“Sono acerbe parole queste ch’io scrivo, lo so. Ma anche so che per un popolo che ha nome dell’Italia non è vita (…) non avere né un’idea né un valore politico, non rappresentare nulla, non contar nulla, essere in Europa quello che è il matto nel gioco de’ tarocchi: peggio (…), essere un cameriere che chiede la mancia a quelli che si levano satolli dal famoso banchetto delle nazioni, e quasi sempre, con la scusa del mal garbo, la mancia gli è scontata in ischiaffi”.

Fa impressione rileggere queste righe che Giosuè Carducci  scrisse nel 1882, nella prefazione a “Giambi ed Epodi”.

Perché sembra la tristissima cronaca dei nostri giorni, quella che si ripresenta adesso con la nuova legge di bilancio (con l’Italia in cerca di mance per il deficit), quella che ha sempre caratterizzato l’Italia a guida Pd,sottomessa al “partito straniero” e trattata come un cameriere che chiede mance e si prende schiaffi. Continua