C’è l’inquinamento dell’aria, quello dell’acqua, ma può esserci anche l’inquinamento del dibattito pubblico per eccesso di faziosità. Alla lunga può svuotare la democrazia.

Chi ha frequentato il liceo o l’università negli anni Settanta ricorderà che, nelle assemblee studentesche, bastava esprimere idee anticonformiste, cioè non comuniste, per essere bollati come “fascisti”, per venire delegittimati e silenziati. Era ammessa una sola voce: quella di sinistra.

Sarà perché oggi nei giornali e in certi partiti si ritrovano – invecchiati – molti di coloro che a quel tempo applicavano tale “vigilanza democratica”, ma in Italia c’è un clima che ricorda quegli anni.

È ancora possibile discutere laicamente (cioè senza dogmi intoccabili e senza delegittimazione dell’avversario) di tutti i problemi politici e sociali? La risposta è no. Purtroppo siamo passati da Lotta Continua (ieri) a scomunica continua (oggi).

Sembra che il “partito dei giornali” e il PD ammettano la legittimità di una sola opinione (la loro) che sacralizzano come dogma, così da dichiarare eretico e bruciare sul rogo mediatico chiunque osi esprimere dubbi o opinioni diverse.

Le quali sono bollate pregiudizialmente come reazionarie, omofobe, oscurantiste, antieuropee, “sovraniste” (qualunque cosa voglia dire) o fasciste.

Sono delegittimate, senza entrare nel merito, anche se – alle elezioni – hanno avuto il consenso della maggioranza degli italiani.

Non solo. Basta far notare la complessità dei problemi (dalla famiglia all’aborto, dalle sanzioni all’immigrazione, dal Covid alla UE, dal gender allo Ius soli) per essere messi all’indice come reazionari o bollati quasi come Nemici della civiltà.

Per i manichei del “pensiero unico” è sempre tutto uno scontro fra il Bene (incarnato da loro) e il Male (incarnato da chi ha altre idee). Ma il mondo in bianco e nero esiste solo nelle semplificazioni dell’ideologia e della propaganda (pace o condizionatori, “politicamente corretto” o barbarie).

Nella realtà non è mai così. La realtà ha mille sfumature e tante complessità da capire e valutare. Inoltre – come insegna il Papa – non è vero che, nel mondo, ci sono i buoni tutti da una parte e i cattivi tutti dall’altra, così come i torti e le ragioni.

Lo ha notato pure Massimo Cacciari, a proposito della guerra in Ucraina, deprecando “questo clima insofferente di ogni ‘complessità’, tutto risolto nella ‘logica’ amico-nemico”.

Anche “Avvenire” ha lamentato le polemiche “senza rispetto” contro il nuovo presidente della Camera Fontana, esasperate “fino ad additare quell’incarico come ‘uno sfregio’” e pure “il vero e proprio assalto” contro Maurizio Gasparri “per aver osato ripresentare un ddl sul riconoscimento della capacità giuridica del concepito” (e altri attacchi a esponenti di centrodestra “con accenti da fine del mondo”).

Il giornale dei vescovi – che pure, in genere, appare vicino al PD – scrive che quando si parla di aiuto alla vita sembra scattare un “tritacarne”, “si rasenta l’intimidazione” e “si fa venir meno il principio base di ogni democrazia: il pieno riconoscimento reciproco delle parti politiche”, la convinzione comune che “i punti di vista diversi sono tutti legittimi e da approfondire nella libera discussione parlamentare”.

“Avvenire” nota che “per certi ambienti pseudoprogressisti quello che va fuori dal pensiero dominante su temi eticamente sensibili dev’essere subito bollato come oscurantista e gretto”.

Peraltro ora piovono attacchi preventivi pure sulla neo ministra Eugenia Roccella “rea” di essere pro life. Dimenticano che importanti intellettuali laici, nel corso degli anni, si sono espressi contro l’aborto. Cito solo Norberto Bobbio perché è riconosciuto come un padre della Sinistra e spiegò la sua posizione con motivazioni giuridiche derivanti dal suo credo laico.

E si ignora che perfino nella laicissima Francia, al Senato, è appena stata respinta la proposta di inserire in Costituzione il diritto di aborto(l’unico paese che lo ha fatto – ricorda Giulio Meotti – fu la Jugoslavia comunista di Tito nel 1974).

In campagna elettorale è stata attaccata pure Giorgia Meloni solo per aver dichiarato che si deve applicare anche la parte della legge 194 in cui si impegnano le strutture pubbliche a sostenere e aiutare la donna e madre a superare – se vuole – le cause che la spingono all’aborto. L’hanno assurdamente accusata di attaccare la legge 194 proprio mentreproponeva di applicarla tutta.

Anche sulle sanzioni alla Russia si potrebbero citare importanti esponenti della Sinistra che – nel tempo – hanno espresso dubbi sulla loro efficacia e sui loro effetti controproducenti. Ma basta che il dubbio venga sollevato da chi non è di sinistra per scatenare l’artiglieria degli anatemi.

Così spesso si producono grotteschi cortocircuiti. Ieri, per esempio, Laura Boldrini ha gridato subito all’“autarchia” quando ha letto la denominazione del “Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare”.

La scomunica sua e di altri è stata immediata. Non hanno sentito il bisogno di comprendere di cosa si tratta. Peccato. Potevano informarsi da un’icona della Sinistra come Carlin Petrini, fondatore di Slow food, che si è rallegrato di quella denominazione dichiarando: “Quello della sovranità alimentare è un concetto fondamentale per ogni comunità nazionale, regionale o locale. Un concetto su cui scommettono tutti i movimenti agricoli del mondo. Un ministero così avrebbe dovuto farlo un governo di sinistra”.

Ma la Sinistra è troppo occupata a lanciare scomuniche.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 23 ottobre 2022

 

 

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