Roberto Calasso, fondatore e simbolo della casa editrice Adelphi, ci ha lasciato un libro intitolato “Sotto gli occhi dell’Agnello” (Adelphi). Le recensioni di questo volumetto citano questa frase come il distillato del suo pensiero: “Gesù è il migliore, anche se molto gli manca”.

A qualcuno – leggendola – è venuta in mente la memorabile battuta dell’umorista Walter Fontana: “Era un bambino presuntuoso e saccente. Quando la maestra di prima elementare gli chiese: ‘Ma tu credi in Dio?’, lui rispose: ‘Be’, credere è una parola grossaDiciamo che lo stimo’”.

Ma, seppure divertente, è un accostamento sbagliato. La frase di Calasso non ricorda il bambino di Fontana, ma si addice piuttosto al professore che, dall’alto della sua sapienza, spiega ai genitori dell’allievo: “il ragazzo è bravino, si applica, ma ha delle lacune: può e deve ancora migliorare molto. Ne deve fare di strada…”. Sembra anche questa una battuta, ma non lo è.

PNEUMATICI

Esprime invece la sostanza dell’antico pensiero gnostico, quello dei primi secoli cristiani. Secondo tale filosofia Gesù Cristo non era quella rivelazione definitiva di Dio che pretendeva di essere (“Io e il Padre siamo una cosa sola” Gv 10,30; “Chi ha visto me, ha visto il Padre”, Gv 14,9), ma solo uno stadio simbolico per la gente comune, mentre gli uomini Pneumatici sono destinati ad andare oltre lui, verso una sapienza superiore, la Sophia, nascosta ai più.

Eric Voegelin ha mostrato le continue riemersioni del fiume carsico dello gnosticismo nel corso dei secoli: le ideologie moderne ne racchiudono tratti decisivi. Ne parla nel “Mito del mondo nuovo” (Rusconi).

Ma anche la gnosi in sé seduce la cultura contemporanea. Ne parlava, già negli anni Ottanta, Franco Fortini.

L’ELITE

Nel dicembre 1982 pubblicò un articolo sul “Corriere della sera” (poi nel libro “Insistenze”, edito da Garzanti), intitolato proprio “Gli ultimi gnostici”.

Anzitutto Fortini rievocava le “profondissime radici” dello gnosticismo, “la credenza di una tradizione segreta che erediti e trasmetta una sapienza di élite”.

Nei primi secoli cristiani essi “affermavano la superiorità della conoscenza (o gnosi) sulla persuasione di fede (la pistis), riservando salvezza e immortalità agli uomini ‘spirituali’ (i cosiddetti ‘pneumatici’) mentre quelli della fede e del sentimento (gli ‘psichici’) avrebbero solo potuto sperare di accedere faticosamente al grado dei primi. Gli altri, gli uomini ‘materiali’, vale a dire i più, erano votati al nulla o all’inferno”.

Fortini poi citava un intellettuale cattolico, Rodolfo Quadrelli, che aveva definito “nuovi gnostici” un “gruppo notevole di scrittori e intellettualiitaliani, alcuni dei quali troverebbero il proprio terreno elettivo nelle pubblicazioni della casa editrice Adelphi”.

L’”intuizione notevole” di Quadrelli stava – per Fortini – nell’aver individuato l’elemento comune di questi intellettuali: “una latente avversione a quella che essi considerano la volgarità del cattolicesimo… in loro qualche volta è manifesta la contrapposizione di una vera conoscenza (gnosi) alla religione, pratica e sentimentale, del popolo… di fronte a un mondo di molli e di impiccioni, di sofisti e di politicanti, i nuovi gnostici sembrano gli eletti: duri, fini, eleganti, brillanti… sembrano respingere con fastidio qualcosa piuttosto che desiderare qualcos’altro”.

Fortini commentava: “come non scorgere in queste immagini anche i profili e gli stili di numerosi loro subalterni, che saltabeccano su tanta carta quotidiana e settimanale?”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 6 maggio 2022

 

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