Che “unità nazionale” è quella che si esprime nel governo Draghi? Non la si vede né nel Palazzo, né nel Paese.  A quasi due mesi dal varo dell’esecutivo, anche chi – come il sottoscritto – ne ha auspicato la nascita (e continua a difenderne la validità), deve riconoscere che qualcosa non va.

Non solo in questo o quel provvedimento: qualcosa di importante non va nella maggioranza e di conseguenza nell’azione quotidiana dell’esecutivo. Lo dimostrano le fibrillazioni di questi giorni nella coalizione governativa e anche i sondaggi che continuano a dare in calo la fiducia degli italiani verso il governo e verso il presidente Draghi (anche se egli gode del sostegno quasi unanime dei media). Continua

Ieri “Repubblica”, giornale storicamente vicino al Pd, presentava così una lunga inchiesta su quel partito: “Anatomia del Pd, un partito in crisi permanente e mai nato davvero. In 14 anni ha cambiato nove segretari e subìto sei scissioni. Più volte sul punto di implodere, è sempre riuscito a rialzarsi. Dopo Zingaretti ci prova Letta, ma non ci sarà un’altra occasione”.

Non sembra la fotografia di un partito che scoppia di salute. Forse scoppia e basta. Se non è ancora deflagrato è perché, da anni, sta quasi sempre al potere che è il suo “unico collante” secondo un intellettuale di area come Cacciari (“non hanno strategia, non hanno un’anima”). Zingaretti in effetti si è dimesso con queste spietate parole: “Nel Pd si parla solo di poltrone. Mi vergogno”.

Con Enrico Letta il Pd è ancora quello di prima. D’altronde lui non proviene dalla società civile, né dalla periferia (come fu per Renzi). E’ da sempre parte dell’establishment: è stato perfino premier, ma di un governo talmente spento che fu affondato dallo stesso Pd (lui fu sostituito, appunto, con Renzi). Continua

Enrico Letta può stare sereno. Chi viene eletto segretario del Pd (sempre all’unanimità) è in una botte di ferro. Come Attilio Regolo.

I piddini infatti sono fantastici. Tutti per Bersani contro Renzi. Poi tutti per Renzi contro Bersani e contro Letta. Ora tutti per Letta contro Renzi (magari per riprendersi Bersani). E sono sempre gli stessi.

Fratelli coltelli, ma uniti dal potere, come dice Cacciari. Così hanno avuto sempre meno voti e sempre più potere.

Ieri Letta ci ha spiegato che se il Pd è stato continuamente al governo, per anni, anche quando ha perso, lo ha fatto per noi, per impedire agli italiani di cacciarsi nei guai. I piddini si sono sacrificati eroicamente per il nostro bene: volevano tanto andare all’opposizione, ma sono stati costretti a inchiodarsi alle poltrone ministeriali dal loro altruismo.

Ma ora basta, dice Letta. Il PD non deve più sacrificarsi, né essere costretto a fare indigestione di poltrone. Lo ha detto davvero. Ecco le sue parole: “Noi non dobbiamo essere la Protezione civile della politica, cioè il partito che è costretto ad andare al potere perché se no gli altri sbandano. Perché se lo facciamo diventiamo il partito del potere”. Così ha invitato il PD a non aver paura di “andare all’opposizione”. Continua

In queste ore il Pd ha disinvoltamente rovesciato la sua posizione sul Mes e sulla cancellazione del debito, facendo sue le posizioni che da sempre sono sostenute dall’odiata Lega in Parlamento, sui media e nelle piazze.

La prova? Stava sulla prima pagina di “Repubblica” di ieri: “Sassoli: ‘L’Ue cancelli i debiti per il Covid e riformi il Mes’”. Ed Enrico Letta, sempre ieri, ha dato un’intervista alla “Stampa” il cui titolo dice tutto: “Gli Stati non si fidano, il Mes va superato, trasferiamo i fondi alla Commissione”. Continua

C’è un documento “rivoluzionario” che vale la pena rileggere oggi perché illumina l’attualità politica. Dovrebbero meditarlo tanto i sostenitori del nascente governo Letta, quanto i suoi rabbiosi oppositori. Continua