Chi ha vissuto gli anni Settanta sa quanto il ‘68 ha fatto per spazzar via dalla Scuola italiana quello che meritava di essere studiato, ovvero quello che il conformismo rosso riteneva un retaggio reazionario del passato. Fra l’altro la Divina Commedia e i Promessi sposi (l’odierna “cancel culture” non ha inventato niente).

I danni del ‘68 sono stati incalcolabili e permangono. Tuttavia è difficile oggi trovare qualcuno che ancora si attardi a ripetere gli slogan e gli argomenti di cinquant’anni fa.

Si assiste addirittura all’entusiastica riscoperta di Dante e della Commedia (anche se nella scuola tale riscoperta non c’è) da quando Roberto Benigni ha trasformato Dante da “reazionario” (come veniva bollato) in simpatica spalla della sua comicità “politicamente corretta”.

Però l’eccezione (un discorso che sembra arrivare dal millennio scorso) c’è. Umberto Galimberti, in una conferenza Continua