Un miliardo di vite innocenti soppresse dall’aborto legalizzato nel mondo è un orrore su cui riflettere o una statistica da liquidare con indifferenza facendo spallucce?
E i 4 milioni e 200 mila aborti realizzati legalmente negli ospedali italiani dall’introduzione della legge fino al 1 febbraio 2004 sono un fatto di cui rallegrarsi o una dolorosa tragedia che ci spinge a fare qualcosa?
Le donne, che sono le prime vittime di questa situazione, sanno bene qual è la risposta. Infatti non c’è una sola donna che si sia convinta a rifiutare l’aborto e poi se ne sia pentita. Mentre tantissime fra coloro che hanno abortito si portano addosso per anni un immenso carico di sofferenza, di rimorso e anche traumi fisici pesantissimi, vere vittime, come i loro figli.
Le donne dunque sanno bene, sulla propria pelle, che l’aborto è un male e sarebbe meglio non trovarsi a viverlo.
Nessuna ha mai detto che è un bene. Per questo – che è il “vissuto” della donne – anche il cosiddetto fronte abortista ripete sempre, continuamente, che “l’aborto è un dramma”, che non c’è nessun “movimento per la morte” e che nessuno è “per” l’aborto, ma solo “per la libertà di scelta”. Continua