Il processo iniziato in Vaticano contro i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, a quanto pare, lascia indifferenti i (solitamente fervorosi) paladini della libertà di stampa, i cantori dello stato di diritto e soprattutto i tanti vati della laicità.

Intellettuali, giornalisti e politici appaiono perlopiù distratti e muti: niente obiezioni, tanto meno appelli e proteste. Evidentemente trovano che sia tutto normale. Ma siamo proprio sicuri che lo sia?

Nei confronti di Nuzzi e Fittipaldi ognuno può nutrire simpatia o antipatia, ciascuno può avere il giudizio che crede sui loro libri relativi alle finanze vaticane. Ma è davvero normale che due giornalisti italiani vengano processati, in uno Stato straniero (qual è il Vaticano), per aver fatto, in Italia, il loro lavoro, in osservanza alle leggi italiane? Continua

C’è una “macchina del fango” in azione contro la Chiesa. E paradossalmente sta in Vaticano.

Ecco come titolava stamani “Vatican Insider”, il sito ultrabergogliano: “Francesco: La Chiesa non adori la ‘santa tangente’ ”.

E il sottotitolo: “Il Pontefice a Santa Marta: preti, vescovi e cardinali ‘non siano attaccati a soldi e potere’, stiano lontani dal degrado della ‘corruzione’ “.

Ci rendiamo conto della pesantezza di queste parole e del grave sospetto generalizzato che spargono?

Questo bombardamento bergogliano è ormai sistematico da tempo. Quale ne è il motivo? Sicuramente non quello di far pulizia.

Infatti Bergoglio ha un potere assoluto, immediato e universale su tutta la Chiesa: se dunque è a conoscenza di tangenti di ecclesiastici o altri abusi di questo genere, ha tutti i modi e i poteri per intervenire.

Oltretutto – a differenza di quello che accade nello Stato e nella Pubblica Amministrazione – il tipo di potere di cui lui dispone gli consente pure di allontanare (e subito) eventuali ecclesiastici scorretti o corrotti senza dover dare ragioni, anche solo per dei sospetti o delle voci, quindi può veramente fare quello che vuole.

Ma Bergoglio non fa questo.

Lui sembra preferire invece lo sputtanamento pubblico e generalizzato di tutti. Continua

Aspettavamo una parola, da papa Bergoglio, che sapesse andare oltre i balbettii dell’intervista a Tv2000 sulla strage di Parigi e oggi un suo discorso c’è stato.

Ma ancora una volta ci ritroviamo delusi dalla superficialità e dall’ambiguità delle cose che dice, che non comunicano uno sguardo veramente cattolico sul mondo.

E così, in questi momenti drammatici che viviamo, viene a mancare l’unica luce che potrebbe rischiarare l’orizzonte di tutti: la voce vera e profonda della Chiesa.

Nel discorso di oggi il solo concetto che ha espresso è stato questo: maledetto chi fa la guerra, la colpa è di chi vende le armi.

Se questo fosse vero basterebbe chiudere le industrie di armi e il mondo diventerebbe un paradiso terrestre. Come se il primo omicidio della storia non fosse stato consumato da Caino ben prima che fossero costruite le fabbriche di armi. Come se il problema fosse la ferraglia, anziché il cuore umano che usa tale ferraglia, così come usa bastoni, machete e pure le mani per fare il male. Continua

Il discorso bergogliano di Firenze ha d’un solo colpo cancellato il pontificato di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI riprecipitando la Chiesa italiana nel devastante marasma clericoprogressista degli anni Settanta, proprio gli anni in cui Paolo VI – isolato e inascoltato – denunciava il “fumo di Satana” entrato nel tempio di Dio e la furia autodemolitrice scatenatasi nella Chiesa. Quelli furono gli anni più cupi della storia della Chiesa italiana e ci stiamo tornando.

Bergoglio peraltro è così a digiuno di riferimenti culturali e privo di solide basi teologiche che in quel discorso fiorentino ha preso abbagli incredibili. Ho già segnalato quello sul don Camillo di Guareschi, un goffo autogol.

Il professor Pietro De Marco (QUI pubblicato da Sandro Magister con una breve introduzione) mostra pure come siano del tutto sbagliati e rovesciati anche i suoi riferimenti polemici a gnosi e pelagianismo.

Passano pochi giorni e arriva l’eccidio di Parigi… Continua

Sulla strage di Parigi, Bergoglio è apparso timidissimo e fioco. Dov’è finita l’indignazione? E quel “vergogna! vergogna!” sfoderato contro gli europei colpevoli di non abbattere le frontiere? Dov’è la verve polemica con cui ogni mattina, da Santa Marta, bastona i cattolici accusandoli di fondamentalismo?

Nulla di nulla. Sulla strage di Parigi Bergoglio è riuscito solo a dire due parole di circostanza. Fra cui:
“Non capisco, ma queste cose sono difficili da capire”.

DIFFICILI DA CAPIRE? … E STUDIARE UN PO’ LA STORIA DELL’ISLAM PER CAPIRE COSA E’ L’ISLAMISMO O COSA E’ IL JIHADISMO ISLAMICO, NO? 
NON E’ DIFFICILE CAPIRE “QUESTE COSE” … MAGARI BERGOGLIO POTREBBE ANCHE LEGGERSI IL DISCORSO DI RATISBONA DI BENEDETTO XVI E IMPARARE… Continua

Non c’è da stupirsi che Bergoglio, a Firenze, abbia manipolato e strumentalizzato anche il don Camillo di Guareschi, dal momento che lo fa pure col Vangelo, facendogli dire l’opposto di quello che c’è scritto (per esempio su Gesù, i farisei e i temi morali).

Ma è comico che Bergoglio, per intimare alla Chiesa italiana di stare alla larga dalla politica (cioè per intimarle di inchinarsi al Potere e non disturbare il manovratore), indichi come esempio don Camillo che faceva l’esatto opposto.

Don Camillo infatti è il simbolo di quelle migliaia di coraggiosi preti italiani che, anche rischiando la vita, prima e dopo il 1948, insieme a Pio XII, nella battaglia epocale contro il comunismo del dopoguerra, hanno letteralmente salvato l’Italia, guidando la propria gente fin dentro la cabina elettorale, per consegnare il Paese alla libertà e all’Occidente. Salvando la cristianità e scongiurando l’arrivo al potere del Pci di Togliatti e di Stalin. Continua

LA PIU’ AUTOREVOLE STAMPA INTERNAZIONALE – SUL SINODO – HA COLTO E RACCONTA LA “GUERRA CIVILE” CHE BERGOGLIO HA SCATENATO NELLA CHIESA  (si noti la copertina)

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“Un papa non può comportarsi in questo modo senza cambiare la natura stessa della Chiesa. Forse è proprio questo che Francesco intendeva; possiamo solo supporlo perché deve ancora articolare un programma coerente di cambiamento e non è chiaro se sia intellettualmente attrezzato per farlo. I cattolici fedeli credono che l’ufficio di Pietro sopravviverà a prescindere da chi lo occupa; Gesù ha fatto questa grande promessa. Ma dopo il caos del mese scorso, la loro fede (in questa promessa) è messa alla prova fino al punto di rottura. Jorge Bergoglio sembra rivelarsi come l’uomo che ha ereditato il papato e poi lo ha fatto a pezzi”

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Damian Thompson

(The Spectator)

Continua

“Ignaro” anche Bergoglio, come Marino? Forse è più una battuta che una nemesi storica, ma l’accostamento del papa argentino al “sindaco marziano” in questi giorni è suggestiva.

Devo fare una premessa personale. Nel 2012 scrissi una specie di fantaromanzo, “I giorni della tempesta”, dove raccontavo di un nuovo papa straniero che sarebbe arrivato nel 2015, che avrebbe chiuso lo Ior, ospitato i cristiani perseguitati nei palazzi vaticani e si sarebbe trasferito nella parrocchia della borgata romana di Torpignattara. Tanto mi piaceva l’idea di un rinnovamento evangelico.

FALLIMENTO

Purtroppo oggi bisogna riconoscere che Bergoglio, in tre anni, non ha fatto quello che da lui ci si aspettava e che lui aveva annunciato. Ha provato a mettere a punto la macchina curiale e l’economia, ma con retromarce e risultati confusi, a volte controproducenti.

Inoltre ha sprofondato la Chiesa in uno smarrimento dottrinale che è molto più grave di qualsiasi scandalo finanziario. Continua

Ricevo e pubblico questo articolo di un dotto ecclesiastico.

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In un recente articolo su Vatican Insider ( qui ) il giornalista Andrea Tornielli si è improvvisato teologo prospettando che il Papa, vista l’ambivalenza della Relatio synodi, diversamente interpretata da progressisti e conservatori, possa imitare Pio XII che nel definire il dogma dell’Assunta, nel 1950, non prese parte per nessuna delle due correnti teologiche che allora disputavano sulla modalità di questa assunzione, promulgando nella Muneficentissimus Deus una formula ambivalente.

Così facendo Tornielli fa un paragone non solo imprudente ed irriverente, ma fondamentalmente illogico. Tirare in ballo Pio XII per la definizione del dogma dell’Assunta e la sua via mediana fra assunzionisti e morientisti è semplicemente assurdo. Continua

E’ UFFICIALE: COL SINODO NULLA E’ CAMBIATO

Siccome la bergogliana “macchina della propaganda” continua a ripetere una cosa totalmente infondata, ovvero che la Relatio del Sinodo aprirebbe alla comunione per i divorziati risposati (quantomeno caso per caso), andiamo alla fonte diretta.

Chiediamoci: il n. 85 della Relatio CONSENTE oppure NON CONSENTE di accedere all’eucarestia per i divorziati risposati?

Il New York Times riferisce la risposta che ha dato il vice di padre Lombardi, l’ultrabergogliano padre Rosica. 
E’ una risposta che egli ha dato obtorto collo, ma – messo con le spalle al muro – ha dovuto dirla con chiarezza. Ecco cosa si legge sul New York Times:
 “I reporter che cercavano chiarezza si sono affollati intorno al portavoce: ‘NON POSSONO RICEVERE LA COMUNIONE’ ha detto padre Thomas Rosica”.


E questo spiega i toni stizzosissimi e rancorosi del discorso di sabato di Bergoglio e della sua omelia di domenica….
Ha terremotato la Chiesa per due anni e oggi deve registrare la sconfitta della sua rivoluzione. Almeno per ora la difesa cattolica della fede ha vinto.


RESTA SOLO UNA DOMANDA: SE C’E’ STATA UNA RISPOSTA COSI CHIARA, COM’E’ POSSIBILE CHE I GIORNALI ITALIANI ABBIANO SCRITTO (E CONTINUINO A SCRIVERE) IL CONTRARIO?

(nella foto: il vento dello Spirito ha soffiato sul Sinodo e ha parlato. Verrà ascoltato da papa Bergoglio?)

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A leggere i giornali italiani di ieri e a sentire i notiziari sul Sinodo, sembra che l’approvazione della comunione per i divorziati risposati sia la notizia più certa della storia.

Basta scorrere i titoli delle prime pagine dei quotidiani.

Corriere della sera: “Il Sinodo apre sulla comunione ai divorziati”. Repubblica: “Sì ai divorziati, ma Sinodo diviso”. La Stampa: “Comunione ai divorziati, sì del Sinodo per un voto”. Continua