“Chi sa, fa. Chi non sa, insegna”, diceva già Oscar Wilde.
E la battuta fotografa l’attuale situazione italiana dove c’è da una parte (sui media, sotto i riflettori) un’antimafia parlata che spesso si autocelebra. E dall’altra (nel silenzio, ignorata dai media) un’antimafia concreta, che negli ultimi mesi sta letteralmente sbaragliando le mafie e specialmente la camorra, proprio nel territorio raccontato da Gomorra di Roberto Saviano.

Il fenomeno è enorme e la “liberazione di Portici” dalle bande criminali avvenuta l’altroieri (addirittura con i soldati del reggimento Cavalleggeri) è un simbolo di questa straordinaria liberazione del Sud dalla dittatura.
“Si tratta sia di una fortissima azione di contrasto alle mafie, sia di un lavoro normativo che cambierà la vita della nostra gente”, mi spiega il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, una delle menti e dei motori più instancabili di questa azione.

Vediamo il primo lato della questione. I dati di questo anno sono eclatanti (consiglio il governo di mandare davanti a tv e giornali Maroni e Mantovano per illustrare agli italiani la “rivoluzione” in corso).
Dunque dal 1° maggio 2008 al 2 giugno 2009 (esattamente il primo anno del governo Berlusconi) sono state realizzate 270 operazioni di polizia giudiziaria (più di due ogni tre giorni) con l’arresto di 2894 persone.
Grandi risultati sono stati conseguiti anche nella cattura dei latitanti più pericolosi: ne sono stati presi ben 207. Poi c’è l’enorme quantità di beni che è stata sequestrata (per 3 miliardi e 343 milioni di euro) e confiscata (per 535 milioni di euro): una strategia che fu immaginata da Giovanni Falcone proprio per togliere l’ossigeno alle organizzazioni criminali. “Abbiamo triplicato la stima dei beni sottoposti a sequestro e confisca”, precisa Mantovano.

Particolarmente il territorio fra Caserta e Napoli ha visto il ritorno dello Stato: nella provincia di Caserta i clan sono stati decimati e sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di 80 milioni di euro. E’ il risultato di uno sforzo straordinario.
“A Caserta” spiega il sottosegretario “da settembre scorso abbiamo mandato 400 unità in più di forze di polizia altamente specializzate e 350 militari della Folgore che stanno dando un aiuto molto rilevante (lo abbiamo visto anche a Portici). In più una volta al mese il ministro Maroni o io presediamo in loco un Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza per le province di Napoli e Caserta, affinché arrivi chiaro il segnale”.

Che l’azione del ministero sia particolarmente incisiva se ne stanno accorgendo tutti. Sono stati istituiti dei nuclei antiracket per Palermo, Napoli e Caserta e proprio lì Mantovano, per fare un esempio, ha fatto un severo intervento critico con le banche “che – davanti agli attentati del racket – per paura si tirano indietro e creano enormi problemi alle vittime del pizzo. Dopo questo nostro intervento l’atteggiamento delle banche sta cambiando”.

Ma Mantovano – che ogni settimana fa migliaia di chilometri a sostegno di questa strategia di liberazione del suo Sud – sottolinea che novità rivoluzionarie stanno arrivando anche dalle nuove normative.

“Quello che si sta realizzando oggi” mi spiega “ha un solo precedente: dopo le stragi del 1992. Con due differenze enormi: che stavolta non c’è stato bisogno di una strage per scatenare una forte azione dello Stato e che allora ci si mosse soprattutto sul codice penale, per rendere efficace la repressione, mentre con le nuove norme che adesso stanno per essere approvate incidiamo preventivamente per sottrarre risorse e controllo del territorio alla criminalità mafiosa. Insomma: stavolta è lo Stato che ha preso l’iniziativa e ha dichiarato guerra”.

Cerchiamo di capire le nuove norme del “Ddl sicurezza”. Mantovano ce ne dà qualche esempio: “è previsto un rafforzamento del 41-bis, per rendere finalmente impossibile ai capi mafiosi comunicare con l’esterno” e sappiamo quanto sia ritenuta devastante questa norma dei clan.
Andiamo avanti. “E’ previsto un ruolo del prefetto per rendere più veloce l’assegnazione alla pubblica utilità dei beni sequestrati e nuove norme per aumentare la trasparenza e la professionalità nella loro gestione. Recepiamo poi un’indicazione che era emersa dalla Commissione antimafia (e non era stata recepita negli anni del governo di centrosinistra) per la quale in caso di infiltrazioni mafiose negli enti locali non sono rimossi solo i politici che amministrano, ma – ove sia accertato – anche eventuali collusi nella macchina burocratica. Poi c’è la disposizione che segna una svolta culturale”.

Mantovano allude qui all’obbligo di denuncia per quelle grandi imprese che – avendo vinto appalti pubblici – subiscono estorsioni o pagano. C’è chi ha obiettato che così si vanno a colpire delle vittime, ma Mantovano spiega: “anzitutto, si tratta di grandi imprese: se non mostrano loro la forza di resistere ai taglieggiatori non possiamo chiedere a tutti gli altri, più piccoli, di non arrendersi.
In secondo luogo chi vince appalti pubblici gestisce denaro pubblico, dello Stato o della Ue, e non è ammissibile per principio che il denaro pubblico finisca agli estorsori.
Nella lotta ai crimine si espongono i poliziotti, i magistrati, e ognuno deve fare la sua parte. Da noi politici agli imprenditori”.

Chi e come può fare di più? “Se le amministrazioni locali ci dessero una mano” ci dice Mantovano “si potrebbe essere ancora più incivisi. Sono ancora pochi a collaborare. C’è indifferenza…”.
Tuttavia molto possono fare anche i mass media. E’ incredibile che i media – sempre pronti a discettare del degrado del Sud, dell’assenza dello Stato e del sistema camorristico – non si siano accorti di quello che è accaduto in questi mesi e parlino del decreto sicurezza solo per accusare il governo di respingere l’immigrazione clandestina.

C’è molto di più. Sì, lo Stato è tornato. Lo Stato ora c’è. E sta vincendo, sta assestando dei colpi micidiali alla dittatura mafiosa. Il governo – sì, proprio il governo di centrodestra – ha messo in campo un dispiegamento di forze straordinario e una strategia di guerra vincente.
La collaborazione fra un ministro leghista come Maroni (che concretamente vuole aiutare il Sud nella sua liberazione e tagliare i tentacoli che si allungano al Nord) e il sottosegretario Mantovano, pugliese, ex magistrato, cattolico di poche parole, preparatissimo, coraggioso e instancabile, sta dando risultati formidabili.
Anche la magistratura dovrebbe riflettere sul governo che si trova a fianco in questa lotta titanica.

Liberare il Sud dell’Italia dalla dittatura delle organizzazioni criminali – che si espandono anche al Centro e al Nord – ha enormi conseguenze: economiche (perché in un territorio controllato e taglieggiato dai clan la vita economica è necessariamente collassata e inquinata), sociale (perché dove non sono garantiti i diritti individuali e collettivi e comanda un Antistato, tutte le energie migliori e la forza morale di una popolazione risultano annichiliti) e perfino ambientale perché il regime camorristico devasta anche il territorio e il danno è ancora maggiore al Sud dove le bellezze naturali sarebbero la grande risorsa economica di quelle popolazioni e del Paese intero. Il Sud d’Italia infatti è uno scrigno ricchissimo di bellezze ambientali, artistiche e culturali.

“Quando sento accusare il nostro governo di favorire solo il Nord” conclude Mantovano “mi cadono le braccia. Non si accorgono dell’impresa che stiamo realizzando e che ha bisogno del contributo di tutti.
Da uomo del meridione rivendico con orgoglio i risultati di questo governo e di questo ministero. E vorrei dire a tutti che un Sud liberato dalla criminalità mafiosa sarà un formidabile motore di sviluppo e di crescita sociale per tutta l’Italia”.
Fonte: © Libero – 12 giugno 2009

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