“Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà, ha liberamente creato l’uomo per renderlo partecipe della sua vita beata. Per questo, in ogni tempo e in ogni luogo, egli è vicino all’uomo. Lo chiama e lo aiuta a cercarlo, a conoscerlo e ad amarlo con tutte le forze. Convoca tutti gli uomini, che il peccato ha disperso, nell’unità della sua famiglia, la Chiesa. Per fare ciò, nella pienezza dei tempi ha mandato il Figlio suo come Redentore e Salvatore. In lui e mediante lui, Dio chiama gli uomini a diventare, nello Spirito Santo, suoi figli adottivi e perciò eredi della sua vita beata”.

Questo brano è l’inizio del Catechismo della Chiesa Cattolica, approvato definitivamente da Giovanni Paolo II nel 1997. È un libro bellissimo, anche dal punto di vista letterario. È uno dei pilastri del pontificato wojtyliano. Ma chi lo conosce? Neanche molti preti lo hanno letto e lo usano. Continua

Aristotele diceva che il sapere – la filosofia – nasce dalla meraviglia e il presepe fu inventato, esattamente 800 anni fa, proprio da un uomo, frate Francesco, pieno di stupore: per il sole, la luna, le stelle, i campi fioriti, per sorella acqua o per frate foco, ma soprattutto perché Colui che aveva creato tutto questo, l’onnipotente Dio, si è fatto uomo per salvarci. Continua

È il romanzo più bello, appassionante e commovente che abbia letto da molti anni a questa parte. Una vera sorpresa: cattura il lettore fin dalle prime pagine.

Si tratta di un romanzo storico, di agile lettura, ambientato nella Londra dell’anno 1605, fra i vicoli, le taverne, i palazzi, le botteghe e i teatri sulle rive del Tamigi.

C’immerge così bene in quell’epoca e in quella Londra che si desidera non finire mai la lettura di quella storia (anche d’amore) piena di intrighi, eroici martiri, trame, vili tradimenti, spie e lotte di potere.

Vicende storiche le cui conseguenze, del resto, sono state colossali per l’Europa e per il mondo intero. Si può dire che non si capisce la storia moderna, sia europea che americana (e anche italiana), se non si conoscono quelle vicende inglesi. Continua

Ieri molti hanno cercato di vedere le stelle cadenti. E’ dalla notte dei tempi che gli uomini guardano il cielo stellato pieni di meraviglia e di timore: uno spettacolo commovente perché ha a che fare col mistero del nostro essere nell’universo, con la nostra solitudine.

C’è una traccia nella nostra lingua, nella parola “desiderio”. Infatti “de-sidera” etimologicamente rimanda all’impossibilità di vedere le stelle, quando gli aruspici non potevano scrutare gli astri per decifrare un destino e i viandanti non potevano orientarsi per ritrovare la strada.

Così gli antichi chiamavano “desiderantes” quei soldati romani che, preoccupati, attendevano il ritorno incerto dei propri compagni dal campo di battaglia.

Ma “desiderantes” sono tutti coloro che soffrono una mancanza o una nostalgia, siamo tutti noi per il buio che avvolge il nostro destino.

Soldati di non si sa quale guerra, inquieti viandanti, inappagati sognatori alla ricerca di noi stessi, con tante domande sul senso della vita e sulla nostra sorte, come in una notte senza stelle.

Con la sua sensibilità ebraica, George Steiner dice: “Siamo le creature di una grande sete, ossessionate dal ritorno a una casa che non abbiamo mai conosciuto. […] Più che ‘homo sapiens’, l’uomo è ‘homo quaerens’ ”. Continua