Parafrasando “la società liquida” di Zygmunt Bauman, possiamo ben dire che abbiamo ormai la politica allo stato liquido.

Il banale e prevedibilissimo “scioglimento” nel Pd di quel salotto dei “sobri” che fu Scelta civica (fin dall’inizio ribattezzato “Sciolta civica” dall’irriverente cantore del nostro tempo, Roberto d’Agostino) è solo l’ultima delle liquefazioni.

Il liquido per sua natura è inafferrabile, indefinibile, assume tutte le forme a seconda del contenitore, filtra da tutte le fessure, non ha una sua fisionomia, è l’indistinto, appare inconsistente, ma sa riempire tutto.

Le spericolate metamorfosi che si consumano a Palazzo proseguiranno in futuro con nuove trasmigrazioni.

All’insegna non del “Va’ pensiero – ché pensiero se ne trova poco – semmai del “Va’ dove ti porta il quorum”.

E i giornali dovranno annotare con cura avvenimenti così memorabili.

Come si fa – ad esempio – a non annunciare l’epocale evento della nascita del partito di Corrado Passera?

Tutta l’umanità stava in trepida attesa. E sta col fiato sospeso anche di fronte al profondo travaglio ideologico dei Cinque stelle e dei transfughi del grillismo.

In futuro ci toccherà riflettere su sempre “nuovi responsabili” che andranno a supportare il governo per capire se occorra parlare di Zeitgeist o se va evocata la riflessione di Bobbio sull’etica della responsabilità e l’etica della convinzione o – più semplicemente – se fa scuola il modello Razzi-Scilipoti.

E come non registrare i sommovimenti della sinistra dalle mille sigle, l’una contro l’altra armata, ma tutte abbagliate da Tsipras?

Si dovrà ricorrere pure alla fisica quantistica per capire la maionese impazzita del centrodestra ormai “coriandolizzato” e introvabile.

Finché esploderanno di nuovo le guerre puniche fra le correnti del Pd.

Nel frattempo va tramandata negli annali della repubblica, dopo il caso Mattarella, la sparizione – nell’indifferenza generale – dei (post) comunisti italiani da tutti gli alti scranni, con l’ex “lìder Massimo” D’Alema che paragona il decisionismo fanfaniano di Renzi a quello Stalin (nientemeno) che faceva cancellare dalle foto i dirigenti caduti in disgrazia.

Si dovrebbe raccontare pure questo imprevisto e strano ritorno dal regno dei morti della Balena bianca assurta a nuovo splendore di Palazzo, un’élite senza popolo, ma con tutte le poltrone più pesanti.

Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, si ricicla, si camuffa, s’inabissa e poi riemerge sotto altre spoglie.

La politica italiana sembra un blob magmatico in continua trasformazione che ogni cosa inghiotte e riplasma.

Come la materia cieca cantata – non a caso – dai “Sepolcri” foscoliani, dove si ritrova tutto fuorché la speranza che

“ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve

tutte cose l’obblío nella sua notte;

e una forza operosa le affatica

di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe

e l’estreme sembianze e le reliquie

della terra e del ciel traveste il tempo”.

E’ la fine di qualsiasi barlume di appartenenza, di ogni storia e identità, di ogni certezza culturale e ideale. E pure religiosa.

Infatti questo fenomeno non si verifica solo nella politica.

Perfino la Chiesa – che ha dato i nomi alle cose, cioè identità ai diversi popoli della civiltà occidentale – è diventata liquida col pontificato Bergoglio.

Una sorta di trans-cristianesimo fatto di preghiera alla moschea (con vista sulla Mecca), visita al tempio buddista, abbraccio al pastore pentecostale e accoglienza in basilica alla vescova anglicana, elogio dell’interreligiosità e pure legittimazione oggettiva delle nuove unioni.

A cui si aggiunge la demonizzazione, da parte dell’establishment bergogliano, dei cattolici che intendono restare tali definiti spregiativamente “cattolici identitari”, laddove l’identità diventa una colpa, sospetta di fondamentalismo o pure peggio.

Non è questa “deregulation” delle identità la grande meta utopica del multiculturalismo e perfino nell’affettività?

E’ l’abbattimento di tutte le frontiere, sia nella libera circolazione dei capitali finanziari che nei rapporti umani e nelle identità dei popoli.

Infatti l’élite d’Occidente – sorda alle grida strazianti dei cristiani perseguitati in gran parte del pianeta – preferisce prodigare mezzi, propaganda e impegno nell’abbattimento delle “predefinite” identità sessuali, fino alla scelta di genere come ultima forma di liberazione dell’umanità.

Un segno dei tempi sta in questa sequenza di titoli di giornali del 27 gennaio, metafora della rivoluzione planetaria in corso perché il Vaticano stesso ha permesso all’evento di assumere un significato simbolico: “Un trans con la fidanzata in udienza dal papa” (Corriere della sera); “Un transessuale in Vaticano, l’ultimo strappo di Francesco” (La Repubblica); “Francesco abbatte un altro tabù. Incontro con un trans” (La Stampa).

Dove l’aspetto più importante è la presenza della fidanzata, cioè l’udienza alla coppia, che suona come sdoganamento oggettivo delle “nuove unioni”.

Liquidità della dottrina, delle istituzioni, dei costumi, delle identità. E’ tale “liquidità” il segno dei più drammatici passaggi d’epoca.

E il sesso e la politica sono i sismografi di questi terremoti epocali.

“L’identità è allo stato fluido” scrive Camille Paglia in “Sexual Personae” a proposito delle “Metamorfosi” di Ovidio: “il suo punto di osservazione è quello di chi si trova sul discrimine fra due epoche”.

Sennonché nella modernità il sesso è diventato più di un sismografo simbolico. E’ ancora Bauman a segnalare “l’impiego dell’erotismo nella costruzione postmoderna dell’identità”, che poi è la non-identità, l’abolizione di tutte le identità.

Ciò che resta di solido in questo mare liquidissimo sono le tecnocrazie che gestiscono le altre liquidità, in senso monetario, e hanno declassato le politiche statuali e nazionali a teatrino di maschere e ombre senza poteri.

L’ideologia di riferimento di questo nuovo ordine è quella “dittatura del relativismo” (Ratzinger) che s’impone con i dogmi del “politically correct” di cui la Sinistra è diventata sacerdotessa.

Camille Paglia, pensatrice americana di sinistra (femminista e atea), ma anticonformista, in una recente intervista al Foglio ha dichiarato:

la sinistra è diventata una frode borghese, completamente separata dal popolo che dice di rappresentare. Tutti i maggiori esponenti della sinistra americana oggi sono ricchi giornalisti o accademici che occupano salotti elitari dove si forgia il conformismo ideologico. Questi meschini e arroganti dittatori” aggiunge Camille “non hanno il minimo rispetto per le visioni opposte alle loro. Il loro sentimentalismo li ha portati a credere che devono controllare e limitare la libertà di parola in democrazia per proteggere paternalisticamente la classe delle vittime permanenti di razzismo, sessismo, omofobia eccetera”.

La pensatrice americana offre poi un altro spunto di riflessione:

“siamo in periodo simile a quello del tardo impero romano, quando una élite sofisticata, secolare e con uno stile di vita sessualmente libero, pensava che il suo mondo fosse eterno. Il suo vuoto spirituale era la sua condanna”.

Allora irruppe un avvenimento, la novità del cristianesimo e la Paglia ne avverte tutta la grandezza, perché da lì iniziò una nuova storia dell’umanità. Che oggi si è interrotta.

“L’Occidente ha perso la strada, che cos’ha da offrire oggi?” afferma Camille “non possiamo capire cosa sta succedendo senza tornare alle nostre radici culturali e ricostruire un senso di rispetto per la religione”.

Un’ultima invettiva:

“odio profondamente le becere derisioni alla religione che sono un luogo comune dell’intellighentia occidentale secolarizzata (…). Niente dimostra l’isolamento della sinistra dalla gente quanto la derisione della religione, che per la maggior parte degli uomini rimane una caratteristica vitale per la loro identità”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 8 febbraio 2014

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