A Bologna è scoppiata una polemica che apparentemente non c’entra con il Congresso del Pd, ma un po’ sì. C’entra molto anche con l’editoriale di Luca Ricolfi uscito sabato sulla prima pagina di “Repubblica” con questo titolo: “La sinistra blu e il nuovo Pd”.

Partiamo dunque dalla notizia. La riprendiamo da “Repubblica” che, nella pagina locale, alcuni giorni fa, ha annunciato: “L’educazione sessuale delle bambine con giochi, carte e libri: inaugurata a Bologna la prima Tabooteca in Italia”.

Il sommario spiegava: “Ha aperto al Centro documentazione delle donne. Da Frida, un peluche a forma di vulva per insegnare alle bambine, fin dall’asilo, come sono fatte e al gioco Taboo per le ragazze. I temi toccati sono contraccezione, anatomia, affettività, orientamenti sessuali e identità di genere”.

L’articolo aggiungeva che oltre alla vulva di peluche rosa fucsia c’è “il libro pop up ‘Vagina and periods’ per la materna. Per gli adolescenti la proposta è Taboo, ma in versione Sexexploration”. Poi l’ultimo scaffale “è dedicato agli adulti”, per chi vuole “magari sperimentare fantasie”.

La Tabooteca inaugurata dall’Associazione Orlando è “un progetto pensato e sviluppato con il contributo della Regione per supportare percorsi educativi nell’ambito della sessualità”. Elena Lolli, capofila del progetto – supportato da “Non una di meno” – spiega che si vogliono offrire strumenti per l’educazione sessuale, ma ludici. E si rivolgono a insegnanti, psicologi, consultori.

È scoppiata la polemica. Marta Evangelisti, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, chiede che la Regione bocci l’iniziativa perché l’obiettivo, a suo parere, è solo quello di “parlare di aborto e gender ai bambini”. Per Evangelisti “i temi proposti ai bambini, addirittura in età da scuola materna, non dovrebbero riguardare contraccezione, anatomia umana con vagine, clitoride e vulva, orientamenti sessuali e identità di genere”.

Valentina Castaldini, consigliere regionale di Forza Italia, ha chiesto all’esecutivo regionale “quali sono le basi scientifiche, pedagogiche ed educative per le quali è corretto educare bambine e bambini, fin dalla scuola per l’infanzia, a temi come l’aborto, la contraccezione e le malattie sessualmente trasmissibili e a quanto ammonti il finanziamento della Regione Emilia-Romagna per questo specifico progetto e se si intenda confermarlo”.

Matteo Di Benedetto, consigliere leghista al Comune di Bologna, boccia il progetto e chiede: “Perché non si vogliono rispettare i normali tempi di sviluppo e crescita delle nuove generazioni? Perché si vogliono imporre certe ideologie? Perché non si vuole rispettare il primato educativo dei genitori, soprattutto su temi come questi?”.

C’è chi, pur non essendo d’accordo con questa iniziativa, ritiene che l’allarme del centrodestra sia esagerato. In effetti, al momento non sembra un’iniziativa troppo dirompente. Però indica una cultura.

D’altra parte ci sarebbe da chiedersi cosa sia veramente un tabù oggi. Non certo il sesso. Vista l’ipersessualizzazione a cui tutti – anche bambini e adolescenti – siamo sottoposti dai media, da internet, dal cinema, dalla pubblicità, appare veramente antiquato credere che il sesso sia ancora un argomento tabù.

L’Associazione Orlando risponde alle contestazioni facendo sapere che “i dieci giochi attualmente presenti nella teca dell’Associazione Orlando promotrice e creatrice – tramite bando regionale – della collezione vengono prestati a educatori, insegnanti e famiglie che ne fanno richiesta. L’affitto dei giochi è mediato quindi da figure professioniste dell’educazione”.

Ma è proprio necessario che dei bambini debbano saperne quanto un ginecologo? O è meglio che la scoperta fisica di sé e degli altri continui ad essere graduale e progressiva come è la maturazione stessa del corpo e della mente?

Anche in questa vicenda emerge una concezione dell’educazione e della sessualità che non è condivisa da tutti, anzi probabilmente è minoritaria nel Paese. Però caratterizza oggi la Sinistra, che sembra aver fatto sua, in blocco, la cultura radicale (secondo la famosa intuizione di Augusto Del Noce).

La questione diventa politica perché alla guida della Regione Emilia Romagna c’è Stefano Bonaccini che è anche il principale candidato alla segreteria del PD. La domanda che sorge spontanea non riguarda solo la politica scolastica ed educativa che il suo PD attuerebbe in un futuro governo, ma anzitutto la cultura che vorrebbe rappresentare. Sono proprio sicuri, Bonaccini e il Pd, che questa ideologia radicale sia capita e condivisa dalle classi popolari?

Nell’editoriale citato all’inizio, Ricolfi giudica deludente il dibattito in corso nel Pd e invita a guardare cosa accade nelle formazioni di sinistra degli altri paesi.

Per esempio “negli Stati Uniti fin dal 2008 esiste una componente dei Democratici che combina idee progressiste in materia economica (più welfare) con idee conservatrici o neotradizionaliste sul piano culturale e sociale”.

Ricolfi parla soprattutto dei temi della sicurezza e dell’immigrazione. Ma non solo. Anche in Gran Bretagna “il cosiddetto Blue Labour si propone di recuperare il consenso dei ‘colletti blu’ sposando idee spesso considerate conservatrici, come famiglia, fede, vita di comunità e, soprattutto, limiti all’immigrazione irregolare”.

Ci sono pure contributi teorici: “Una delle idee chiave” sottolinea Ricolfi “di questo filone di pensiero è che gli strati popolari siano culturalmente conservatori”.

D’altronde la Sinistra continua a ripetere che oggi il suo più grande punto di riferimento è l’attuale papa. Ma se è così dovrebbero prendere sul serio ciò che Francesco insegna, anche su questi temi “radicali”. Scoprirebbero una concezione molto diversa dalla loro.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 26 novembre 2022

 

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