Il sindaco di Firenze Dario Nardella, in questi giorni, ha organizzato nella sua città un convegno dei sindaci progressisti di vari paesi europei contro il sovranismo.

Non si capisce cosa c’entri lui con la discussione sul sovranismo. In ogni caso la sfortuna ha voluto che l’unico a rivendicare esplicitamente il “sovranismo”, nelle stesse ore in cui si svolgeva il convegno, sia stato il ministro delle Finanze del governo di sinistra tedesco, Christian Lindner, che sulla Faz ha tuonato contro l’immigrazione irregolare in Germania: “Dobbiamo decidere in modo sovrano chi è invitato a cercare fortuna nel nostro mercato del lavoro” .

Quindi loro decidono “in modo sovrano”. Ma il sovranismo dei governi tedesco, francese o spagnolo non indigna il Pd e il sindaco Nardella. Anzi, la Sinistra non protesta nemmeno se i tedeschi fanno i sovranisti nel Mediterraneo, come nel caso del finanziamento alle Ong che poi portano i migranti in Italia (“Non si può fare la solidarietà con i confini degli altri”, ha dichiarato la premier italiana).

Peraltro Firenze ha grossi problemi di immigrazione e avrebbe bisogno di un sindaco che si occupasse di risolverli e non di convegni sul sovranismo.

Ma anche un altro caso imprevisto è esploso proprio mentre Nardella pontificava dicendo che “l’affermazione del pensiero sovranista mette a rischio il progresso culturale e democratico delle nostre città”. Infatti a Firenze è in corso una sollevazione e proprio per una questione “culturale e democratica”.

Il caso riguarda l’antico e grande convento di Santo Spirito: il mirabile complesso dell’Oltrarno dovrebbe essere considerato un monumento nazionale perché custodisce la nostra identità e la nostra storia.

Franco Cardini – famoso medievista e fiorentino doc, uno di coloro che in questi giorni animano la “rivolta” – mi dice: “è tecnicamente il convento dov’è nato l’Umanesimo, siamo al cuore di tutto”.

In effetti, prima dell’epoca dei Medici, l’Umanesimo civile di Coluccio Salutati, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini fiorisce – dalla fine del Trecento agli inizi del Quattrocento – precisamente a Santo Spirito ed è il ponte fra Petrarca e Boccaccio, ispiratori del primo Umanesimo, e il suo pieno sviluppo del XV secolo, quando, con Cosimo de’ Medici (e poi Lorenzo), si arriva all’Accademia neoplatonica di Marsilio Ficino.

Anche dal punto di vista architettonico e artistico si tratta di un complesso di enorme valore. Nel 1434 la ricostruzione della basilica – dopo l’incendio del 1371 – fu affidata (nientemeno) a Filippo Brunelleschi.

Inoltre i religiosi di Santo Spirito ospitarono il giovanissimo Michelangelo Buonarroti permettendogli di fare i suoi studi anatomici sui cadaveri dell’ospedale del convento, studi di cui fece tesoro poi con la sua scultura e la sua pittura. Per gratitudine, l’artista diciassettenne fece per i frati il mirabile crocifisso ligneo che oggi si può ammirare nella sacrestia del Sangallo (vedi foto).

Oltre a una quantità di tele e sculture della basilica (fra le opere, che c’erano e sono finite altrove, vanno ricordati dipinti di Botticelli, Raffaello, Perugino, Filippo Lippi e Rosso Fiorentino) è da menzionare l’antica straordinaria biblioteca del convento che, nel 1450, contava 577 manoscritti. E poi il bellissimo Chiostro Grande dell’Ammannati.

Questo meraviglioso complesso, che aveva ospitato fino a 400 religiosi, con i suoi chiostri – ha ricordato Cardini – passò “dalle soppressioni leopoldine e napoleoniche fino all’Unità d’Italia attraverso varie vicissitudini, finché dal 1870 fu assegnato dal governo italiano all’esercito”.

Nel 2007 l’esercito lasciò l’immobile. Allora i monaci agostiniani, che erano rimasti in una piccola area del complesso, da quell’anno – ha spiegato il priore, padre Giuseppe Paganohanno “chiesto ai governi e ai ministeri competenti di affidarci in gestione il resto del convento per farne un museo di arte sacra, arricchendo il percorso attuale che comprende basilica, sacrestia e primo chiostro, ma anche un luogo di studio e di ricerca e infine aprire nuovi spazi di ospitalità agli studenti, specialmente ai più bisognosi”.

Così Santo Spirito avrebbe ritrovato la sua identità e la sua storia. Ma i monaci ultimamente hanno scoperto che nel frattempo è stata fatta una gara d’appalto, senza che loro sapessero nulla. L’iter fu iniziato nell’agosto 2019, il bando viene indetto nel luglio 2020 e nel giugno 2022 è stata fatta l’aggiudicazione.

“Il demanio ha ceduto in concessione l’intero spazio dell’ex convento-ex caserma. L’operazione” spiega Cardini “non era mai trapelata, mai presentata all’opinione pubblica ed è stata sbrigata con un concorso al quale ha partecipato un unico concorrente”. Il quale “per 32 anni, a fronte di una cifra a quel che pare di 5 milioni”, aggiunge Cardini, farà di quello spazio una struttura per anziani, in parte convenzionata come Rsa e “in parte come insieme di alloggi a pagamento”.

Ha fatto scalpore, a Firenze, scoprire che di un immobile di eccezionale importanza storica e artistica si sia deciso così, senza coinvolgere la città, il quartiere e i monaci.

I quali venerdì scorso hanno indetto un’assemblea popolare a cui ha partecipato molta gente. Accanto al priore c’era Antonio Natali, storico dell’arte e già direttore degli Uffizi, intervenuto in appoggio alle ragioni dei monaci. In sintonia è anche l’attuale direttore, Eike Schmidt. E pure il filosofo Sergio Givone che ha puntato il dito sul “silenzio delle istituzioni cittadine”.

I monaci hanno criticato “la mancanza di trasparenza di un’operazione avviata nel 2014 con la firma del protocollo d’intesa firmato dall’allora vice sindaco Dario Nardella per il Comune” (facente funzioni di sindaco) “e dal ministero della Difesa”.

L’attuale vice di Nardella, Alessia Bettini, ha replicato: “non ci aspettavamo un attacco scomposto all’amministrazione, peraltro lanciato da dentro un luogo di preghiera. Non accettiamo accuse di operare di nascosto”.

Divampa la polemica. La vicenda del Santo Spirito è ormai un caso nazionale. Si potrà tornare indietro?

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 3 ottobre 2023

Print Friendly, PDF & Email