali, comprendendo gran parte dei media e del ceto intellettuale (e pure l’attuale gerarchia vaticana).

E’ la nuova religione laica degli “apocalittici e integrati” (per dirla con Eco). Infatti consiste anzitutto in allarmi apocalittici i quali – con il bau bau mediatico – danno ai seguaci la sensazione di essere i salvatori del mondo o almeno danno loro la possibilità di gridare col cuore in fiamme e atteggiarsi come gli unici che hanno una moralità e un pensiero, mentre gli altri (scettici o dissidenti che siano) vengono considerati degli infedeli eretici o nemici dell’umanità.

L’allarme apocalittico ha pure la caratteristica – per la sua apodittica drammaticità – di indurre al fanatismo  ed escludere l’analisi razionale, lo spirito critico e la verifica dei fatti. Non ammette mezze misure o chiaroscuri: conosce solo l’asserzione assoluta. E’ un aut aut morale. Da una parte il Bene, dall’altra il Male. E impone di schierarsi. Basta avanzare un semplice dubbio e si è già catalogati tra le forze delle tenebre.

Ecco allora l’apocalisse climatica imminente che – come la fine del mondo di certe sette millenariste – viene però sempre spostata a data da destinarsi. Continua

Dunque sono ripresi gli sbarchi come ha raccontato venerdì Gianluca Veneziani su queste colonne. Una curiosa coincidenza.

Appena passate le elezioni, come per magia, ricominciano le ondate migratorie che erano praticamente cessate proprio alla vigilia della campagna elettorale. Giusto il tempo di far dimenticare agli elettori italiani l’arrembaggio dei mesi scorsi. Passata la festa gabbato lu santo?

Come la storia dello Ius Soli. Per tutto il 2017 dalla Sinistra e dal mondo clerico-bergogliano appelli e digiuni strappalacrime. Sembrava una questione umanitaria urgentissima, una questione vitale. Chi vi si opponeva veniva fulminato come un troglodita, xenofobo e disumano. Non sentivano ragioni. Continua

Il completo – e anche grottesco – scollamento tra la gente comune e il Palazzo del potere di sinistra, si è reso evidentissimo in queste ore.

Dopo che “Repubblica” ha aperto la prima pagina con l’apocalittico annuncio di un ministro: “Delrio: ‘Il fascismo è tornato, la politica non può più tacere”dieci milioni di italiani (con picchi del 61 per cento di share) si sono placidamente seduti davanti al televisore per guardare Sanremo. Mentre gli altri sceglievano un film o se ne andavano tranquillamente a dormire.

Non uno che abbia preso sul serio il ministro parolaio, non uno – pure fra quelli che si sentono “antifascisti militanti” – che abbia pensato di fare provviste, calzare l’elmetto, prendere lo zaino e “salire in montagna” a difendere la democrazia minacciata dal fascismo.

Perché la gente comune sa bene – come ha scritto ieri Ernesto Galli della Loggia nell’editoriale del “Corriere della sera” – che “in Italia non esiste alcun pericolo fascista. Non c’è alcuna ‘marea nera’ che sale”. Continua

Il centrodestra ha iniziato la campagna elettorale con una falsa partenza. Dovrebbe rivedere messaggio e strategia. Perché la narrazione oggi dominante sui media è allineata alla propaganda “governativa”: se non viene ribaltata e riportata ai dati veri, il messaggio del centrodestra risulterà incomprensibile.

Il centrodestra dovrebbe anzitutto far capire cosa è successo in questi anni, perché un Paese in cui i “poveri assoluti” passano da 1 milione e 911 mila del 2005 a 4 milioni e 742 mila del 2016 è un Paese in ginocchio come se avesse perso una guerra (grazie alle nostre élite).

TEORIE E FATTI

Faccio un esempio della narrazione dominante. L’altroieri sulla prima pagina del “Corriere della sera” è uscito un editoriale di Francesco Giavazzi e Alberto Alesina dove si leggeva: “L’evidenza empirica dimostra che (…) tagli alla spesa pubblica hanno l’effetto desiderato, cioè riducono il rapporto debito/Pil”.

Se due noti economisti possono scrivere una cosa simile in un articolo di fondo del “Corriere” senza che nessuno (tranne qualche addetto ai lavori) strabuzzi gli occhi, significa che l’opinione pubblica è stata convinta che davvero così stanno le cose e quindi che si debba continuare con la politica del massacro sociale impostaci dalla Germania e dall’euro

In realtà “l’evidenza empirica” dimostra l’esatto contrario di quanto scrivono Alesina e Giavazzi. Prendiamo il più rigoroso dei governi, quello del “salvatore d’Italia” Mario Monti, con cui fu ribaltato il governo di centrodestra scelto dagli italiani.

Tutti ricordano che l’esecutivo Monti ha imposto al Paese lacrime e sangue come nessun altro. Ebbene, ha abbattuto così il debito pubblico? No. Quando s’insediò il rapporto debito/Pil era al 119 per cento, quando se n’è andato era salito al 126,5 per cento. Siccome poi i governi hanno proseguito quella politica “tedesca” oggi siamo al 132 per cento e – se non ci fossero stati gli acquisti di titoli di Stato del Qe da parte della Bce dal marzo 2015 – il nostro debito sarebbe oggi al 157 per cento del pil (dati del Centro studi Economia reale). Continua

A Gad Lerner piacciono le missioni impossibili. Basti dire che tempo fa ha accettato di dar consigli alla “presidenta” Boldrini su come diventar simpatica alla gente. I risultati sono noti.

Ora sembra si sia votato a un altro obiettivo sovrumano: trasformare Pisapia in un leader, in uno statista. Ma – trovandosi di nuovo ad arare il mare – sembra ripiegare su quello che gli riesce meglio: la parte “destruens”, demolire le altre candidature alla leadership nella grande rissa del centrosinistra.

Un’occasione d’oro gli si è presentata in questi giorni, quando Antonio Funiciello, Capo staff del presidente del consiglio Gentiloni, ha firmato sul “Foglio” un lungo articolo per dimostrare che l’unico possibile candidato premier del dopo elezioni è – guarda caso – proprio Gentiloni.

SCHIETTO

Per accreditarlo Funiciello ha usato tanti argomenti, ma ha avuto pure la pessima idea di ricorrere anch’egli alla scorciatoia ormai percorsa da tanti: quella di riscrivere la biografia, una tentazione che solitamente porta nel pantano del ridicolo.

Infatti ha affermato: “l’unico premier di centrosinistra di un paese rilevante è Paolo Gentiloni, un liberaldemocratico schietto che con la tradizione socialista ha qualche contatto, ma nessuna diretta o indiretta discendenza”. Continua

Più sono a corto di argomenti razionali, più alzano la voce. I sostenitori dello Ius soli non danno nessuna seria motivazione, né analizzano i problemi concreti che si creano, in questo momento storico, con una legge del genere.

Ripetono una frase apodittica: “è una scelta di civiltà”. Cosa che non significa nulla, ma serve a bollare chi si oppone come incivile e barbaro.

Nei giorni scorsi Alain Finkielkraut, un filosofo francese, una mente libera perciò indigesta alla “gauche”, ha spiegato che “il sinistrismo si fonda sulla certezza arrogante di incarnare la direzione di marcia del mondo”, il senso profondo della storia.

Così chi ha idee diverse dalle loro diventa automaticamente un nemico dell’umanità, l’incarnazione del male metafisico da demonizzare e possibilmente imbavagliare, di volta in volta bollandolo come fascista, oscurantista, populista, xenofobo, razzista o omofobo.

IL CASO FINKIELKRAUT

Per esempio Finkielkraut, quasi settantenne, un intellettuale che sta fra gli “immortali” dell’Académie Française, figlio di ebrei sopravvissuti alla deportazione ad Auschwitz, fu preso a sputi in faccia, anno scorso, a Place de la Rèpublique, a Parigi, e fu cacciato al grido “vattene sporco fascista”: è un episodio simbolo del nostro tempo. Continua

Il “Wall Street Journal” l’ha segnalato giorni fa, ma in Italia ancora non ce ne siamo resi conto. Eppure si tratta di un fenomeno epocale che lascerà il segno per lungo tempo.

Dunque il fatto storico a cui stiamo assistendo da qualche mese è il crollo rovinoso di tutti i partiti tradizionali della Sinistra in Europa e in America.

La sconfitta di Hillary Clinton (insieme a quella, da lei stessa provocata, di Bernie Sanders) negli Stati Uniti ha portato con sé la disfatta del Partito Democratico, anche nelle elezioni dei parlamentari e dei governatori.

E la presidenza Trump ha tutta l’aria di inaugurare un ciclo, come fece la prima presidenza Reagan.

Per restare nel continente americano, anche senza ricordare la scomparsa di Fidel Castro, la destituzione della Presidente del Brasile, Dilma Rousseff segna il collo della sinistra più rappresentativa a livello internazionale (anche in Argentina ha vinto il centrodestra di Mauricio Macrì).

Quello europeo poi è un panorama di rovine per i partiti tradizionali della Sinistra. In Gran Bretagna i laburisti di Corbyn, già male in arnese, sono stati “asfaltati” dal referendum sulla Brexit.

In Italia il Partito Democratico – perfino nella sua versione più accattivante, quella di Matteo Renzi – si trova ora a pezzi e si sta leccando le ferite dopo la disfatta del referendum di domenica.

In Francia la presidenza di Hollande è stata così disastrosa che l’uscente nemmeno è stato ricandidato e si prospetta un match fra i gollisti di Fillon e il Front National di Marine Le Pen. Gli elettori di sinistra si troveranno a scegliere fra la Destra e il Centrodestra. Continua

E ora che Hillary Clinton deve riprendersi “Barack e burattini” e tornarsene a casa (non quella “Bianca”), ora che il suo Partito Democratico è stato “sBarackato” anche alla Camera dei rappresentati e al Senato, cosa rimane della sinistra dei salotti newyorkesi?

Rimane l’epiteto che lei – la candidata della grande finanza di Wall Street, dei guerrafondai e delle star di Hollywood – ha lanciato contro quell’America popolare che vota Trump: “miserabili”.

Una parola che esprime il disprezzo e un certo senso di superiorità antropologica che caratterizza le “élites progressiste” nei confronti di quella gente del popolo che non vuole più farsi comandare da loro.

Loro: gli illuminati, i migliori, i raffinati, i predestinati al potere, al governo del mondo. Continua

Ecco alcune notizie degli ultimi giorni:

1) la strage di 147 studenti cristiani compiuta dagli islamisti all’Università di Garissa in Kenya;

2) le minacciose invettive del presidente islamico turco per l’evocazione da parte di papa Bergoglio del “genocidio” di un milione e mezzo di cristiani armeni, un secolo fa;

3) un ragazzo bruciato vivo in Pakistan perché cristiano;

4) i combattenti islamisti in Siria bombardano i quartieri cristiani di Aleppo facendo decine di morti;

5) secondo alcune notizie dalla Nigeria, le 200 studentesse cristiane rapite da Boko Aram sarebbero state uccise;

6) quindici migranti islamici fermati dalla polizia a Palermo per aver buttato in mare dodici migranti cristiani a causa della loro fede. Continua