“L’Italia e i governi non possono più essere una appendice della Nato, una segreteria distaccata del suo generale Jens Stoltenberg che per quello che mi riguarda sta dando prove di grande ottusità politica”.

Se qualche leader del centrodestra avesse pronunciato parole simili nelle settimane scorse, sarebbe stato immediatamente assalito dal Pd e dalla stampa e messo all’indice come “antioccidentale” e sospetto “putiniano”.

Per molto meno – cioè per aver espresso dubbi sull’efficacia delle sanzioni (gli stessi dubbi dell’Economist) – Matteo Salvini è stato messo al rogo mediatico come un pericoloso eretico.

Ma le parole sopra riportate sono state pronunciate nelle ultime ore, da uno dei più importanti governatori del Pd, Vincenzo De Luca, che addirittura è in corsa per la segreteria del Pd e dunque nessuno eccepisce. Nessuno scomunica.

Alla “Stampa” De Luca ha aggiunto che è in preparazione “per fine mese una grande manifestazione a Napoli” per “reintrodurre la parola pacenel dibattito politico”. Ha spiegato: “Se è una soluzione la via militare del conflitto, siamo alla pazzia”, occorre arrivare al “cessate il fuoco” e comunque “non ci si può trovare in un’economia di guerra senza che i cittadini siano informati”.

Tutte cose che – dette, nei mesi scorsi, da chi non è di sinistra – avrebbero fatto scattare subito l’assalto delle truppe atlantiste del Pd e dei media, con fulmini e anatemi.

Fra l’altro De Luca non è un caso isolato. Anzi, nel Pd sembra sia scattato il “contrordine compagni”. Dopo che, per mesi, i piddini, specie post-comunisti, sono stati i più focosi sostenitori della sostanziale cobelligeranza voluta da Nato e UE, allineatissimi al bideniano Draghi, ora d’improvviso sembra sia partita una corsa a ricollocarsi.

Gianni Cuperlo, presidente della Fondazione Pd, molto presente nei talk show di questi mesi, dove (al di là di qualche generico auspicio di trattativa) non si ricorda che si sia mai opposto alla linea bellicista dell’esecutivo Draghi e del Pd, ieri sul “Fatto quotidiano” ha auspicato che il Pd sia presente (addirittura!) alle prossime manifestazioni per la pace.

Perfino Roberto Speranza, ministro del bellicoso governo Draghi, d’improvviso si sveglia pacifista e – come se il rischio nucleare nei mesi scorsi non ci fosse stato – dichiara: “è inquietante la leggerezza con cui in queste ore si parla di guerra nucleare. Torni in campo una forte iniziativa politica e diplomatica insieme a una grande mobilitazione popolare, prima che sia troppo tardi”.

Eppure, per quanto abbia cercato, non sono riuscito a trovare traccia di un suo voto contrario, in Consiglio dei ministri o in Parlamento, a sanzioni, invio di armi all’Ucraina e aumento di spese per gli armamenti.

Il segretario Enrico Letta, durante l’ultima direzione del Pd, ha dichiarato: “La guerra, per le responsabilità di governo che ci siamo assunti, ci ha messo in una condizione nella quale la nostra capacità espansiva è stata interrotta” (lamento che ricorda la battuta di Petrolini nei panni di Gastone – “a me m’ha rovinato la guerra” – poi ripresa da Alberto Sordi).

Nelle stesse ore il Pd al Parlamento europeo si è spaccato su una risoluzione che chiedeva di fermare l’invio di armi all’Ucraina: 7 eurodeputati Dem su 11 hanno votato contro l’invio (in dissenso dal partito).

Anche il deputato uscente del Pd Erasmo Palazzotto chiede al Pd “una grande mobilitazione pacifista e un’agenza politica per una conferenza di pace”.

Ma come si può rovesciare di colpo la propria posizione senza la minima riflessione autocritica? Così in ordine sparso pare un esercito allo sbando. Per mesi hanno sostenuto la linea ultra-atlantista della Casa Bianca, della Nato e della UE, lanciando anatemi a chi (anche solo) esprimeva dubbi: ora la folgorazione pacifista sembra una trovata “pacifinta”.

Come si spiega? In parte è dovuta alla batosta elettorale. La filosofa Donatella di Cesare, sul “Riformista” ha tuonato: “Non era mai avvenuto che il popolo di sinistra si sentisse così tradito nei propri più alti ideali da coloro che hanno promosso una politica militarista. Prima hanno deciso l’invio delle armi, poi hanno votato l’aumento delle spese militari, ora sponsorizzano un’economia di guerra”.

Ma c’è di più: anche a Washington si stanno rendendo conto di quello che il Papa ripete da febbraio scorso (prendendosi anche lui l’accusa di putinismo), ovvero che alimentare una guerra con armi e dichiarazioni incendiarie può portare solo più guerra, fino all’escalation mondiale e nucleare. Infatti in queste ore sono arrivati segnali di disponibilità alla trattativa da Biden e dal suo segretario di Stato Blinken.

Un intellettuale di sinistra polemico col Pd, come Tomaso Montanari, ha sarcasticamente commentato: “Dunque Biden, che illustra la necessità di trovare una via d’uscita per la Russia che eviti un’apocalisse nucleare, da oggi è un amico di Putin, come chi lo dice da febbraio?”. Obiettivamente mette il dito nella piaga. E nel Pd serpeggia il terrore di vedersi sorpassare “a sinistra” addirittura dalla Nato.

Mentre il M5S – che ha avuto nelle urne anche voti pacifisti – ora propone manifestazioni per la pace (il blog di Grillo afferma che l’Europa doveva restare neutrale) e si risvegliano pure i cattolici, pronti a manifestare contro la guerra, il Pd è frastornato e sedotto dalle sirene della piazza.

Sulle vere motivazioni che (solo) oggi inducono alcuni gruppi cattolici a organizzare tali manifestazioni ho molti dubbi. Fin da febbraio, in dissenso dalla linea di questo giornale (che però ha ospitato le mie opinioni), ho sostenuto e rilanciato gli appelli per la pace di Francesco. Ho pure lamentato la sordità del mondo cattolico, mentre il Papa veniva ignorato da politici e media.

Per otto mesi il governo italiano è stato il più bellicista nella UE. Ma Cei e mondo cattolico hanno portato Draghi in palmo di mano. Ora che sta per arrivare il governo di Centrodestra d’improvviso è scoppiata un’epidemia di pacifismo e tutti vanno in piazza a manifestare contro la guerra. Sarà un caso?

Si vuole la pace o si fa politica? L’atlantista preoccupato Massimo Franco, sul “Corriere della sera”, sostiene che “l’obiettivo è duplice: costringere il Pd all’estremismo antibellico e su questo costruire l’opposizione a un esecutivo di centrodestra” magari per “spaccare la coalizione che ha vinto il 25 settembre”.

Ma la nobile causa della pace – testimoniata dal Papa – non può essere usata per questi piccoli giochi politici. E i cattolici non dovrebbero farsi usare così.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 9 ottobre 2022

 


Print Friendly, PDF & Email