Le vignette della discordia. Fra un fanatisnmo islamico violento e intollerante (innanzitutto con i cristiani) e una cultura europea cinica e ridanciana (anch’essa violenta con i cattolici), lo stupore per la tenerezza di Maria e l’irrompere del “miracolo”…. Continua
DA OGGI SU “LIBERO”, NON PIU’ SUL “GIORNALE”
2006, ODISSEA NELL’OSPIZIO
Il fallimento di Prodi e Berlusconi (circa 140 anni in due), la necessità di un cambio generazionale per… Continua
MACCHE’ VENERE PAGANA, QUELLA E’ LA PRIMAVERA DI DANTE
Un’ipotesi clamorosa. Il capolavoro di Botticelli – finora mai decifrato – è la rappresentazione di Dante nel Paradiso terrestre(i canti XXVIII-XXXXI del Purgatorio). Ogni dettaglio rimanda alla Divina Commedia. Continua
UNIPOL DS. Il salvagente della verità
Giampaolo Pansa, spirito libero e leale, da sempre dichiaratamente di sinistra, sull’Espresso di questa settimana ha dato un prezioso suggerimento alla Quercia: “C’è un’arma” ha scritto “che può depotenziare l’offensiva del Cav sull’Unipol e dintorni.
Quest’arma ce l’hanno in mano i capi Ds, Piero Fassino e Massimo D’Alema per primi: dire tutta la verità sulla scalata alla Bnl e sui rapporti con i due manager che l’hanno ideata e attuata, Gianni Consorte e Ivano Sacchetti.
A tutt’oggi, nessuno del vertice diessino si è deciso a raccontarla per intero”.
Pansa non fa un appello generico, ma spiega: “prima di tutto è lampante che mancano molti tasselli… Infatti non conosciamo il testo di molte intercettazioni sul telefono di Consorte.
Per restare agli interlocutori diessini, i colloqui di Fassino con il capo dell’Unipol sarebbero ben diciassette: ne è stata pubblicata una e ne rimangono altre sedici.
Poi ci sono i colloqui tra Consorte e D’Alema: ce lo ha detto lo stesso presidente della Quercia.
Ci sono le telefonate di Nicola Latorre, collaboratore di D’Alema. I
nfine quelle di Ugo Sposetti, il tesoriere dei Ds: forse sono più dell’unica conosciuta”. Continua
Rispondo su Berlusconi
Caro Direttore, sono stupito dal clamore che hanno avuto su Libero le mie considerazioni sul candidato migliore per la Cdl alle prossime elezioni. E vorrei chiarire la mia idea per spazzar via i veleni meschini di chi mi ha chiamato “voltagabbana”.
Ho detto no all’idea generosa e provocatoria di Giuliano Ferrara sulla “manifestazione pro Cavaliere” proprio perché lo stesso Giuliano, prima di me e con maggiore autorevolezza, due mesi fa, mise nero su bianco la sua idea sull’esaurimento della “spinta propulsiva” di “Berlusconi premier”.
Come si vede in ambiente “berlusconiano” (compreso il giornale di Dell’Utri) si parla liberamente, anche della candidatura del Cavaliere. Senza scandalo e – spero – senza scomuniche, senza “processo di Verona” e senza “processi di Mosca”.
Solo nelle tradizioni di fascisti e comunisti si considera disertore chi riconosce che le cose non vanno. Continua
Due considerazioni sulla politica
Ecco due interviste al Corriere della sera e al Foglio in cui ho cercato di esprimere alcune idee sulle prossime elezioni…
Corriere della sera 20 gennaio 2006 Continua
Prodi tra arcivescovi e arcigay
“Lo spirito delle primarie se n’è andato” lamenta costernato Romano Prodi che di spiriti se ne intende. E poi intima: “o si corre sotto un’unica bandiera o è meglio che ciascuno corra con la sua”.
La lista unica – ormai un fantasma inarrivabile – servirebbe al professore bolognese per imporre la sua leadership sui singoli partiti e per fermare le spinte allo sfascio del centrosinistra che negli ultimi giorni si sono fatte più forti.
Non bastava il bailamme scoppiato sul programma (dopo aver lavorato per mesi a un librone dei sogni, Prodi se l’è visto bocciare da metà della sua coalizione), non bastava il ciclone Unipol sui Ds (margheriti e prodiani sono pur sempre sulla stessa barca, anche se non nella stessa banca), adesso c’è Pannella che – appena legittimato dallo stesso Prodi – provvede a bombardare il tentativo prodiano di ricucire con la Chiesa e col mondo cattolico.
Dalla padella alla brace e dalla brace a Pannella.
L’inizio della campagna elettorale di Prodi sembra più accidentato della sintassi di Di Pietro e della “r” di Bertinotti. Continua
Caterina – Diario di un padre nella tempesta
Questo è il testo che compare nella terza di copertina del libro:
“Cosa provano una madre o un padre di fronte a una figlia distesa su un letto, immobile, nell’impotenza di svegliarla, non si può dire. L’angoscia e la paura di quello che potrebbe essere non hanno limiti e bisogna subito rifugiarsi nel presente e nell’implorazione alla nostra buona Madre, che può tutto e che ci ama.”
Settembre 2009, Caterina, ventiquattro anni, la figlia maggiore di Antonio Socci, è in coma dopo un arresto cardiaco. Attorno a lei e alla sua famiglia si crea una straordinaria catena di solidarietà e di preghiera, uno spettacolo di fede e amore offerto non solo dagli amici, ma anche dai numerosi lettori del blog di suo padre. Fra di loro molti sono atei e agnostici, eppure l’esperienza di Caterina spinge queste persone a riscoprire il significato e il valore della preghiera, a ritrovare il senso di una fede perduta o lasciata in disparte. È un piccolo grande miracolo, che questa ragazza compie inconsapevolmente dal suo letto d’ospedale: la sua sofferenza si traduce in un messaggio di luce per la vita dei tanti che — nei fatti o con il pensiero —le sono vicini. Continua
Il genocidio censurato. Aborto: un miliardo di vittime innocenti
I morti causati dai regimi totalitari e dagli innumerevoli conflitti armati che hanno insaguinato il Novecento sarebbero circa 200 milioni.
Eppure c’è una strage – tuttora in corso – che ha prodotto oltre un miliardo di vittime e di cui nessuno oggi vuole parlare: l’aborto. In maniera diretta, provocatoria e coinvolgente, Antonio Socci denuncia quello che è il peggior crimine commesso dall’umanità contro se stessa nel corso dell’ultimo secolo, raccontando tutta la verità sull’aborto: dalle origini del dibattito morale alle scelte politiche italiane, dalle politiche antinataliste cinesi all’attuale orientamento dell’Onu e delle istituzioni europee, dalle polemiche sulla Ru486 alle coraggiose iniziative del Moviemtno per la vita.
Con dati, documenti e testimonianze sconvolgenti che mostrano lo scellerato delirio di onnipotenza a cui si spinge l’uomo quando abbandona il rispetto della Legge di Dio e della Legge di natura. Continua
La quasi verità di Berlinguer
La “questione morale” disse Enrico Berlinguer “è il centro del problema italiano”.
Aveva ragione.
Ieri sul Corriere della sera lo storico Giuseppe Vacca, presidente dell’Istituto Gramsci, ha rifiutato come “un abbaglio” questa evocazione a proposito della “vicenda Opa Unipol”.
Vacca afferma che il concetto di questione morale “non è ben definito né dal punto di vista giuridico né dal punto di vista etico”.
Ma la celebre intervista con cui Berlinguer il 28 luglio 1981 lanciò la crociata per la “questione morale” invece è molto precisa e attuale.
Come sanno i “fratelli-coltelli” di “Liberazione” (organo del partito di Bertinotti) che ieri l’hanno rilanciata contro la Quercia con questo provocatorio titolo virgolettato: “Attenti a quei partiti che scalano le banche”.
L’impostazione di Berlinguer potrebbe essere fatta propria da un centrodestra liberale. Perché non è affatto una posizione moralistica-giacobina come quella della stagione di “Mani pulite”.
Egli affermava: “La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori, bisogna scovarli e metterli in galera…”. Questo è ovvio.
Per lui la più grave questione morale è “l’occupazione dello stato da parte dei partiti”.
Spiegava: “i partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la RaiTV, alcuni grandi giornali”. E giustamente denunciava “il mercimonio che si fa dello Stato, le sopraffazioni, i favoritismi, le discriminazione”. Continua