Dalla bella Sacra di San Michele fino a Torino, a venerare la Sacra Sindone. Circa 2500 giovani si sono trovati, dall’8 al 10 agosto, in pellegrinaggio e poi a pregare davanti al telo che avvolse il corpo di Gesù deposto dalla croce.

Ma questa non è una notizia che arriva sulle prime pagine dei giornali (spesso neanche alle ultime). E non arrivano sulle prime pagine nemmeno quegli studi scientifici – tantissimi – che confermano l’autenticità del misterioso lenzuolo.

Invece il mese scorso ha avuto grande risalto sui media uno studio contrario alla Sindone. Ecco come lo hanno rilanciato i giornali. La Repubblica: “Sindone, una parte delle macchie di sangue è falsa”. Sottotitolo: “Sono i risultati di una ricerca condotta con tecniche forensi per verificare la compatibilità tra le tracce ematiche sulla tela e la posizione del corpo”.

Il Corriere della sera: “Ricerca sulla Sindone: ‘Almeno metà delle macchie di sangue sono false’”. Sottotitolo: “Solo alcune sarebbero compatibili con la posizione di un uomo crocifisso: lo dimostrerebbe un esperimento condotto con nuove tecniche”.

Il clamore dei media è stato inspiegabile, sia per la fragilità delle tesi esposte, sia perché – come hanno scritto gli stessi autori – lo studio non è nuovo, ma risale al 2014.

Lo scienziato Pierluigi Baima Bollone, presidente onorario del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino e autore di molte pubblicazioni, ha liquidato la cosa con un giudizio netto: “È un lavoro che lascia il tempo che trova”.

Un’altra grande studiosa della Sindone, autrice di molte pubblicazioni scientifiche, la professoressa Emanuela Marinelli, con un suo articolo, ha risposto a quello studio sottolineando che questi due ricercatori non hanno mai fatto parte degli scienziati che hanno studiato direttamente la Sindone e non l’hanno mai vista da vicino”.

La sindonologa ha confutato dettagliatamente le tesi di quel lavoro che di fatto ne esce demolito. Ma l’articolo della Marinelli è stato pubblicato dal sito cattolico “La nuova Bussola quotidiana”, non sui grandi media. Che sembrano interessati solo quando c’è da andare contro la tradizione cattolica.

Proprio in questi giorni sono stati resi noti altri importanti lavori scientifici sulla Sindone e anch’essi non hanno avuto sui media il risalto dovuto. Forse perché i loro risultati confermano l’autenticità del Lenzuolo di Torino?

In particolare è di questi giorni lo studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Applied Optics (Optical Society of America), frutto di una ricerca durata quattro anni e realizzata da un’equipe di ricercatori dell’Enea, del Cnr e dell’Inrim.

E’ stata coordinata da Paolo Di Lazzaro, dell’Enea e vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia, e hanno partecipato Daniele Murra dell’Enea, Paola Iacomussi dell’Istituto nazionale di ricerca metrologica (Inri), Mauro Missori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e il medico Antonio Di Lascio.

In particolare questi studiosi hanno cercato di capire perché su quel lenzuolo il sangue è rosso e non marrone come dovrebbe essere trattandosi di sangue antico e ossidato. Quel colore rosso infatti ha permesso ad alcuni di sollevare dubbi sull’autenticità.

La ricerca scientifica in questione ha confermato che si tratta in effetti di sangue antico: “noi dimostriamo che le macchie sono di vero sangue, c’è emoglobina antica, e non ocra o altro.

Ma ci sono anche “grandi quantità di bilirubina” e il sangue è ricco di bilirubina in due casi: “nel caso di una persona malata di ittero e in quello di una persona percossa duramente, perché nel sangue di quest’ultima si rompono i globuli rossi e il fegato rilascia bilirubina”.

E’ la radiazione ultravioletta a produrre quelle modificazioni nella bilirubina che rafforzano il colore rosso.

Dunque quello della Sindone è il sangue di un uomo torturato, di un uomo che ha veramente patito quei supplizi visibili sul Lenzuolo.

Di Lazzaro ha anche presentato il suo studio al congresso scientifico che si è tenuto a Pasco, negli Stati Uniti, dal 19 al 22 luglio.

Il simposio ha avvalorato in modo molto significativo l’autenticità della Sindone analizzata sotto i più diversi aspetti.

Fra l’altro nel suo intervento Di Lazzaro ha anche precisato che gli esperimenti in passato condotti

con il laser a eccimeri presso l’ENEA di Frascati, in cui con una radiazione VUV si è ottenuta una colorazione somigliante a quella della Sindone, non significano che l’immagine sindonica è stata provocata da un flash di luce VUV, ma solo che una radiazione VUV può aver contribuito alla formazione dell’immagine.

La Marinelli ha fornito ulteriori informazioni sul Congresso tenuto in America: Ad una intensa radiazione come causa della formazione dell’immagine, durante un processo di annichilazione materia-antimateria al momento della Resurrezione, Giuseppe Baldacchini ha affiancato, nella sua ipotesi, un flusso di neutroni che ha falsato il risultato della datazione radiocarbonica del 1988, collocando l’origine della Sindone nel medioevo”.

Resta il mistero della formazione di quell’immagine, non dipinta, ma prodotta da una leggera “bruciatura” superficiale delle fibre di lino e tridimensionale: è scientificamente inspiegabile.

La scienza invece ci dice, con certezza, che quel lenzuolo ha avvolto il corpo di un uomo morto, che non è rimasto dentro il lenzuolo per più di 36-40 ore (perché non ci sono segni di putrefazione) e che ne è uscito senza alcun movimento fisico.

Sono esattamente le proprietà soprannaturali che, dicono i Vangeli, aveva il corpo di Cristo dopo la resurrezione.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 11 agosto 2018

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