AI FUNERALI DI GENOVA E’ FINITA LA SECONDA REPUBBLICA ED E’ INIZIATA LA TERZA. ECCO PERCHE’.
Ci sono momenti nella storia di un popolo che diventano eventi simbolici. Per esempio i funerali di ieri a Genova per le vittime del crollo del ponte Morandi, oltre al dolore, hanno mostrato l’Italia che sta voltando pagina.
Perché si è visto qualcosa che non si era mai visto prima, nelle tante tragedie che hanno costellato la cronaca di questo paese: i due giovani rappresentanti del governo, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, accolti da un applauso scrosciante e da acclamazioni (QUI) , mentre i rappresentanti dell’opposizione sono stati accolti da un silenzio gelido rotto da fischi e urla di disapprovazione (“Andatevene”, “basta” e “vergogna”) perché si trattava di leader del Pd che evidentemente sono stati considerati simbolo dei governi passati.
In genere i rappresentanti del governo e dello Stato venivano sommersi da proteste e fischi perché non di rado – per certe sciagure – c’erano da lamentare inefficienze, ritardi ed errori.
Ieri è accaduto il contrario. La gente ha capito benissimo cosa è successo nel passato e cosa accade oggi, mostrando di apprezzare il comportamento dell’attuale nuovo esecutivo.
Non si era mai vista una scena simile. L’unico precedente forse è quello del terremoto in Irpinia, quando il presidente Pertini, il 26 novembre 1980, davanti alle telecamere gridò “vergogna!” perché – a 48 ore dal sisma – gli aiuti tardavano ad arrivare. Il presidente fu coralmente applaudito dalla gente e dai media.
Tuttavia in quel caso non si trattava del governo, ma del Capo dello Stato che non ha responsabilità operative e che con serie ragioni, ma forse pure con un po’ di populismo, alzava la sua voce di protesta.
In quel caso il vertice dello Stato si schierava contro il governo. Invece ieri proprio il governo – nella persona dei due giovani ministri più rappresentativi – è stato applaudito dalla gente per il suo operato.
Insieme ai pompieri, alle forze dell’ordine, alla protezione civile, agli enti locali che subito sono intervenuti. Insieme allo Stato lì rappresentato al più alto grado dal presidente Mattarella.
Qualcuno aveva provato, nei giorni scorsi, a lanciare slogan “contro lo Stato”, forse per titillare un generico ribellismo qualunquista e magari convogliare contro il nuovo governo la rabbia della gente.
Ma nessuno c’è cascato. Tutti hanno mostrato di sapere bene come stanno le cose e per questo hanno riservato un applauso scrociante a Salvini e Di Maio. E’ un fatto inedito.
Evidentemente le persone comuni si sentono comprese dai nuovi governanti, si riconoscono nelle loro parole e nei loro atti, percepiscono che vogliono aiutarle, mettendole al primo posto. Sentono che parlano la loro stessa lingua e non il politichese.
La gente accetta anche qualche sbavatura dovuta alla giovane età e all’impeto di rinnovamento, ma perché capisce che stanno provando veramente a voltare pagina.
Quegli applausi di ieri devono far sentire a Salvini e Di Maio che grande aspettativa (da non deludere) grava su di loro. Hanno un compito storico. In effetti la tragica vicenda del ponte può segnare il vero passaggio dalla seconda alla terza repubblica.
Perché le conseguenze politiche potranno andare ben oltre l’eventuale revoca della concessione ai privati della gestione delle autostrade. Si stanno rimettendo in discussione le scelte strategiche degli ultimi 25 anni, quelle che – a colpi di “austerità europea” e di privatizzazioni (che dovrebbero essere attentamente riconsiderate) – hanno impoverito enormemente la gente e hanno annichilito e indebitato lo Stato. Ora si tratta di lanciare un grande piano di investimenti per rimettere in moto l’Italia oltreché Genova.
Sicuramente qualcuno si straccerà le vesti contro gli applausi e i fischi di ieri giudicandoli una mancanza di rispetto verso i morti. Ma allora perché le acclamazioni a Pertini andavano bene? E a Mattarella?
Vedrete che i giornali definiranno “composto e rispettoso applauso” quello tributato a Mattarella (che comunque ha detto parole chiare: “tragedia inaccettabile, accertamento rigoroso delle responsabilità”). Mentre per Salvini e Di Maio si parlerà di claque politica e di sciacallaggio.
Il vecchio establishment non si rassegna a perdere potere. Anche nel Pd c’è chi si metterà a inveire, ma divampa pure la sua rissa interna dove volano gli stracci.
Il governatore pugliese Emiliano sulla dirigenza del suo partito: “Siete giá stati mesi da parte e siete già ai minimi storici. Avete già devastato tutto. Rifatevi un partito neo conservatore a protezione di tutte le lobbies del mondo, Autostrade per l’Italia compresa, e smettetela di rompere i coglioni a chi ha sempre lavorato bene”.
Alfredo D’Attorre (ex Pd oggi Leu) ha scritto: “Che per parte della ‘sinistra’ la preoccupazione più manifestata dopo Genova sia stata il crollo delle azioni di Atlantia è l’amara conferma che bisogna cambiare tutto. E in fretta, se non vogliamo che la parola sinistra resti impronunciabile in Italia per i prossimi 20 anni”.
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Antonio Socci
Da “Libero”, 19 agosto 2018
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