Sebbene ignorati, disprezzati, perseguitati e traditi (anzitutto dall’attuale Vaticano) i cristiani continuano ad essere luce laddove più buie sono le tenebre. Come nella Cina di questi giorni, in cui al totalitarismo comunista si è aggiunta la micidiale epidemia di coronavirus.

È il caso del medico cinese Li Wen Liang che per primo lanciò l’allarmeper il coronavirus e fu silenziato dalla polizia del regime. Dopo le accuse della polizia, una volta che l’epidemia è diventata evidente a tutti, è stato scagionato, ma è morto lui stesso, il 6 febbraio, per aver subito il contagio curando i malati.

La sua tragica vicenda ha provocato un’onda di commozione popolare che ha toccato milioni di persone. E, nonostante la censura, milioni di cinesi in questi giorni hanno manifestato anche la loro indignazione per la sua sorte.Questo medico cristiano è diventato un eroe nazionale. Continua

Trovare in Occidente qualche personalità – della politica o della cultura – che oggi attacchi la tirannia comunista cinese è quasi impossibile.

Solo Trump sembra fare eccezione e infatti il mondo politico, intellettuale e giornalistico occidentale lancia anatemi contro di lui (e contro Putin, l’altro “cattivo”), non contro i despoti di Pechino.

Perfino il Dalai Lama, in Occidente, è stato isolato e dimenticato, secondo i desideri del regime cinese che lo considera un pericolo pubblico, perché simbolo del Tibet invaso dal regime maoista: l’8 dicembre scorso un altro tibetano si è dato fuoco per protesta ed è la 146a immolazione dal 2009 nell’indifferenza generale.

Per questo è un evento eccezionale la lettera che ieri, in occasione della Giornata mondiale per i diritti umani, è stata firmata da un centinaio di scrittori di tutto il mondo. Continua

Mentre gli americani votavano il loro debito pubblico schizzava verso i 16,2 trilioni di dollari, che – sommato al debito degli stati e degli enti locali e all’esposizione del governo federale verso Fannie Mae e Freddie Mac – raggiunge il 140 per cento del Pil. Continua

Mons. Giacomo Su Zhimin, 80anni, ha subito finora 40 di prigionia; mons. Cosma Shi Enxiang, 90 anni, ha passato 51 anni in carcere. Di loro nessuno parla e il governo cinese dice che “non sa dove essi siano”. Si teme che vengano uccisi sotto tortura, come è avvenuto per altri vescovi. Il Vaticano dovrebbe chiedere la loro liberazione come condizione per ogni dialogo. Una campagna a loro favore per il 2012. Continua