Oggi ho pubblicato su “Libero” una riflessione sulla situazione politica del nostro Paese. Nei mesi scorsi ho criticato molte volte l’attuale governo e il suo premier. E continuo ad avere molte riserve. Tuttavia…

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Monti è l’unico futuro realistico del nostro Paese. La sua candidatura, esplicitata la settimana scorsa, nell’immediato scongiura il probabile governo Bersani-Vendola, ritenuto devastante in Italia e all’estero. Non a caso Pd e Sel, che da mesi si sentono la vittoria in tasca, hanno reagito con irritazione.

Più a lungo termine il Monti-bis ha le maggiori chances di portare l’Italia fuori dalla grande crisi e lontano dal baratro (che ancora ci minaccia).

Per questo a sostegno del ritorno Monti a Palazzo Chigi troviamo (secondo me col Quirinale) le realtà fondamentali del sistema-Italia cioè Confindustria, Chiesa, Fiat-Marchionne, Cisl, mondo cattolico e mondo laico, grande stampa (come il Corriere della sera) e mondo bancario.

Ma a sostenere con forza il suo ritorno a Palazzo Chigi dopo le elezioni del 2013 sono anche e soprattutto, con molta energia, gli investitori stranieri, Stati Uniti, Germania e Unione europea. Ecco perché l’annuncio del 27 settembre scorso (fatto, non a caso, al Council of Foreign Relations di New York City) suona come una campana a morto per le ambizioni di Bersani e Vendola (peraltro già minate dal ciclone Matteo Renzi).

Per parafrasare una celebre copertina dell’ “Economist” del 2003 su Berlusconi, è come se il messaggio che arriva da tutto il mondo recitasse: “Why Bersani in unfit to lead Italy”. Il duo Bersani-Vendola (che in fondo riesuma il vecchio Pci) è “unfit”, inadatto a guidare l’Italia nella grande crisi in corso.

Qualcuno storcerà il naso davanti all’evidente investitura internazionale di Monti. Ma bisogna evitare due estremismi, entrambi ingenui e sbagliati.

Il primo consiste nel credere che allora sia stato già tutto deciso da una sorta di complotto internazionale. Il secondo consiste nel pensare che il nuovo governo possa e debba essere tutto e solo un giochetto elettorale fra noi, in casa. Una lotteria fra italiani.

Agli ingenui del primo tipo va fatto notare che l’esito elettorale è comunque decisivo, perché la democrazia non è stata abolita e il nostro voto può veramente decidere la nostra sorte. In particolare le scelte del Pdl possono far pendere la bilancia per Monti o per Bersani. Con tutto quello che ciò comporta.

Agli ingenui del secondo tipo va detto che siamo interdipendenti: l’Italia vive in un sistema di relazioni, scambi, alleanze e trattati internazionali, ha ceduto quote di sovranità alla Ue, come gli altri paesi europei, partecipa alla moneta unica e si trova a dover gestire un megadebito pubblico per ridurre il quale ha bisogno della cooperazione internazionale e di politiche molto rigorose (ci siamo impegnati a ridurlo, già il prossimo anno, di 45 miliardi di euro).

Debito che altrimenti, di per sé, è in grado far saltare non solo l’Italia, ma tutta l’area euro e anche di dissestare l’economia occidentale.

Come potrebbe salvarci da una simile sciagura un governo Bersani-Vendola, due che hanno finora sostenuto ricette opposte? Oltretutto dentro lo stesso Pd c’è chi ha appoggiato con entusiasmo l’ “agenda Monti” e chi, come Fassina, l’ha fieramente avversata.

Sarebbe dunque un caos. In poche settimane vedremmo lo spread a 500 e il Paese imboccherebbe la disastrosa china greca. Ma senza salvagente possibile. E’ quindi ovvio che in Europa e in America ci sia preoccupazione per questa eventualità.

D’altra parte tutti i momenti decisivi della storia italiana sono stati – se non determinati – suggeriti, aiutati, sollecitati dall’esterno, da alleanze internazionali, da potenze straniere. Non c’è da scandalizzarsene, c’è casomai da capire.

E’ stato così perfino per la realizzazione dell’unità d’Italia, 150 anni fa. Sicuramente è stato così per la liberazione militare dal (nazi)fascismo e per l’instaurazione della democrazia e della repubblica. E’ stato così per la decisiva vittoria “occidentale” del 18 aprile 1948 (dice qualcosa il “Piano Marshall”?) e poi per la stabilità della prima repubblica fino al 1992.

Anche la demolizione di essa, dopo l’operazione Mani pulite, è stata resa possibile da un contesto internazionale in cui, col crollo dell’impero comunista a Est, l’Italia aveva perso importanza strategica e quindi non c’era più bisogno di una rete protettiva internazionale che garantisse la stabilità (anche perché i vecchi partiti apparivano bolliti).

Oggi va in scena la fine della seconda repubblica e col Monti-bis, dopo le elezioni, dovrebbe iniziare un nuovo ciclo. Per capire cosa sta succedendo bisogna sempre ricordare che siamo nel pieno di una grande guerra economica e di un sommovimento geopolitico planetario (come nel 1990-1992).

E’ questa cornice che spiega la politica italiana.

L’investitura internazionale di Monti deriva proprio dal fatto che l’Italia torna ad avere un ruolo decisivo sia per la sopravvivenza dell’Ue e la stabilità economica dell’area atlantica, sia perché la frontiera dell’Occidente si è ricreata sul Mediterraneo, col mondo islamico, e la nostra è di nuovo una posizione strategica.

Il Pd e il Pdl devono decidere se impedire (facendo grossi danni) questa nuova fase costituente. Oppure se favorirla e parteciparvi. Si tratta proprio di pronunciarsi su Monti, che è la garanzia dei partner internazionali e di quell’Italia moderata che è la maggioranza e il baricentro del Paese e che vede insieme (con l’opinione pubblica moderata) industriali, Chiesa, sindacato moderato e sistema bancario.

Il Pd ha ormai inanellato una serie di errori madornali: ricostituire una sorta di Pci con Vendola e credere di far dimenticare l’appoggio al governo Monti (per esempio l’abolizione delle pensioni d’anzianità) con bandiere come le unioni gay, significa essere “unfit” (non a caso Napolitano ha negato le elezioni anticipate nel novembre 2011 che avrebbero visto la vittoria del Pd).

Il Pdl dovrebbe essere il primo a rallegrarsi della candidatura di Monti. Perché è l’unica via per non consegnare l’Italia a Bersani, Vendola, D’Alema, Fassina, Visco e compagnia. Inoltre Monti ha la credibilità internazionale per portare il Paese fuori dalla tempesta economica.

E’ ovvio che formalmente la disponibilità di Monti è solo post-elettorale. Ma di fatto è una candidatura vera attorno alla quale si può costruire una proposta politica per le elezioni.

Il Pdl, riallacciando il dialogo con l’Udc, potrebbe ritrovare una coalizione, un programma e una forte candidatura di governo. Il programma è quello – peraltro obbligato dagli impegni assunti a livello internazionale – dell’ “agenda Monti”, che il Pdl ha appoggiato e votato in Parlamento.

Ma con la possibilità di correggere l’azione del nuovo esecutivo sul lato della crescita e dell’alleggerimento della pressione fiscale (prospettiva che trova concordi sia Monti che Passera).

In questo scenario il Pdl avrebbe modo e tempo per compiere quel suo ripensamento profondo di cui tutti avvertono un gran bisogno. Insieme al rinnovamento di tutta la politica italica che è ormai alla frutta.

Per quanto poi riguarda la persona di Monti non credo che nel Pdl ci sia alcuna riserva. E’ sempre stato ritenuto uno statista di area liberale, Berlusconi rivendica da anni di averlo voluto lui alla Commissione europea, è stato inoltre votato e sostenuto in questi mesi alla guida del governo (e personalmente è stato difeso e lodato dal Cavaliere).

Verrebbe da dire che la candidatura di Monti è una colossale opportunità per il centrodestra. Ma al di là degli schieramenti, che possono anche scomporsi, sparire e ricomporsi, lo è soprattutto per il Paese, che resta in una situazione drammatica.

Se questa classe politica non sa cogliere l’occasione si assume una responsabilità molto grave.

Antonio Socci

Da “Libero”, 2 ottobre 2012

Post scriptum – Il tentativo di capire la politica e le cose del mondo è sempre perfettibile. Si può pure incorrere in grossi abbagli. L’importante è avere la lealtà di riconoscerli quando si dimostrano tali. Quello che trovo inaccettabile è il fanatismo del partito preso, la demonizzazione e il ragionare per slogan. Capisco che è più comodo questo atteggiamento (molto diffuso) che fare lo sforzo di capire. Ma questo sforzo, in realtà, bisogna farlo…

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