Perché tanti politici e giornalisti non vogliono riconoscere che l’attuale regime di Putin non è altro che una regressione verso il vecchio comunismo russo, la sopravvivenza di quel sistema e di quella Nomenklatura variamente camuffata e riciclata?

Eppure lo stesso Alexey Navalny, nelle lettere all’ex dissidente Natan Sharansky, pubblicate il 20 febbraio dalla Stampa, lo sottolinea: “ingenuamente abbiamo pensato che non si potesse tornare al passato (…). Il tuo libro infonde speranza perché la similitudine tra i due sistemi – l’Unione Sovietica e la Russia di Putin, la loro somiglianza ideologica, l’ipocrisia che funge da premessa stessa per la loro esistenza e la continuità dalla prima alla seconda – garantiscono un crollo ugualmente invitabile”. Continua

“L’Italia e i governi non possono più essere una appendice della Nato, una segreteria distaccata del suo generale Jens Stoltenberg che per quello che mi riguarda sta dando prove di grande ottusità politica”.

Se qualche leader del centrodestra avesse pronunciato parole simili nelle settimane scorse, sarebbe stato immediatamente assalito dal Pd e dalla stampa e messo all’indice come “antioccidentale” e sospetto “putiniano”.

Per molto meno – cioè per aver espresso dubbi sull’efficacia delle sanzioni (gli stessi dubbi dell’Economist) – Matteo Salvini è stato messo al rogo mediatico come un pericoloso eretico.

Ma le parole sopra riportate sono state pronunciate nelle ultime ore, da uno dei più importanti governatori del Pd, Vincenzo De Luca, che addirittura è in corsa per la segreteria del Pd e dunque nessuno eccepisce. Nessuno scomunica.

Alla “Stampa” De Luca ha aggiunto che è in preparazione “per fine mese una grande manifestazione a Napoli” per “reintrodurre la parola pacenel dibattito politico”. Ha spiegato: “Se è una soluzione la via militare del conflitto, siamo alla pazzia”, occorre arrivare al “cessate il fuoco” e comunque “non ci si può trovare in un’economia di guerra senza che i cittadini siano informati”. Continua