FEGATO

Ernesto Galli Della Loggia ha spiegato (Corriere della sera, 13/7) in quale crisi culturale della Sinistra va a inserirsi la satira ideologizzata di oggi. Vi fu anche una satira autoironica, quella del settimanale “Cuore” che divenne un fenomeno di massa, soprattutto in area comunista. Memorabile il titolo: “Scatta l’ora legale. Panico tra i socialisti”
Il suo storico inventore, Michele Serra, ricordando quella felice stagione sulla Repubblica (12/7) ha scritto: “Il piccolo giornale si ritrovò a essere il catalizzatore di parecchi dei più vivaci umori dell’epoca, e il suo direttore, poco più che trentenne, si ritrovò a essere un leader, tanto da meritare dal vecchio e combattivo dirigente comunista Maurizio Ferrara (papà di Giuliano) il titolo di ‘capo del partito trasversale delle teste di cazzo’. Del quale mi fregio ancora oggi, nei momenti di incertezza, con qualche nostalgia”.
In effetti c’è nostalgia di “Cuore”. Ma anche di dirigenti della Sinistra come Maurizio Ferrara che (al di là del linguaggio usato) avevano il “fegato” di non farsi dare la linea dai satirici. Continua

EFFETTO SERRA

Quante lettere arrivano ogni settimana al “Venerdì di Repubblica”? Di sicuro molte decine. Nella pagina finale, curata da Michele Serra, ne vengono pubblicate solo tre. Quindi è una dura selezione. Ebbene sul numero del 4 luglio una delle tre lettere selezionate recitava: “Possibile che tutti i valori siano sottomessi al denaro e alla popolarità? Possibile che la tv ci insegni ad essere Briatore e non Umberto Eco o Michele Serra?”.
Mi associo al lettore (tipico esponente dell’ “Italia migliore”, progressista e illuminata).
I valori di modestia, povertà ed eroismo testimoniati da Eco e Serra – grazie alla loro abnegazione, che li ha portati a donare i loro patrimoni ai poveri e a vivere ormai da decenni in un lebbrosario del Terzo Mondo, per servire i derelitti e fuggire salotti, ribalta mediatica, popolarità e ricchezza – sono quelli da indicare ai giovani.
E’ soprattutto l’umiltà, la mancanza di spocchia o vanità che commuove. Quella specialmente. Continua

LEONE D’ARGENTO

Ma dov’è finito il Sessantotto? A furia di metterci in guardia dal mare di rievocazioni, abbiamo finito col passare tutto sotto silenzio e soprattutto senza riflessione.
In televisione a parte “Dodicesimo Round” che – a notte fonda – ha dedicato una serie di puntate brillanti e intelligenti all’evento, non si è visto quasi niente.
Sui giornali ancora meno.
Eppure ce ne sarebbero di miti e riti da “rivisitare”.

Stiamo perdendo un’occasione? A volte qualche lampo di memoria brilla nei posti più impensati. Come un’intervista a Dario Argento sulla Repubblica (28/6).
Parlando di Sergio Leone si rievoca il film del ’68, “Giù la testa” e Argento dice: “E’ il suo film più insincero, gradasso, con quelle citazioni di Mao. Pomposo. E del ’68 non gliene fregava proprio niente”. Continua

BEATITUDINI

E’ memorabile la battuta di Angelo Cecchelin: “Beati gli assetati di giustizia, perché saranno giustiziati”. Ma si può fare di meglio. C’informa la Repubblica (23/6) che il vescovo di Salerno, nella sua omelia domenicale, ha affermato: “Beati i perseguitati dalla giustizia. E’ loro il regno dei cieli”. Se non è una gaffe, è una battuta da 10 e lode.

CACCIARI E “IL NEGRO”

Quando i giornali hanno cercato Massimo Cacciari per chiedergli perché neanche lui s’è fatto vedere all’assemblea del Pd, ha sbottato polemico: “Sono il sindaco di Venezia e ho da fare cose più serie della politica…” (Corriere della sera, 21/6). Continua

IN VITO

Vito Mancuso, definito “teologo cattolico”, è andato al programma di Lord Corrado Augias che era, come al solito, “perfetto nel suo vestito sartoriale”.
Sostiene Aldo Grasso (Corriere della sera, 8/6) che a un certo punto di quella puntata Umberto Galimberti ha sentenziato che “dentro di noi s’agita un ospite inquieto: il nichilismo” e Lord Augias ha fatto notare che Mancuso aveva “una giacca sbagliata” e “c’è un bottone che lo stringe”.
C’informa Grasso che allora Lord Augias ha fatto “sbottonare in diretta il teologo” che, timido e imbarazzato, alla fine di una così alta prestazione teologica si è fatto sfuggire “una frase elogiativa, tipo ‘complimenti per la trasmissione!’ ”.
Conclude Grasso: “studiare tutta la vita teologia per poi dire ‘complimenti per la trasmissione’ significa che qualcosa non quadra”. Ma c’è di peggio per i circoli che contano: andare ospite nella sartoria di Lord Augias con la giacca sbagliata. Un’eresia. Continua

COGITO INTERRUPTUS

Il “tutto è politica” ha prodotto effetti incredibili. Ma a 40 anni dal ‘68 vengono ancora alla luce nuove modalità di invasione politica del “privato”.
Per esempio sulla pagina “Salute” del Corriere della sera (8/6) la lettrice Raffaella scrive: “quando faccio l’amore non riesco a pensare ad altro”, invece “il mio uomo ogni volta, nel bel mezzo dell’amplesso, ha la pretesa di intavolare discussioni” e “perfino accanite discussioni in tempo di elezioni o di accadimenti politici. Se gli chiedo di rimandare la discussione a più tardi lui protesta. Sbaglia lui o sbaglio io?”

La sessuologa Gianna Schelotto risponde: “Lei ha ragione: è piuttosto bizzarro che il suo uomo apra discussioni e addirittura impegnati dibattiti politici durante il rapporto sessuale. Ma questo strano comportamento potrebbe risultarle più comprensibile se lo si considerasse una delle tante possibili modalità per eccitarsi”. Continua

VITE SPERICOLATE

Fu la mamma che iscrisse Vasco, fin da piccolo, alla scuola di canto del maestro Bononcini. E a 13 anni lui vinse l’ “Usignolo d’oro” che era – ci spiega Wikipedia – “una manifestazione canora modenese, nata per contrastare lo Zecchino d’oro”. Già allora stava contro il Potere impersonato da Mago Zurlì?
Fatto sta che giovedì Vasco Rossi ha iniziato il suo concerto (Rai 2, ore 21) citando Spinoza contro il Potere.
Va detto che lì per lì, causa la sua pronuncia bolognese, sembrava avesse detto “Spinosa” e veniva da pensare che si riferisse al giornalista Antonio Spinosa. Invece intendeva proprio citare Baruch, quasi che lui e Spinoza siano da sempre pappa e ciccia.
C’è perfino chi l’ha preso sul serio deducendone che il cantante evoca il filosofo secentesco perché “deve sentirselo vicino” (La Stampa, 30/5).
Ecco cosa fa Vasco nelle sue notti insonni: legge Spinoza, s’immerge nell’ “Ethica more geometrico demonstrata”, fa le ore piccole sul “Compendium grammatices linguae hebreae”, approfondisce il “Deus sive natura”, si concentra sulla “doppia causalità” e la sostanza come “causa sui”. Continua

NEUROPA

L’Occidentale del 20 maggio lancia questa notizia: “In Olanda la polizia ha fatto irruzione nella casa del disegnatore Gregorius Nekchot e lo ha trascinato in galera per alcune vignette ritenute offensive dell’Islam…
La denuncia era partita da un olandese convertito alla religione musulmana. Né in Olanda né nel resto d’Europa si è sollevata una sola critica a questo provvedimento”.
Strano che l’Italia, sempre zelante nel difendere il diritto di satira, se ne infischi altamente. E’ strano che l’Europa, sempre pronta a sollevare scandali contro l’Italia per presunte lesioni ai diritti umani, non abbia ritenuto di convocare il suo Parlamento per discutere dell’accaduto.
Ma forse è meglio. Se l’avesse fatto probabilmente sarebbe stato il disegnatore a essere condannato.

L’Occidentale pubblica anche la foto di una sfilata di moda in Austria dove “un noto produttore di lingerie inglese” ha fatto sfilare “due modelle in guèpiere che trascinano in catene un finto cardinale”.
Il giornale osserva che “nessuno si sarebbe azzardato a mettere in passerella, non dico un finto profeta ma neppure un imam o un ayatollah”. Continua

QUANT’E’ BELLA GIOVINEZZA…

Il ’68, fra l’altro, svuotò le chiese. Eppure chi ne ha nostalgia?
Il Segretario di Stato vaticano Bertone: “Il ’68 ? In quell’anno c’era, sì, tanta voglia di ribellione: ma c’erano anche ideali. Oggi c’è solo vuoto”. Dunque una stagione da rimpiangere.

Pensa l’opposto un poeta come Francesco de Gregori che sta per lanciare “Celebrazione”, canzone definita dalla Repubblica un “atto d’accusa” contro il ‘68.
Il cantautore la spiega così: “Racconta di un posto in cui sono stato e che non mi è piaciuto. Un posto nel quale non voglio tornare. Sono contrario alla sua celebrazione e a chi, come Capanna, si sente un suo orfano (…) Noi, purtroppo, abbiamo avuto la scalinata di Valle Giulia. E’ quello il nostro ’68? E allora io sto con Pasolini che simpatizzava per i poliziotti perché erano figli dei poveri”. Continua

VATTIMO O PERA E FERRARA ?
“Più volte mi sono chiesto: se tornasse Kierkegaard risparmierebbe a Vattimo l’epiteto di ‘canaglia’?”.
Questo simpatico e affabile interrogativo è stato posto dal filosofo cattolico Dario Antiseri con un saggio anticipato dal quotidiano della Cei “Avvenire” (11/5), appena uscito nel volume “Ragione filosofica e fede religiosa nell’era postmoderna”.
Ci sono molte probabilità che l’interessato, cioè il filosofo Vattimo, consideri queste parole uno squisito complimento, trattandosi di far parte di un’autorevolissima famiglia di “canaglie” filosofiche.
Spiega Antiseri: “Una delle ragioni per cui Kierkegaard si scaglia contro Hegel è che Hegel piegava il cristianesimo alla cultura del suo tempo, alla sua cultura, alla sua filosofia – un po’ come fanno oggi, stabilite le debite proporzioni, i cosiddetti ‘atei devoti’, i quali piegano la fede degli altri ai loro interessi di potere politico.
‘Rifiuto la fede per quello che è, la uso per quello che mi serve’: questa in sintesi la posizione dell’ateo devoto.
Ma torniamo ad Hegel. Continua