Nei commenti alla notizia, arrivata dalla Florida, relativa al David di Michelangelo non si è andati oltre il sarcasmo contro il moralismo di chi oltreoceano ha giudicato osceno il capolavoro del Buonarroti per la sua nudità. Nessuno però ha spiegato il perché della nudità del David e cosa significa.

IL CASO

La preside, che ha dovuto dimettersi per quella lezione sul Rinascimento, intervistata dal “Corriere della sera”, ha anzitutto dichiarato: “politicamente sono moderata. E sono una cristiana conservatrice”. Dunque, da parte sua, nessuna provocazione trasgressiva.

Anzi. È significativa questa sua osservazione: “In America abbiamo una società iper-sessualizzata. Ma gli studenti dovrebbero capire che non c’è niente di sbagliato nel corpo, niente di cui vergognarsi”.

In effetti il paradosso, messo in luce da questa vicenda, sta tutto qui: una società ossessionata dal sesso, in cui i ragazzi vengono bombardati ogni giorno da immagini di tutti i tipi, poi può produrre una reazione difensiva assurda che vede l’osceno dove non c’è.

D’altra parte i giovani sono assorbiti anche dalla tecnologia e dai social e vengono continuamente risucchiati in una bolla di astrazione che permette loro di evadere dall’ansia della realtà e dalla noia, lontano dalle sensazioni fisiche del creato.

Manca una educazione che ci faccia capire la realtà, anche a partire dal corpo, il suo mistero e il suo valore. Tanto più dunque è difficile per i giovani comprendere delle civiltà complesse che nelle rappresentazioni artistiche del corpo hanno condensato profondi significati esistenziali.

La professoressa ha spiegato ai ragazzi che nella nudità del David “non c’è niente di inappropriato. È arte… c’è una vulnerabilità nella sua nudità, nel suo volto adolescente. Studiamo anche ‘La creazione di Adamo’. Se lo vesti, racconti la storia in modo inaccurato”.

Al “Corriere” ha dichiarato: “anche in Italia siete cattolici e avete l’arte, non c’è conflitto, non va contro i miei valori cristiani”. Infatti è proprio il punto di vista cattolico quello che meglio fa capire l’opera michelangiolesca e la questione della nudità.

Ho già ricordato, su “Libero”, la splendida meditazione di Giovanni Paolo II sul significato teologico dei nudi michelangioleschi della Cappella Sistina. Sul David si può aggiungere qualcosa.

SANTO, NON OSCENO

La sua nudità evoca la bellezza classica dell’Adamo della Sistina e richiama la perfezione creaturale dell’essere umano uscito dalla mano di Dio. Ma soprattutto quella nudità è un segno della vulnerabilità del giovinetto e ci dice che egli affronta Golia senza armature perché la sua forza non è terrena, mondana: egli è rivestito di potenza dall’alto (cfr Lc 24,49), è rivestito di grazia.

La sua nudità vuole mostrare la sproporzione delle forze, l’apparente debolezza di David di fronte alla potenza di Golia, tuttavia proclama pure che la potenza umana non può nulla contro Dio che si serve di ciò che è piccolo e debole per abbattere i superbi dai troni.

Dunque Michelangelo, nelle forme corporee del David, rappresenta in realtà la sua anima, bella perché scelta e benedetta da Dio. Scrive Marina Cvetaeva: “l’anima, che per l’uomo comune/ è il vertice della spiritualità,/ per l’uomo spirituale è quasi carne”.

Il David del resto fu commissionato all’artista dall’Opera del Duomo e doveva essere collocato nei contrafforti di Santa Maria del Fiore, ma suscitò tale meraviglia che fu posto davanti a Palazzo Vecchio come simbolo della libertà di Firenze minacciata da potenze esterne e tiranni.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 1 aprile 2023