Lo confesso: sono interista. Nessuno è perfetto, si diceva fino all’altroieri, quando si veniva trattati come ridicoli sfigati.
Oggi si è scoperto che eravamo solo corretti e onesti. Insomma avrei mille motivi fondati di risentimento, vorrei vedere il mio amico Giampiero Mughini con la cenere in capo che ritratta tutti gli sberleffi ai nerazzurri (che spendono capitali e non vincono).
Ma buttare la Juventus in C e Lazio, Fiorentina e Milan in B è peggio che un’oscenità. E’ un errore. Vuol dire ammazzare il campionato di calcio più bello del mondo.
Vuol dire punire fantastici atleti che non hanno fatto niente di male e derubare milioni di italiani, vuol dire impoverire di colpo la nostra vita sociale. Quale gelida vendetta giacobina può chiamare giustizia una simile desertificazione?
Prendiamo la Juventus. Ha fatto un campionato strepitoso. Ha vinto quasi sempre. Un ciclone.
Se ci sono stati abusi si puniscano, si tolgano pure gli scudetti vinti (perché è giusto così, quando si vincono i campionati per tre punti), ma si può forse dire non era una grande squadra?
Suvvia, no. Aveva ragione Pessotto quando diceva che con questa storia si annullavano tutti i sacrifici fatti da quegli straordinari atleti.
Bisogna riconoscere che la Juve era ed è una grande squadra. E che è un grande fenomeno popolare, una squadra amata da milioni di persone, una squadra che è nella storia d’Italia.
Vogliamo smantellarla? E che senso ha un campionato senza la Juve e addirittura senza Milan, Lazio e Fiorentina? Chi lo vincerà – io spero l’Inter – sarà un vincente dimezzato.
So cosa si obietterà: chi ha imbrogliato, va punito. Ed è giusto, perché vanno tutelati anche i tifosi e i club danneggiati.
Il colpo di spugna sarebbe vergognoso. Siamo tutti d’accordo: gli imbrogli, una volta accertati (seriamente), devono essere puniti.
Benissimo. Ma allora si multino e si espellano dal calcio i colpevoli delle scorrettezze, si multino salatissimamente le società, ma perché dovrebbero essere puniti i tifosi e i giocatori?
Perché dovrebbero essere puniti tutti gli italiani sospendendo – di fatto – il campionato di Calcio, annichilendolo, oltretutto – lo speriamo – proprio nell’anno in cui vinciamo i Mondiali?

Scrivo sull’emozione del favoloso trionfo di Dortmunt. Come si fa a contrabbandare l’immagine del calcio italiano come una cloaca, quando mostriamo al mondo una squadra così bella?
Sono campioni non solo di gioco, di classe, di intelligenza, di tenacia e di preparazione atletica, ma anche campioni di correttezza (sono i meno fallosi), soprattutto campioni di stile (niente polemiche, niente risentimento, né personalismo, grande compattezza e umiltà, grande gioco di squadra, forte attaccamento ai nostri colori nazionali).
E Lippi, l’allenatore che qualcuno voleva buttar fuori alla vigilia dei Mondiali per il “caso Moggi”?
Lippi è un genio del calcio: se il nostro fosse un calcio marcio non esprimerebbe un professionista così. Vorrei ricordare che i suoi successi sono legati al nome della Juventus.

Ora Romano Prodi e il centrosinistra – che fino a ieri hanno cavalcato l’idea del “calcio malato” da purificare col fuoco – tentano di mettere il cappello su questa Nazionale.
Prodi è andato alla partita e ha cercato di far passare questa Nazionale come quella del riscatto morale, quella – per così dire – “de sinistra”.
Ma è vero il contrario, questa – per dirla provocatoriamente – è la Nazionale dell’ ”epoca Moggi”. Non certo perché l’ha messa in piedi Moggi, intendiamoci, ma perché è l’espressione del calcio italiano di questi anni. Tutt’altro che un calcio marcio.
Anche Berlusconi all’inizio è sembrato cavalcare per un attimo l’onda giacobina: “giustizia, giustizia, giustizia”.
Magari prospettando uno o due scudetti ritirati alla Juve e assegnati al Milan. Poi, con l’ovvia autodifesa di Moggi che dice a Ballarò che tutti sono colpevoli e con la gestione Rossi-Borrelli, si ritrova il suo Milan, che si riteneva vittima del “sistema Moggi”, imprevedibilmente, fra i puniti.
Non credo che si tratti di un “complotto politico” come dice il Cavaliere. Ma è difficile non sentir puzza di bruciato.
Da interista, mi pare che si voglia tirar dentro il Milan a tutti i costi. Magari per alleggerire la posizione della Juve.
Alla fine – chissà – per far passare Berlusconi come simbolo del “calcio malato” quando, obiettivamente, Berlusconi ha dato al calcio quanto Lorenzo il Magnifico alla storia dell’arte.
E ora si prova addirittura a contrabbandare Prodi come simbolo del calcio pulito.
Prodi che forse è l’unico italiano che non ha mai tirato un calcio a un pallone. Che non sa cosa sia la passione. No. Questa è la Nazionale dell’epoca Moggi. Ci piaccia o no. Non la Nazionale dei giacobini purificatori.
Questa storia – un po’ scombiccherata – delle punizioni ricorda un po’ il manicheismo di “Mani pulite”. L’idea gnostica che tutto sia marcio e che la giustizia (o peggio ancora l’epoca dell’Unione) debba essere il fuoco purificatore che fa tabula rasa di tutto.
Non è così. Non è vero che tutto è marcio: è vero semplicemente che gli uomini hanno il peccato originale e in tutte le loro attività si mescolano cose buone ed errori. Vanno puniti gli errori, ma senza tagliar la testa al paziente perché ha la cefalea.
Non è vero che il calcio italiano è marcio. E lo sta dimostrando in Germania coprendosi di gloria e di riconoscimenti.
Guardo i nostri campioni che hanno espugnato l’arrogante Germania. Penso a Buffon, il portiere più forte del mondo.
Guardo Cannavaro: come interista gli darei fuoco, ma è uno spettacolo, è il difensore più forte del mondo. E poi Zambrotta, pura poesia del calcio. E il gol di Del Piero. Sono gli uomini della Juventus. Vogliamo vederli giocare in serie C ? O, più probabilmente, vogliamo vederli con le maglie del Real Madrid o di qualche club inglese?
Se il fuoco purificatore si farà strada andrà così. E così pure per gli altri campioni. Il grande Gattuso? A giocare in serie B o in Scozia. Come lo strepitoso Pirlo e il mitico Gilardino. E Luca Toni. Pure lui (perché è chiaro che il mercato italiano non sarebbe in grado di assorbire tutti questi talenti: soprattutto se vinceranno i Mondiali).
Il Campionato più bello del mondo chiuderebbe per noia. E il calcio italiano impiegherebbe degli anni per rialzarsi.
L’Italia sarebbe più povera.
Avete mai provato a capire la magia del calcio? Si dice in genere che si seguono le partite per fuggire la noia della vita quotidiana. E’ vero il contrario. Come dice Franco Ferrucci “la gente in realtà è addirittura spaventata dalla complessità della vita… Fai che un individuo resti solo un momento, solo davvero. In lui si spalanca un tale orizzonte di possibilità da provocare spavento”.
E dunque la gente va alla partita o al cinema o segue altre abitudini “non perché è stanca della semplicità della vita comune, ma perché è alla ricerca di cose semplici”.
Se stare con se stessi è complicato o addirittura angoscioso, la sensazione di appartenere a qualcosa come un popolo, di ardere della stessa passione è la metafora di una vita con un significato e una comunità in cui riconoscersi.
Il calcio è una grande metafora pedagogica della vita. Vuoi vedere che questi “de sinistra” ci tolgono pure questo?

Fonte: © Libero – 06 luglio 2006

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