Chissà cosa direbbero coloro che in Florida hanno bollato come“pornografico” il David se scoprissero che il più grande apologeta dei nudi michelangioleschi è stato Giovanni Paolo II.

Prima di assaporare le sue parole ricordiamo i fatti. A Thallahassee, capitale della Florida, in una classe media, una professoressa spiega agli studenti il Rinascimento e fa vedere vari capolavori di quell’epoca fra cui (il più celebre): il David di Michelangelo. Che è notoriamente nudo.

Pochi giorni dopo sono state chieste le dimissioni della professoressa (o della preside, non si è capito) perché alcune famiglie avevano protestato per aver appreso che, a loro insaputa, erano state mostrate ai figli quelle immagini, in particolare l’opera michelangiolesca (una madre avrebbe parlato di “pornografia”).

Strana reazione, perché i turisti americani che vengono a Firenze di solito restano incantati davanti al David (una copia) che domina Piazza della Signoria o davanti al capolavoro originale nella Galleria dell’Accademia.

La notizia che arriva dalla scuola della Florida dunque in sé sarebbe trascurabile e dovrebbe al massimo essere relegata nei trafiletti, anche considerando il fatto che gli adolescenti – in America come da noi – sono bombardati quotidianamente da valanghe di immagini di ogni tipo ed è difficile credere che, per loro, vedere il David sia uno scandalo sconvolgente.

Ma il caso invece ha avuto grande risonanza perché si inserisce nello “scontro di civiltà” in corso negli Stati Uniti fra progressisti e conservatori che arriverà al culmine con le elezioni presidenziali.

Infatti la Florida è lo Stato governato da Ron DeSantis, il più probabilecandidato repubblicano alla Casa Bianca, che vuole rappresentare politicamente la reazione dell’America profonda alle assurdità dell’ideologia progressista.

Soprattutto nelle scuole, in certi Stati, c’è una forte opposizione delle famiglie contro quello che viene chiamato “indottrinamento woke”specialmente in tema di sessualità. L’anatema che ha colpito il David di Michelangelo sembra esprimere le preoccupazioni di questa America.

L’episodio ha permesso così ai progressisti di riderne, prendendosi la rivincita rispetto ai conservatori che da tempo attaccano le assurdità e gli eccessi della “cancel culture”. Bisogna riconoscere che, stavolta, questo tipo di destra arriva, senza rendersene conto, agli stessi esiti paradossali della sinistra. Sembrano accomunati da una mancanza di vera consapevolezza culturale.

Peraltro lo “scandalo” dei nudi michelangioleschi ha una storia antica: un anno dopo la morte dell’artista, nel 1565, Daniele da Volterra fu incaricato di fare alcuni ritocchi ai grandiosi affreschi michelangioleschi della Sistina per coprire con dei vestimenti i genitali di alcuni personaggi lì rappresentati.

Ma bisogna tener presente che la Cappella Sistina è una chiesa e che le prescrizioni del Concilio di Trento riguardavano l’arte religiosa. Inoltre quelli del Buonarroti erano affreschi commissionati e applauditi dai papi. Si tratta dunque di un’oscillazione del gusto della gerarchia cattolica. Peraltro Michelangelo era un cattolico fervente con una sua profonda cultura biblica e spirituale.

Infatti a spiegare il grandioso significato dei suoi nudi, dal punto di vista teologico e antropologico, ha infine provveduto autorevolmente Giovanni Paolo II. Lo ha fatto nella memorabile omelia dell’8 aprile 1994, durante la messa per l’inaugurazione dei restauri degli affreschi michelangioleschi nella Cappella Sistina.

Il Papa spiegò:

Michelangelo si sforza in ogni modo di ridare a questa visibilità di Adamo, alla sua corporeità, i tratti dell’antica bellezza. Sembra che Michelangelo, a suo modo, si sia lasciato guidare dalle suggestive parole del Libro della Genesi che, a riguardo della creazione dell’uomo, maschio e femmina, rileva: ‘Erano nudi, ma non ne provavano vergogna’ (Gen 2, 25)La Cappella Sistina è proprio – se così si può dire – il santuario della teologia del corpo umano. Nel rendere testimonianza alla bellezza dell’uomo creato da Dio come maschio e femmina, essa esprime anche, in un certo modo, la speranza di un mondo trasfigurato, il mondo inaugurato dal Cristo risorto, e prima ancora dal Cristo del monte Tabor. Sappiamo che la Trasfigurazione costituisce una delle principali fonti della devozione orientale; essa è un eloquente libro per i mistici, come un libro aperto è stato per san Francesco il Cristo crocifisso contemplato sul monte della Verna”.

Il Papa in sostanza afferma che il capolavoro di Dio è l’uomo, non solo la sua anima, ma anche il corpo: “Dio è la fonte della bellezza integrale del corpo”. Michelangelo cerca di mostrarla nello splendore creaturale di Adamo ed Eva, attingendo alla scultura greca classica che esprimeva, nel suo ideale di Bellezza, la nostalgia dell’Eden.

Ma il Buonarroti mostra anche la condizione mortale dei corpi dopo il peccato originale, espressa dalla pesantezza della carne degli umani, in cui tracima il dramma doloroso della loro condizione su questa terra e ancor di più poi in quella dei dannati. Infine, nel corpo glorioso di Gesù indica la divinizzazione a cui siamo destinati (anche nella carne).

Così gli affreschi della Sistina permisero a papa Wojtyla di riprendere il primo ciclo di catechesi del suo pontificato. C’era al centro la Genesi e fu una commovente esaltazione della corporeità umana e una profonda meditazione sull’essere uomo, sull’essere donna e sulla sessualità nel disegno del Creatore.

Il cristianesimo è la religione del corpo perché fondato sull’annuncio dell’Incarnazione del Figlio di Dio che risorge e guida la storia umana alla finale resurrezione dei corpi.

Michelangelo legge nella carne tutta la storia della salvezza: dalla bellezza creaturale dei corpi dell’Eden, che ancora in parte brilla, alla dolorosa decadenza mortale di oggi, poi la meraviglia di Dio che si fa carne, uomo come noi, infine la gloria della nostra futura divinizzazione, corpo e anima. La sua arte esprime tutto questo.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 26 marzo, 2023

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