Come i profeti biblici e i grandi papi della storia, Benedetto XVI è tanto odiato dai poteri mondani quanto è amato dal semplice popolo cattolico. E ogni volta che, dal suo eremo, fa risuonare la verità, illumina l’oscura situazione attuale dell’umanità e della Chiesa. Attirandosi addosso furibondi attacchi – iniziati specialmente dalla sua elezione – che arrivano allo stravolgimento delle sue parole e al linciaggio morale.

In queste ore infatti ha scatenato polemiche l’anticipazione della biografia di Ratzinger, scritta da Peter Seewald, che sta uscendo in Germania col titolo “Benedetto XVI: Ein Leben” (Benedetto XVI: una vita), libro che apparirà in italiano nell’autunno.

Nel volume il papa emerito risponde ad alcune domande e spiega, per esempio, quella drammatica ed enigmatica frase pronunciata nell’omelia di inizio del suo pontificato: “Pregate per me, perché io non fugga per paura davanti ai lupi”.

È una frase che ha assunto un peso enorme dall’11 febbraio 2013, quando Benedetto XVI annunciò il suo passo indietro. A cosa alludeva con quelle parole? È lì che si deve cercare la ragione della sua “rinuncia”? E’ stato costretto a farsi da parte (cosa che renderebbe invalida la rinuncia stessa)?

Dunque il papa, rispondendo, invita a riflettere su “quanto può incutere paura a un papa”. Molti – specie dopo il suo passo indietro – pensarono alla incresciosa vicenda di Vatileaks, “ma la vera minaccia per la Chiesa e quindi per il ministero petrino” spiega il Pontefice “non risiede in queste cose, bensì nella dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddicendo le quali si resta esclusi dal consenso sociale di fondo. Ancora cento anni fa, tutti avrebbero considerato assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Oggi chi vi si opponga viene scomunicato dalla società. Similmente stanno le cose per l’aborto e la produzione di esseri umani in laboratorio. La società moderna sta formulando una fede anticristica, cui non ci si può opporre senza essere puniti con la scomunica sociale. È quindi più che naturale avere paura di questa forza spirituale dell’Anticristo e ci vuole davvero l’aiuto della preghiera di un’intera diocesi e della Chiesa universale per opporvi resistenza”.

In queste poche righe, anticipate dal sito cattolico americano Lifesitenews, Ratzinger – come sempre –riesce a condensare riflessioni straordinarie e meritevoli di profonda meditazione.

Ovviamente “Repubblica” ha provveduto subito a stravolgere il suo ragionamento, riducendolo ad una polemica su “aborto” e “nozze gay”, dando così il “la” a tutto il sistema mediatico e scatenando la canea dei social contro il papa, sommerso ancora una volta di fango. Così facendo – questi paladini della tolleranza a senso unico – hanno dato subito prova della verità delle parole di Benedetto XVI sull’anatema che colpisce chi non si allinea al mainstream.

Ma la riflessione ratzingeriana qui è ben più profonda. In perfetta continuità col magistero di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI torna a denunciare la moderna ideologia dominante che non solo è anticristiana, ma è anche drammaticamente avversa alla vita umana.

Il papa coglie – come Montini e come Wojtyla – il connotato apocalittico del momento presente, in particolare di quella “dittatura del relativismo” che lo ha avversato durante il suo pontificato e che oggi ha il dominio, essendo dilagata anche nella Chiesa.

Benedetto XVI non teme di parlare di Anticristo, facendo insorgere e ironizzare così tanti che si credono illuminati e progressisti, ma non hanno familiarità con i libri e il dibattito filosofico e teologico. Infatti fior di uomini di pensiero non cattolici hanno trattato questo tema. Mario Tronti – filosofo di matrice marxista – ebbe a dire nel 2013, dopo la “rinuncia”, che il pontificato di Joseph Ratzinger è stato un “tentativo eroico di arginare la forma post-moderna dell’Anticristo”.

Riflessioni altrettanto drammatiche sono state fatte da Massimo Cacciari(le ho riferite nel mio libro “Il dio Mercato, la Chiesa e l’Anticristo”). Cacciari fra l’altro dichiarava: “Potremmo ipotizzare che Ratzinger si dimette perché non riesce più a contenere le potenze anticristiche, all’interno della stessa Chiesa”. Ma ora “la Chiesa si trova di fronte, per la prima volta, alla vera essenza dell’Anticristo”. Cacciari ha anche pubblicato, nel 2013, una riflessione più filosofica, “Il potere che frena”.Prezioso anche il saggio di Giorgio Agamben: Il mistero del male (Benedetto XVI e la fine dei tempi)”.

Di fronte alle parole di Benedetto XVI (“È quindi più che naturale avere paura di questa forza spirituale dell’Anticristo”) qualcuno potrebbe credere che dunque egli sia dovuto fuggire “davanti ai lupi”. Cosa che renderebbe invalida la sua “rinuncia”.

Ma che tipo di “rinuncia” ha fatto? Come ha spiegato il 27 febbraio 2013, egli resta papa “per sempre” e infatti conserva il suo nome e il titolo pontificio.

Nel libro “Il segreto di Benedetto XVI”, ho mostrato che per l’enormità del Nemico che aveva di fronte, egli – sentendo venir meno le forze – ha fatto umilmente “un passo di lato” per fare spazio a qualcuno che lui potesse aiutare con la preghiera e il consiglio nel compito di Kathécon. In una stagione nuova, di inedita “collegialità” del papato, perché apocalittica.

Ma i cardinali hanno scelto colui che lo avversò nel 2005, il papa amato dai poteri mondani, così oggi Benedetto XVI si trova chiamato misteriosamente a un compito che solo Dio conosce. Egli resta in missione per conto di Dio.

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Antonio Socci

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Da “Libero”, 4 maggio 2020

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