È passato inosservato un curioso ritorno del tema del comunismo su “Repubblica”. Eppure nell’entusiastico articolo di Francesco Merlo sul patto fra Pd e Calenda (Repubblica 3/8) c’era un passaggio clamoroso:

“Questa neonata grande coalizione è un altro passo, forse quello definitivo, della Bad Godesberg di Enrico Letta, della scelta definitivamente occidentale ed europea che la sinistra italiana insegue da cinquant’anni, dai tempi del ‘Neurocomunismo’ (1976) di Berlinguer, Marchais e Carrillo: 50 anni di mal di testa”.

Dice proprio “Neurocomunismo”. Non è un lapsus perché Merlo lo aveva già scritto il 13 marzo, a proposito della manifestazione di Firenze per l’Ucraina: Continua

Proprio mentre Nicola Zingaretti lanciava la sua candidatura alla segreteria del Pd (il simbolo della sua “Piazza grande” è una freccia, che però si dirige verso destra: l’ennesima gaffe?) gli è arrivata fra capo e collo la dichiarazione di Piero Fassino.

Non si sa come l’abbia presa il governatore del Lazio non potendo neanche mettersi le mani nei capelli per carenza di materia prima tricologica.

L’ex sindaco di Torino ha detto: “Ho parlato con Nicola, gli ho chiesto se stavolta sia determinato ad andare sino in fondo. L’ho visto molto deciso”. Le ultime parole famose. Proprio ieri “Il Fatto quotidiano” titolava: “Minniti aspetta il ritiro di Zingaretti per correre”.

Nell’entourage del governatore si teme che pure questa “profezia” di Fassino si avveri e Zingaretti vada davvero “sino in fondo”. Proprio in fondo… Sono ormai memorabili infatti gli altri vaticini fassiniani. Hanno fatto storia proprio perché si sono avverati tutti. Al contrario.

Anni fa a Grillo, che voleva prendere la tessera del Pd per partecipare alle primarie, disse con tono di sfida: “se Grillo vuol far politica, fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende. Perché non lo fa?” Continua