Ogni anno a Natale arrivano sermoncini moralistici che deprecano il famigerato “Natale consumistico” e lanciano anatemi contro i regali o rappresentano come colpevole spreco l’abbondanza dei pranzi natalizi.

Come sempre a navigare in questo banal grande è anzitutto papa Bergoglio il quale tuona contro la “festa del consumismo commerciale”, i “regali inutili” e gli “sprechi superflui”. Pensieri superficiali che non trovano riscontro nella grande letteratura spirituale sul Natale di Gesù.

Oltretutto – lungi dall’essere un male – la cosiddetta corsa ai consumi natalizi è, dal punto di vista sociale, una vera manna per l’economia del Paese ed ha una ricaduta nell’occupazione. In pratica consente a tante famiglie di lavoratori di festeggiare anch’essi con gioia il Natale (con questi chiari di luna…).

Ma poi siamo proprio sicuri che sia l’attuale consumismo ad aver fatto degenerare il Natale in una festa dei doni e nell’abbondanza della tavola?

Non sembra, perché il cosiddetto “consumismo” è sbarcato in Italia fra gli anni Sessanta e i Settanta e anche la nozione stessa di “consumismo” probabilmente si va poco lontano: all’America degli anni Cinquanta (penso, ad esempio, all’economista Victor Lebow).

Mentre il Natale è una festa che si celebra da duemila anni. E’ proprio il Natale cristiano in sé ad essere intimamente legato all’idea del dono e all’abbondanza della festa insieme, anche a tavola.

Memorabile è l’omelia natalizia di papa san Leone Magno (V secolo): “Non c´è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità”.

Quando – negli anni scorsi – mi sono permesso di “affacciare” questa idea qualcuno mi ha accusato, inorridito, di voler santificare il consumismo capitalistico.

Essendo io nato in una casa di minatori – dove abbondava la fede cattolica e non i soldi – credo di sapere per esperienza cosa è la povertà, ma anche cosa è la gioia cristiana del Natale.

Del resto lo dimostra una personalità al di sopra di ogni sospetto, uno che di certo non ha legami con il consumismo, il lusso e la ricchezza ed è passato alla storia per aver amato appassionatamente “Madonna Povertà”: san Francesco d’Assisi. Continua