Di corbellerie, contraddizioni e assurdità il mondo Novax è prodigo. C’è chi diffonde addirittura l’idea della “psico-pandemia”

Alcuni nel corso dei mesi hanno ripetuto che il Covid è come un’influenza, che è drammatizzato per ragioni oscure, che il vaccino è peggio del virus e le varie misure precauzionali fanno solo danni. Se provate a controbattere, dati alla mano, rischiate spesso di essere bersagliati di insulti.

C’è chi ritiene che il famoso don Ferrante dei “Promessi sposi” sia un tragicomico antesignano di questo genere di persone (egli però, se non altro, non insultava il prossimo).

L’ESPERTO

Don Ferrante entra nella narrazione manzoniana quando, con la moglie, donna Prassede, dà al cardinal Federigo la sua disponibilità ad ospitare Lucia.

Il Manzoni tratteggia con umorismo il temperamento della moglie: “Con l’idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve far con gli amici: n’aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata. Tra le poche, ce n’era per disgrazia molte delle storte; e non eran quelle che le fossero men care”.

Don Ferrante voleva essere “uomo di lettere” e “passava di grand’ore nel suo studio, dove aveva una raccolta di libri considerabile”. Lui – che aveva Aristotele come filosofo di riferimento – si piccava di essere esperto di politica, di scienza, di cavalleria e perfino di magia e di stregoneria. Ma soprattutto nell’astrologia “era tenuto, e con ragione, per più che un dilettante”.

In effetti sembra davvero il precursore degli improvvisati “esperti” di oggi che sui social pontificano su tutto, dal calcio alla virologia, dall’economia alla geopolitica, dalla farmacologia alla finanza, passando per il “complottismo” che in fondo si può considerare anche una variante moderna dell’astrologia.

Don Ferrante intraprendeva “dispute frequenti e lunghe” su questioni di nessun conto, proprio come capita oggi su Twitter. Ma anche il suo mondo di chiacchiere e teorie bislacche fu travolto dall’arrivo della peste.

“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese” scrive il Manzoni “c’era entrata davvero, com’è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia”.

IL CONTAGIO

Aggiunge il Manzoni: “Al primo parlar che si fece di peste, don Ferrante fu uno de’ più risoluti a negarla e sostenne costantemente fino all’ultimo, quell’opinione”.

Infatti, secondo la sua filosofia, in natura esistono solo sostanze e accidenti e siccome il contagio non è né l’uno né l’altro, non esiste, né “si comunica da un corpo all’altro” come “ci dicono questi signori dottori”, ma è solo il loro “pretesto per far tante prescrizioni senza costrutto”.

La “vera cagione” del “male terribile” in corso la sapeva lui e, a suo avviso, nessuno poteva negarla: era “quella fatale congiunzione di Saturno con Giove”.

Insomma si trattava di un complotto degli astri, non di un contagio fisico. E lui non capiva “questi signori medici; confessare che ci troviamo sotto una congiunzione così maligna, e poi venirci a dire, con faccia tosta: non toccate qui, non toccate là, e sarete sicuri! Come se questo schivare il contatto materiale de’ corpi terreni, potesse impedir l’effetto virtuale de’ corpi celesti!”.

Spiega il Manzoni: “su questi bei fondamenti, non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle”. E la “famosa sua libreria” finì “dispersa su per i muriccioli”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 7 gennaio 2022

 

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