Padre Pio muore, cinquant’anni fa, in quel ’68 che volle spazzar via la figura stessa del “padre”, cioè l’autorità, la legge, la responsabilità e la tradizione (i sessantottini furono i perfetti servi del capitale che dicevano di voler combattere).

Dalla “morte del padre” decretata dal ’68 abbiamo ereditato solo macerie e, come orfani, ci siamo trovati con tanti padroni che prima volevano imporre la cosiddetta “dittatura del proletariato” e poi ci hanno rifilato la dittatura del relativismo.

Oggi niente più padri, ma sempre tanti padroni, che pretendono di annichilire anche la democrazia e i popoli. Senza padri dilaga un’umanità infantile e smarrita, affogata nel narcisismo che lenisce il bisogno di sentirsi amati.

Però “il padre”, il santo cappuccino che davvero morì in quell’anno, è sempre più vivo e ha un popolo di figli sempre più grande, proprio per lo spaesamento di questa modernità naufragata e orfana. Continua