A proposito del prossimo Giubileo, ieri “Il Fatto quotidiano” ha scritto: “La Chiesa nuova. Ancora una volta Bergoglio tenta di far dimenticare il rigore dei predecessori”.

Il rigore dei predecessori? A dire il vero il Giubileo, con l’indulgenza universale, è stato “inventato” proprio dai suoi predecessori e viene celebrato da secoli nella Chiesa, che da sempre dona al mondo la misericordia divina.

In questa smania della stampa laicista di esaltare Bergoglio come fondatore di una “nuova Chiesa” si dimentica anche l’evidenza dei fatti.

Si dirà che quella frase del “Fatto” allude alla facoltà che il papa ha dato, per l’Anno Santo, a tutti i sacerdoti, di dare il perdono sacramentale per il peccato di aborto (facoltà che già normalmente, nelle diocesi, esercitano alcuni sacerdoti delegati dai vescovi).

E’ una notizia che ieri ha fatto scalpore. Ma sarebbe questo che fa “dimenticare il rigore dei predecessori”?

I CATTIVI

Consideriamo quei “cattivoni” dei suoi predecessori, scegliamo addirittura colui che la cultura laicista considera il peggiore, ovvero il “famigerato” papa del Sillabo, quel Pio IX su cui si sono versati fiumi di veleni.

Scopriremo che Pio IX, per l’Anno Santo del 1875, andò ben oltre ciò che ha fatto papa Bergoglio.

Infatti conferì a tutti i sacerdoti confessori la facoltà di assolvere non solo dai peccati la cui competenza è dei vescovi (come il peccato di aborto), ma addirittura da quelli che erano di competenza della stessa Sede Apostolica. Comprese censure, pene ecclesiastiche e scomuniche.

Egli scrisse:

i quali Confessori (…) possano assolverli dalla scomunica, sospensione ed altre ecclesiastiche sentenze e censure comminate ed inflitte a ‘jure vel ab nomine’ per qualunque causa, ancorché riservata agli Ordinarii dei luoghi, e a noi o alla Sede Apostolica, compresi i casi in modo speciale riservati a chiunque e al sommo Pontefice e alla Sede Apostolica, e che altrimenti in qualunque concessione quantunque ampia non s’intenderebbero concessi; parimente potranno i detti Confessori assolvere i nominati penitenti da tutti i peccati ed eccessi, per quanto gravi ed enormi, ancora, come si dice, riservati agli stessi Ordinarii, e a noi e alla Sede Apostolica”.

Dunque Pio IX fu ben più largo di manica di papa Bergoglio. Segno evidente che la misericordia non è stata inventata nel 2013, ma è da sempre l’essenza della Chiesa.

C’è un altro aspetto da considerare. Infatti le decisioni di Pio IX erano provocate solo dalla preoccupazione per la salvezza delle anime: in quell’anno 1875 egli era ancora “recluso” in Vaticano (da poco lo stato sabaudo aveva conquistato Roma e deposto il legittimo sovrano con grandi confische).

A questo si aggiunga che molti vescovi italiani – per gli stessi motivi – erano stati incarcerati o esiliati e che tanti cristiani non potevano recarsi a Roma. Fu questa situazione che indusse Pio IX a prendere quelle decisioni.

Oggi non c’è nulla del genere e tutti si muovono facilmente. Qual è allora il motivo dell’annuncio di ieri di Bergoglio sull’aborto?

GLORIFICAZIONE DI B.

C’è chi ritiene che sia quello di “intestarsi” personalmente la misericordia. Infatti avrebbe potuto scrivere ai vescovi invitando loro ad assumere quella decisione, a norma di diritto canonico. Ma ha preferito prendere lui il provvedimento.

Il prossimo Giubileo fin dall’indizione ha avuto questa connotazione: al centro c’è Bergoglio. Non a caso ieri, sulla prima pagina del “Corriere della sera”, si poteva leggere il titolo: “Il Giubileo di Bergoglio: assoluzione per l’aborto”.

Del resto non è un Giubileo che cade alla scadenza stabilita (ogni venticinque anni). E’ “straordinario”, voluto da papa Bergoglio e – per la prima volta nella storia – è un giubileo che non si richiama, come memoria, alla vita terrena di Gesù, come tutti i precedenti giubilei.

Il papa argentino ha scelto di indirlo il 13 marzo, cioè proprio il giorno anniversario della sua elezione, scelta simbolica che ricorda le amnistie degli antichi sovrani.

Fin dall’inizio lo ha voluto qualificare con l’impronta del suo pontificato, definendolo “Anno Santo della misericordia”, quando in realtà tutti i giubilei, per definizione, sono “della misericordia”.

Da allora in Vaticano sono alla costante ricerca di qualche “novità” per far colpo sui media e mostrare quanto è misericordioso questo papa.

Per esempio, la bolla di indizione istituì i “Missionari della misericordia”, ovvero anomale figure di confessori che dovevano andare in giro ad assolvere dai peccati di competenza della Santa Sede. Per dare l’idea della “grande perdonanza” papale.

La trovata fece clamore. Ma poi qualcuno deve aver fatto notare che i peccati riservati alla Santa Sede in realtà sono rarissimi e dunque tutto si sarebbe risolto in un flop.

Così dall’entourage bergogliano è stata escogitata la decisione di questi giorni: delegare tutti i sacerdoti al perdono del peccato di aborto che è di competenza dei vescovi. E questa è di certo una trovata che colpisce molto di più.

Qualcuno riterrà che io sia troppo critico, ma dimentica che questa è la funzione della stampa. Inoltre l’adulazione acritica del papa non è affatto una virtù per la Chiesa.

Il vescovo spagnolo Melchor Cano (1509-1560), insigne teologo domenicano al Concilio di Trento, così insegnava come ci si deve rapportare al papa: “Pietro non ha bisogno delle nostre bugie o della nostra adulazione. Coloro che difendono ciecamente e indiscriminatamente ogni decisione del Sommo Pontefice sono quelli che più minano l’autorità della Santa Sede: distruggono, invece di rafforzare le sue fondamenta”.

Perciò la critica è preziosa anche per il Vescovo di Roma.

DOV’E’ L’INDULGENZA?

Sul Giubileo, per esempio, è inevitabile aggiungere che la bolla di indizione dell’Anno Santo e la Lettera dell’altroieri sono all’insegna della confusione e del pressappochismo.

Infatti qui, diversamente dai precedenti Giubilei, non si spiega cosa è l’indulgenza e non si indica come concretamente si lucra.

Non si tratta di un cavillo per addetti ai lavori. Perché il contenuto essenziale di un Giubileo non è certo la confessione del peccato di aborto (o di qualsiasi altro peccato), per il quale si può già ottenere il perdono, da sempre.

Il contenuto dell’Anno Santo è proprio la remissione delle pene temporali, ovvero quell’indulgenza che permette di evitare o abbreviare il Purgatorio.

Sennonché le espressioni Purgatorio e “remissione della pena temporale” neanche ci sono, nella bolla e nella lettera.

Sarebbe come se in un provvedimento di amnistia del parlamento non si parlasse dell’amnistia.

Dunque si lucrerà l’indulgenza nell’Anno Santo? E come? E perché Bergoglio non ne parla?

Si è ipotizzato che non ne parli per non urtare i protestanti che, storicamente, sono allergici alle indulgenze e non credono al Purgatorio. Ma pareva assurdo, impensabile (sarebbe come abolire il Natale per far piacere ai musulmani).

Eppure, un vaticanista del “Corriere” ieri ha elogiato la lettera di Bergoglio proprio per il suo “effetto liberante rispetto allo spinoso tema delle indulgenze che sono state all’origine della ‘protesta’ di Lutero”. Perché “Francesco usa la parola indulgenza come sinonimo di ‘grazia del Giubileo’ ”.

Ma che sarebbe questa grazia del Giubileo? Nella bolla bergogliana il concetto di “indulgenza” si confonde con quello di perdono sacramentale dei peccati (la confessione). Mentre invece è un’altra cosa, molto diversa.

In pratica non viene mai espressa con chiarezza la dottrina dell’indulgenza, né si danno le tassative indicazioni per ottenerla.

Perciò questo Anno Santo sembra più che altro una grande, ma confusa e improvvisata, liturgia penitenziale.

In questo senso sarà interessante vedere se i fan laicisti e anticlericali di Bergoglio – come Scalfari, Bertinotti o Pannella – ne approfitteranno.

E’ curioso infatti che certi laici esaltino questo papa, ma non ascoltino il suo invito al pentimento e alla conversione. Che vorrà dire?

 

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 3 settembre 2015

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