C’è un tweet recente di papa Francesco che dice: “Chiediamo che vengano rispettati i popoli indigeni, minacciati nella loro identità e nella loro stessa esistenza”.

Benissimo. Condivido. Però mi chiedo: perché questo pontefice non difende anche il diritto all’identità e alla sopravvivenza degli “indigeni” italiani ed europei?

Perché la loro identità sarebbe da considerare cosa deteriore e detestabile? E perché la loro esistenza non dovrebbe essere salvaguardata?

ESTINZIONE

Se c’è un popolo che rischia davvero l’estinzione, oggi, è proprio quello europeo, anzitutto a causa di una deriva nichilista che, dagli anni Sessanta, ha spento la sua forza morale e spirituale, producendo una catastrofe demografica.

Pat Buchanan ha scritto:

Oggi nessuna grande nazione dell’Occidente ha una natalità capace di scongiurare  l’estinzione dei suoi nativi. Per la fine del secolo, altri popoli ed altre culture avranno in  gran parte ripopolato il Vecchio Continente.  L’Uomo Europeo pare destinato a finire come le 10 tribù perdute di Israele:  superate  in numero, assimilate e scomparse.  E  mentre i popoli europei, Russi, Tedeschi, Britannici, Baltici, calano in numero,  la popolazione dell’Africa,  stima l’ONU, raddoppierà in 34 anni, giungendo a due miliardi”. Continua

L’Italia, con l’Europa, si dibatte in un’impotenza e un’angoscia molto più profonde e gravi della stessa crisi economica.

Certo, questa crisi da noi sembra senza via d’uscita (aumenta la povertà, la disoccupazione giovanile è devastante, il sistema bancario trema) e si aggiunge all’aggressione del terrorismo, all’esplosione politica della Ue e alla marea migratoria.

Tuttavia è sempre più forte la convinzione che all’origine di tutto questo ci sia una crisi di civiltà. Che nasce da una disfatta spirituale, da una perdita di radici culturali e di identità religiosa.

L’altroieri un intellettuale laico e liberale come Ernesto Galli della Loggia lo scriveva nell’editoriale del Corriere della sera.

ELITE ANTICRISTIANE

Fra le cause di questa disfatta indicava la “delegittimazione ideologico-culturale” del Cristianesimo e “più in generale” del “nesso religione-società” (insieme ad altri fattori relativi alla decadenza dello Stato).

Questa, sostiene Galli, “è stata per gran parte l’opera di élite superficialmente progressiste, di debolissima cultura storica e politica, succubi delle mode, le quali hanno così creato un vuoto culturale e sociale enorme”. Continua