In questi anni, per circostanze note e dolorose, sono diventato il destinatario di un fiume di lettere e ora navigo in un mare di storie, piene di vita vissuta, di croci inimmaginabili, di eroismi spesso totalmente nascosti al mondo, di naufragi e di speranze indomabili dentro il buio più fitto.

Sono testimonianze che fanno ammutolire. Chi e come può stare davanti a tutto questo dolore e tutta questa speranza? Chi può custodirli veramente?

Spesso sui media si denuncia lo scandalo della sofferenza innocente. E si resta impietriti davanti alla disperazione e all’impotenza.

Ma c’è qualcosa che è ancora più sconvolgente, qualcosa che è totalmente imprevisto e fa addirittura baluginare il divino perché è davvero “una cosa dell’altro mondo”.

Sono quelle storie, quei volti, quelle persone che – inspiegabilmente – non soccombono sotto prove terrificanti, che non sprofondano sotto croci disumane, ma hanno la luce negli occhi. Brillano di un amore pietoso e carico di una misteriosa letizia. Hanno una forza inspiegabile.

BAMBINI

Sono storie apparentemente semplici, ma immense.

“Cara famiglia che stai soffrendo in un modo tanto simile alla mia”, mi scriveva una mamma, “nelle due settimane di coma profondo della mia piccola, una città intera ha pregato per lei. Amici e conoscenti, miscredenti e persone lontane da Dio si sono inginocchiate nelle tante veglie notturne organizzate per la mia piccina. Hanno strappato a Dio una promessa che ora si sta compiendo. Noi, in sala rianimazione, l’abbiamo sollecitata continuamente, pregando su di lei a voce alta, cantando i canti della messa domenicale che lei, anche se piccolissima, aveva ascoltato, facendole sentire tanto Mozart. Un cervello che dorme va risvegliato! Le ho raccontato tutto quello che avevamo fatto insieme e le ho descritto tutte le cose belle che avremmo fatto ancora e tutte le meraviglie del creato che avrebbero visto i suoi occhi una volta guarita. Si é svegliata. A dispetto delle sue condizioni definite gravissime”.

Un vecchio missionario, che da quarant’anni è in Africa, che si è letteralmente consumato fra bambini ammalati di lebbra, mi scrive dei canti e della felicità di quei fanciulli, vestiti di stracci, per i doni e le preghiere che si sono scambiati con noi e del loro far festa.

Ma la cosa più straordinaria accade quando s’incontrano persone che letteralmente offrono se stessi, in olocausto, per la salvezza e la felicità degli altri esseri umani e perché venga il regno di Dio, la felicità per tutti.

OLOCAUSTO

La testimonianza più struggente per me è quella di una giovane ragazza che da anni è sul Calvario, un succedersi di malattie e atrocità senza eguali.

Ha sopportato una quantità di sofferenze che forse pochissimi esseri umani hanno vissuto, da tempo è inchiodata su un letto e i medici da settimane le hanno detto che non c’è più nessuna possibilità di sopravvivenza.

Mi scrive:

“Sono a brandelli nel corpo e nel cuore… Ma anche se straziata, dilaniata in modo inimmaginabile – non posso descrivertelo perché ti sentiresti male e non c’è fondo – sono lieta di poter dare il mio contributo per la salvezza di questa umanità che sta sprofondando… Gesù dà senso a tutto questo massacro terrificante e umanamente indicibile per la salvezza di questi tempi nerissimi… Offro anche per la tua carissima Caterina. Ricorda che l’Amore avrà l’ultima parola. La preghiera ottiene tutto da Dio, anche l’impensabile. Io sono serena, cerco solo di resistere ancora un po’ per poter offrire ancora qualcosa al mio amato Gesù, per aiutarlo a portare il peso di tutta l’umanità e a salvare tanti nostri fratelli e sorelle. Forza! Sii sempre testimone coraggioso del Signore”.

Davanti a storie e volti così si può veramente capire qual è (e perché ci riguarda) il mistero di quella Sindone che – ancora una volta – in questi giorni viene esposta e offerta alla venerazione dei pellegrini, a Torino.

Quell’antico lino non è solo una preziosa reliquia della passione e della morte di Gesù. Non è solo una clamorosa conferma letterale dei resoconti evangelici. Della loro storicità, fin nei minimi, drammatici dettagli.

UN EVENTO UNICO

La Sindone mostra l’abisso della sofferenza umana raccolta tutta in un corpo, concentrata tutta su un uomo. Perché non c’è un centimetro quadrato di quel corpo che non sia macellato, seviziato, triturato. Con l’inevitabile sofferenza interiore prodotta dall’odio, dal disprezzo, dalle umiliazioni.

Ma la Sindone mostra pure la formidabile resistenza fisica di quell’Uomo, senza la quale sarebbe bastata la selvaggia flagellazione a farlo morire: resistenza fisica che può essere prodotta solo da una sovrumana forza interiore, quindi da una titanica decisione di sopportare tutto, di espiare per tutti, perciò da un oceano di compassione. Egli si è preso sulle spalle le sofferenze di noi tutti.

Infine la Sindone è anche un formidabile fenomeno scientifico che parla soprattutto a questo nostro tempo, il primo della storia che ha la possibilità e gli strumenti per decifrare i tantissimi messaggi che contiene.

Proviamo allora a elencare alcuni di questi elementi.

Anzitutto è un “unicum”, perché non si è trovata alcuna spiegazione scientifica alla formazione di questa immagine che non è data da pigmento, ma da una bruciatura superficiale del lino e – sottolineo – una bruciatura non per contatto (altrimenti nel lenzuolo aperto l’immagine sarebbe apparsa deformata): gli scienziati ipotizzano un gigantesco, istantaneo e inspiegabile sprigionarsi di energia da quel corpo.

Quindi la Sindone porta le tracce di un avvenimento unico nella storia, un fatto non naturale e che non è possibile riprodurre nemmeno oggi.

Inoltre la Sindone contiene informazioni e dati – per esempio la tridimensionalità – che oggi sono strumentalmente decifrabili, ma che non potevano essere conosciuti e prodotti dagli uomini dei secoli scorsi, né in tutti i secoli precedenti (così pure le tracce microscopiche di polline dell’area di Gerusalemme, come lo Zygophyllum dumosum, che non si possono collocare o rilevare senza i moderni microscopi).

LE PROVE

Infine le analisi medico legali hanno appurato

1) che quel lenzuolo ha sicuramente avvolto il corpo di un uomo morto, come dimostrato dal sangue cadaverico e dalla rigidità cadaverica delle gambe (peraltro quella ferita al costato è incompatibile con la vita);

2) l’équipe di scienziati americani dello STURP che analizzarono ogni centimetro del lenzuolo nel 1978 ha accertato inoltre che quel corpo morto è stato contenuto dentro al lenzuolo meno di 40 ore, perché non c’è alcuna traccia di putrefazione;

infine 3) la stessa équipe ha scoperto che i contorni della macchie di sangue rivelano che non vi fu alcun movimento fra il corpo e il lenzuolo, quindi quel corpo è uscito dal lenzuolo senza strappo dei coaguli ematici, cioè senza movimento, senza spostarsi, come passando attraverso il lenzuolo.

Quindi quel corpo risuscitando ha acquisito delle proprietà che nessun altro corpo normale possiede (proprio come dicono i Vangeli).

E tutto è accaduto con un’esplosione di luce che ha impresso – con modalità sconosciute – l’immagine sul lenzuolo. Arnaud-Aaron Upinsky nota che, scientificamente parlando, “la Sindone porta la prova di un fatto metafisico”. E’ la resurrezione.

LA FORZA

L’Uomo della Sindone ha preso su di sé tutta la debolezza e le sofferenze degli uomini e le ha investite con tutta la Potenza di Dio, che spazza via la morte.

E quell’Uomo-Dio ora è vivo. La sua è la luce che brilla sui volti di tanti che oggi non soccombono alle croci. Misteriosamente presente fra noi, dona, con la sua amicizia, la sua stessa forza.

Cosicché già qui sulla terra è possibile sperimentare – anche fra le lacrime e le prove della vita – la misteriosa letizia della vittoria.

Quell’eroica ragazza in croce, che ho citato, accennando alla Sindone, mi ha detto: “Che commozione sentir parlare del nostro Salvatore! Con il suo folle amore ha voluto rendere libero e felice ognuno di noi”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 26 aprile 2015

www.antoniosocci.com

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