Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro del “climatismo”. E come il marxismo avanza pretese scientifiche, probabilmente con la stessa (in)fondatezza.

Ormai il “riscaldamento globale per cause umane” non è più solo un’ideologia dominante, diventata pensiero unico, ma una religione. Con dogmi indiscutibili e “profeti” come la giovane Greta Thunbergconsiderata un’autorità mentre studiosi che hanno dedicato la vita al complesso studio scientifico del clima, come il professor Franco Prodi(peraltro fratello di Romano), vengono snobbati.

UE: SCELTE DISASTROSE

In una recente intervista il professor Alessandro Mangia ha lanciato l’allarme sulle “politiche depressive costruite sull’ideologia green” da parte dell’Unione Europea, in particolare quelle che colpiscono l’auto e la casa: pesanti mazzate sia per il nostro sistema industriale che per le famiglie.

“Purtroppo” ha aggiunto Mangia “lo scenario europeo è quello della repressione dell’economia, in una prospettiva di decrescita infeliceche si realizzerà tanto più velocemente quanto più procederà l’Agenda 2030. Che è la riedizione dei vecchi piani quinquennali dell’Urss. Se poi considera che queste politiche vengono comunque perseguite in una fase di alta inflazione destinata a durare negli anni, abbiamo la misura di quanto siano ideologizzate le élites europee quando devono ragionare a medio-lungo termine”.

Perfino la BCE ha deciso una “svolta green” (che non rientra affatto nei suoi compiti) con cui vuole “spingere” verso la cosiddetta decarbonizzazione. Com’è possibile imporre agli Stati politiche tanto devastanti per i popoli? Il pretesto è la cosiddetta “emergenza climatica”. Ma c’è davvero un’emergenza climatica provocata dalle attività umane? Ci si dovrebbe aspettare – a fronte di decisioni tanto pesanti – che sia tutto strasicuro e scientificamente certo. Ebbene, non è affatto così. Anzi.

MILIARDI SPERPERATI

Ma prima di vedere i dati scientifici soffermiamoci sull’utilità di queste politiche. Ammesso e non concesso che siano fondate su basi scientifiche, la cosiddetta decarbonizzazione è utile a evitare le presunte catastrofi che si addebitano al riscaldamento globale?

Ecco la risposta: “Anche se l’Europa riducesse del 40% le proprie emissioni per il 2030, il risultato sarebbe ‘invisibile’, infatti l’Europa (nel 2019) ha prodotto… il 10% delle emissioni globali, ossia lo 0,11% di tutta l’anidride carbonica presente nell’atmosfera: il risparmio del 40% sulle attività considerate dall’Europa influirebbe sul quantitativo totale di CO2 atmosferica per lo 0,020% in 10 anni!”

Un’inezia. Egualmente a livello globale. In sostanza “il volume di denaro messo in movimento in Europa, direttamente o indirettamente, per la lotta contro la CO2 è di oltre 500 miliardi di euro all’anno, tutto questo per far diminuire di 8 parti per miliardo, all’anno, la quantità di CO2 in atmosfera”.

Quindi produrremmo un pesante sconvolgimento sociale, un grande impoverimento delle popolazioni, sottraendo risorse a destinazioni importanti, per ottenere un risultato pressoché irrilevante (peraltro mentre paesi come la Cina continuano ad aumentare le loro emissioni).

Questi virgolettati provengono dal libro “Dialoghi sul clima. Tra emergenza e conoscenza” (pp. 368, euro 22, Rubbettino). Il volume è curato dal professor Alberto Prestininzi del Clintel (Climate Intelligence Foundation che ha formulato la Dichiarazione Mondiale sul Clima con oltre mille scienziati e professionisti di fama internazionale) e ha il patrocinio del CERI – Centro di Ricerca “Previsione, Prevenzione e Controllo dei Rischi Geologici e Ambientali” (Università Sapienza di Roma).

Ma torniamo alla domanda principale: siamo davvero in un’emergenza climatica provocata dalle attività umane?

LA RISPOSTA

Il libro fornisce una quantità impressionante di dati che portano a rispondere negativamente. Ne riportiamo qualcuno tra quelli contenuti nei contributi dei diversi studiosi.

Negli ultimi 540 milioni di anni – cioè dal Cambriano a oggi – la temperatura superficiale del pianeta è oscillata molte volte variando tra periodi caldi e periodi freddi… Quindi, il clima della Terra è variato in continuazione per motivi naturali”.

Eppure, secondo l’IPCC, organismo intergovernativo delle Nazioni Unite, il riscaldamento climatico degli ultimi 150 deriverebbe quasi esclusivamente dalle emissioni di gas serra dovute alle attività umane. Segnaliamo che la CO2 emessa dall’uomo nel 1990 rappresentava lo 0,74% del totale dell’anidride carbonica presente naturalmente nell’ambiente e dalle “carote di ghiaccio prelevate in Groenlandia (Progetto Epica Dome C ice core) non emerge alcuna relazione tra i periodi caldi e la presenza di CO2 in atmosfera. Al contrario, si evince che nel cosiddetto Ottimo Olocenico, di 7-8 k anni fa, i valori della CO2, presente in atmosfera, erano inferiori a quelli rilevati nel corso della piccola era glaciale”.

In pratica “i modelli costruiti con il tentativo di rilevare l’effetto della CO2 antropica sulla temperatura sono totalmente incapaci di simulare le variazioni climatiche passate, come mostra l’esempio degli ultimi 11.000 anni”, durante i quali ci sono stati “diversi periodi più caldi del presente”, per esempio “tra i 9000 e 5000 anni fa” o “anche il Periodo Caldo Romano e il Periodo Caldo Medioevale quando i vichinghi hanno colonizzato la Groenlandia”.

CATASTROFISMO INFONDATO

Le epoche calde hanno visto la sparizione dei ghiacciai (per esempio sulle Alpi durante il neolitico) che poi si sono riformati nei periodi di glaciazione: “Durante il Periodo Caldo Medioevale è documentata una temperatura superiore di 2-3°C rispetto a oggi. Eppure, non si è verificata la fine del nostro pianeta, come viene sostenuto dai catastrofisti che pongono il limite di 2°C oltre il quale si verificherebbe tale catastrofe”.

Ma cosa determina i cicli climatici? Le serie climatiche studiate nel dettaglio risultano associabili ai periodi solari e/o astronomici (anche alla variazione dell’orbita terrestre che non è perfettamente circolare). Hanno poi un’influenza sul clima gli oceani e il sistema nuvoloso. Non solo. Il famoso geologo Enrico Bonatti ha pubblicato sulle “Scienze” un articolo dal titolo: “Tutti guardano al Sole, ma la colpa del surriscaldamento è anche sottoterra”.

Il volume sfata gli argomenti che sempre vengono ripetuti dagli “apocalittici”. Per esempio la siccità: non c’è nessun aumento, ma anzi un calo della percentuale delle terre emerse interessate da siccità”.

E ancora: è vero che il riscaldamento globale provoca l’aumento, per numero e intensità, di eventi alluvionali? La risposta è no. E fenomeni meteorologici estremi come gli uragani?

Stando ai dati delle Agenzie americane che li registrano “per numero e intensità” e confrontando quelli “che hanno colpito l’America negli 80 anni compresi fra il 1850 e il 1930… con gli uragani relativi ai successivi 80 anni, compresi fra il 1930 e il 2010… si osserva che gli uragani sia per numero che per intensità sono diminuiti”.

Non c’è evidenza sperimentale che faccia ritenere che la CO2 emessa nell’atmosfera dalle attività umane abbia oggi un peso determinante sulla temperatura globale media di superficie (Tgm), “mentre in alcuni casi è evidente che è la Tgm che trascina le variazioni di C.”.

LA CO2 BASE DELLA VITA

Infine un chiarimento: molti confondono il problema dell’inquinamento con il riscaldamento globale, ma sono due cose diverse. La CO2, la grande imputata del riscaldamento globale, non è un inquinante, né un gas tossico, ma è addirittura la base della vita vegetale, animale e umana e “ha molto probabilmente contribuito nell’ultimo mezzo secolo al generale rinverdimento della terra che è un fatto accertato e positivo per tutta l’umanità”.

Anche la resa delle grandi colture “che mostra incrementi del 2-4% l’anno per riso, frumento, orzo, mais e soia, colture che da sole coprono circa il 70% del fabbisogno calorico globale” è favorita dal “global greening, che consiste nell’aumento della produttività degli ecosistemi vegetali naturali o agricoli indotto dagli accresciuti livelli di CO2 in atmosfera con conseguente concimazione carbonica”.

Ma allora perché nella piazza globale si sente solo la voce del catastrofismo “climatista”? E perché tutti i poteri politici hanno abbracciato questa causa così come grandi multinazionali e grandi investitori istituzionali? Nel libro che abbiamo analizzato si sottolinea che ormai, sulla green economy, si sono concentrati investimenti finanziari colossali, ma questo è un altro capitolo della storia e andrebbe analizzato a sé.

Richard Lindzen, uno dei maggiori fisici dell’atmosfera (proclamato “climate scientist” nel 2007), ha dichiarato: “Le generazioni future si chiederanno, con perplesso stupore, come mai il mondo sviluppato degli inizi del XXI secolo è caduto in un panico isterico a causa di un aumento della temperatura media globale di pochi decimi di grado. Si chiederanno come, sulla base di grossolane esagerazioni di proiezioni altamente incerte di modelli matematici, combinate con improbabili catene di interferenze, è stata presa in considerazione la possibilità di ritornare all’era pre-industriale”.

Possiamo dire che i governi dovrebbero urgentemente riesaminare tutta la questione?

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 30 gennaio 2023