C’è una contraddizione insuperabile nel pensiero “progressista”, il miscuglio di idee che caratterizza l’ideologia della sinistra europea e americana: sta nell’aver abbracciato l’ideologia ecologista, facendone il pilastro della politica.

Per “ideologia ecologista” non intendo la doverosa cura dell’ambiente che, ovviamente, deve caratterizzare qualunque persona di buon senso e qualunque schieramento politico.

Intendo piuttosto quella filosofia che considera l’uomo il cancro del pianeta, la causa di tutti i mali, e giudica le attività umane come un terribile attentato alla natura.

REGRESSISMO

L’inevitabile conseguenza è la demonizzazione della civiltà umana e di tutti quei passi fatti, dall’età della pietra in poi, per migliorare la nostra condizione di vita. Ciò che solitamente si usa chiamare “progresso”.

Proiettando la sua utopia nel passato, anziché nel futuro, questa ideologia sogna il ritorno a una presunta natura incontaminata, dove la presenza umana è ridotta al minimo.

È insomma un’ideologia che potremmo definire “indietrista” o “regressista”, l’opposto esatto del “progressismo” se con ciò si intende – quantomeno – un giudizio positivo sui traguardi che l’uomo è riuscito e riesce a raggiungere attraverso le sue attività, il suo conoscere e il suo fare.

Un esempio di questa ideologia ecologista si può trovare nella lunga intervista (due pagine) all’evoluzionista americano Niles Eldredge, pubblicata da “La Lettura” del “Corriere della sera” (17/9).

Eldredge, ospite al festival “Una sola terra” di Brescia, è stato intervistato da Telmo Pievani, docente universitario che si occupa di filosofia della scienza e che ha fatto ricerca, negli Stati Uniti, anche con Niles Eldredge.

Già la presentazione dell’intervista è emblematica: “Abbiamo intossicato Gaia. La natura si vendica”. Il sottotitolo è ovviamente catastrofista: “un grido d’allarme: siccità, incendi, inondazioni, epidemie, carestie sono il prodotto  del comportamento distruttivo dell’uomo”.

Osservo sommessamente che in realtà sono tutti fenomeni naturali che si verificavano anche prima della comparsa dell’uomo: le epidemie, per esempio, sono provocate da batteri e virus (la Natura) e da millenni aggrediscono l’uomo (come pure gli altri animali).

PRIMITIVI

Della lunga intervista segnalo alcuni passaggi. All’inizio Eldredge espone la premessa ideologica di questo ecologismo: il rifiuto della Bibbia secondo la quale – dice il luminare – “le ricchezze fisiche e biologiche di Gaia sono state messe lì da un immaginario Onnipotente espressamente per il nostro uso”.

Si noti il nome Gaia per indicare la Terra. Rimanda alla mitologia greca e alla religione pagana che vedeva nella Terra la dea primordiale all’origine della vita.

Poi Pievani ricorda che secondo il pensiero dell’intervistato “le basi della crisi attuale sono da rintracciare nella costruzione di strumenti e nell’agricoltura”.

Eldredge conferma: “circa 2,5 milioni di anni fa i nostri antenati hanno iniziato a costruire utensili di pietra… invece di usare le dita e i denti”. Da lì – spiega – si arriva alle armi letali.

Poi l’agricoltura che – dice Pievani – “qualcuno ha definito il più grande errore dell’umanità”. In effetti per Eldredge “la domesticazione di piante e animali” (cioè agricoltura e allevamento) “è il secondo taglio del cordone ombelicale con la natura”.

Capito? Dovevamo restare primitivi, nutrirci di bacche ed erba, sopravvivendo non più di 30 anni, tormentati da malattie, intemperie e altri animali. Il progresso è stato il male.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 30 settembre 2023

 

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