L’estate dei giornali offre un campionario di curiosità sorprendenti.

DE VULGARI ELOQUENTIA

All’espressione figlio di puttana, “nella variante ‘fili dele pute’ che si legge nell’affresco della basilica romana di San Clemente, del secolo XI, spetta il primato di più antico insulto scurrile attestato in italiano”.

Lo scrive Lorenzo Tomasin, recensendo, nell’inserto cultura del “Sole 24 ore” (31/7), il libro di Pietro Trifone, “Brutte, sporche e cattive. Le parolacce della lingua italiana” (Carocci). Un volume erudito dove si scopre pure che il termine “mignotta” evoca il “francese mignot(te), che all’origine è un appellativo affettuoso (‘graziosa’, ‘piacevole’)”.

Dante nel “De vulgari eloquentia” – titolo che non allude alle parole volgari, ma alle lingue volgari, cioè quelle parlate dai popoli – accenna anche al “tristiloquium turpissimum” e indica il romanesco come un dialetto alquanto sboccato.

FONDATORI

Il sociologo Domenico De Masi – intervistato da “Repubblica” (10/8) a proposito del M5S – dichiara: “Grillo sarà cacciato? Può accadere. Tutti i movimenti si sono liberati dei loro padri fondatori. Vale anche per il cristianesimo originario e per i suoi valori”.

Non risulta che i cristiani si siano “liberati” di Gesù Cristo, ma quello che soprattutto stupisce è il fatto che si possa paragonare (seriamente) Beppe Grillo a Gesù Cristo (e anche il grillismo al cristianesimo).

I VINTI

Gianni Oliva sulla pagina culturale della “Stampa” (10/8) racconta la storia del campo di prigionia di Coltano dove nel 1945 furono detenuti militi e simpatizzanti della Repubblica di Salò, fra i quali anche giovani che, in seguito, nelle loro professioni, raggiungeranno la celebrità: “Da Ugo Tognazzi a Walter Chiari, da Dario Fo a Enrico Ameri, da Raimondo Vianello a Enrico Maria Salerno…”.

Ricordando come – nei decenni successivi – considereranno quella loro vicenda giovanile, Oliva scrive: “Alcuni, come Raimondo Vianello, lo fanno senza reticenze e senza orgoglio, riferendosi a una stagione della propria vita rispetto alla quale serve assai più la comprensione storica che l’anatema (‘Non rinnego né Salò, né Sanremo’, dirà in una delle ultime interviste)”.

IL PAPEETE DI BRUXELLES?

Il professor Sergio Fabbrini, europeista entusiasta, sul “Sole 24 ore” (7/8), dà una versione inedita della caduta, nell’estate 2019, del governo Conte1, costituito da M5S e Lega: “Il governo Conte1 promise di liberare l’Italia dalle regole di bilancio europee, per poi portarla a sbattere contro un muro, al punto da dover essere rovesciato per farla ritornare all’interno di quelle regole”.

Il governo Conte1 rovesciato per riportare l’Italia sotto le regole capestro della UE? Ma allora il tanto chiacchierato “Papeete di Salvini”? Una storia tutta da riscrivere?

I DUBBIOSI

Fra le righe di un editoriale di Paolo Mieli sul “Corriere della sera” (4/8) c’è una curiosa ammissione. Dopo la caduta del governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte, nell’estate 2019, il segretario Pd Zingaretti – ricorda Mieli – “tentennò” fra le elezioni anticipate o un Conte2 giallorosso: “a quel punto le astuzie di Renzi, sommate al desiderio di tutti gli altri (piddini, bersaniani e pentastellati) di cimentarsi nei ministeri, ebbero la meglio. Fu così che in un clima eccessivamente festante nacque il Conte2. I dubbiosi che si permisero di far presente i rischi di un’operazione così spregiudicata – e noi (purtroppo) non fummo tra loro – furono bastonati a dovere”. Il Corriere non fu tra i dubbiosi. E chi li bastonò?

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 13 agosto 2022

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