Ieri molti hanno cercato di vedere le stelle cadenti. E’ dalla notte dei tempi che gli uomini guardano il cielo stellato pieni di meraviglia e di timore: uno spettacolo commovente perché ha a che fare col mistero del nostro essere nell’universo, con la nostra solitudine.

C’è una traccia nella nostra lingua, nella parola “desiderio”. Infatti “de-sidera” etimologicamente rimanda all’impossibilità di vedere le stelle, quando gli aruspici non potevano scrutare gli astri per decifrare un destino e i viandanti non potevano orientarsi per ritrovare la strada.

Così gli antichi chiamavano “desiderantes” quei soldati romani che, preoccupati, attendevano il ritorno incerto dei propri compagni dal campo di battaglia.

Ma “desiderantes” sono tutti coloro che soffrono una mancanza o una nostalgia, siamo tutti noi per il buio che avvolge il nostro destino.

Soldati di non si sa quale guerra, inquieti viandanti, inappagati sognatori alla ricerca di noi stessi, con tante domande sul senso della vita e sulla nostra sorte, come in una notte senza stelle.

Con la sua sensibilità ebraica, George Steiner dice: “Siamo le creature di una grande sete, ossessionate dal ritorno a una casa che non abbiamo mai conosciuto. […] Più che ‘homo sapiens’, l’uomo è ‘homo quaerens’ ”. Continua

Forse papa Bergoglio non si è reso conto, ma ieri alla Porziuncola di Assisi, cuore del francescanesimo, egli ha reso omaggio al più grande dei “fondamentalisti cattolici”, al simbolo di quel fondamentalismo cattolico che è stato il bersaglio polemico di Bergoglio anche nella nota conferenza stampa in aereo di domenica.

In quell’occasione il papa, interrogato sul sacerdote sgozzato sull’altare a Rouen, non ha dedicato nemmeno una parola a padre Jacques, ma si è fatto in quattro per negare che quel terrorismo abbia a che fare con l’Islam.

Poi – sempre in difesa dell’Islam – Bergoglio ha aggiunto un attacco ai cattolici: credo che in quasi tutte le religioni ci sia sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Noi ne abbiamo”.

Ma cos’è il “fondamentalismo”?

Significa: applicazione letterale dei testi sacri. Nella storia cattolica è proprio san Francesco colui che ha predicato l’applicazione del Vangelo alla lettera, “sine glossa”. Continua

“Il silenzio è la cosa più straordinaria che esista in natura. Lo si può interpretare in chiave filosofica e artistica, ma alla fine è costituito semplicemente dall’assenza di rompicoglioni nelle vicinanze”.

Forse questo pensiero – tratto da un libro di Marco Presta – è un po’ da misantropi, ma coloro che rompono (il silenzio) sono “più numerosi delle stelle del cielo”, specie in estate.

Perché questa è la stagione in cui i nemici giurati della quiete mettono fuori le loro esuberanti testoline dalle tane e si organizzano, si scatenano, si motorizzano, si associano, si esibiscono a far gazzarra in ogni dove e nelle modalità le più diverse e sguaiate. Continua

Leone XIII fu Papa dal 1878 al 1903 (…). Parliamo di un grande Papa, che è stato un ottimo Pontefice, dotato di saggezza, senso della realtà, consapevolezza del momento storico, prudenza e coraggio.

Ebbene il fatto misterioso di cui parliamo gli accadde il 13 ottobre 1884. Quel giorno, assistendo a una seconda messa di ringraziamento «a un tratto lo si vide drizzare energicamente il capo, poi fissare qualche cosa al di sopra del capo del celebrante. guardava fisso, senza batter palpebra, ma con un senso di terrore e di meraviglia, cambiando colore e lineamenti».

Dicono i testimoni che «finalmente, come rivenendo in sé, dando un leggero, ma energico tocco di mano, si alza. Lo si vede avviarsi verso il suo studio privato. I familiari lo seguono con premura e ansiosi. gli dicono sommessamente: “Santo Padre, non si sente bene? Ha bisogno di qualcosa?”. risponde: “Niente, niente”. dopo una mezz’ora fa chiamare il Segretario della congregazione dei riti e, porgendogli un foglio, gli ingiunge di farlo stampare e di farlo pervenire a tutti gli ordinari del mondo».

Si trattava della famosa preghiera a san Michele Arcangelo, protettore della Chiesa, che da allora fu fatta recitare alla fine della Santa Messa in tutte le chiese del mondo: era una lunga invocazione al capo delle milizie celesti perché incatenasse Satana all’inferno impedendogli di dilagare nel mondo contro la Chiesa e le anime (questa preghiera fu inopinatamente cancellata dopo il Concilio).

Degno di nota il fatto che Benedetto XVI abbia voluto far fare una statua in onore di san Michele Arcangelo da collocare nei giardini vaticani, a protezione della piccola città del Papa (…).

Ma per quale motivo Leone XIII scrisse quella preghiera? E cosa gli era successo durante la messa? Cosa aveva visto e sentito?

Il Papa disse che si trattava del futuro della Chiesa. In effetti Leone XIII ebbe la visione dei demoni che si addensavano sul Vaticano e sulla basilica di San Pietro che – assalita dalle forze infernali – tremava paurosamente.

Il Papa udì un misterioso e agghiacciante dialogo nel quale Satana sfidava il Signore affermando che se avesse avuto mano libera avrebbe distrutto la sua Chiesa in cento anni.

Si può cogliere in questa «sfida» apocalittica il disprezzo di sempre che Lucifero ha verso gli uomini che accusa davanti al Creatore di essere al servizio suo, di Satana, e non figli di Dio.

Mentre, nel consentire questa sfida, da parte del Signore c’è il suo amore appassionato ed eterno che vuole le sue creature liberamente capaci – con la sua grazia – di opporsi al Maligno, vincerlo e ottenere così l’immenso dono della salvezza e della divinizzazione.

E’ per questo – secondo le parole del cardinale Ivan dias a Lourdes nel 2008 – che nell’ultimo secolo Dio ha inviato la Madonna sulla terra con apparizioni tanto straordinarie e profetiche, per avvertire, sostenere e confortare i suoi figli immersi nella grande battaglia.

Dunque Leone XIII non solo scrisse quella preghiera a san Michele Arcangelo facendola recitare, da quel momento in poi, alla fine della messa in tutte le chiese, ma – come sottolineò il cardinale Nasalli Rocca – il Papa «scrisse di sua mano uno speciale esorcismo contenuto nel rituale romano. Questi esorcismi egli raccomandava ai vescovi e ai sa- cerdoti di recitarli spesso nelle loro diocesi e parrocchie. egli lo recitava spessissimo lungo il giorno».

Dunque nella redazione originale di questo misterioso esorcismo in satanam et angelos apostaticos (contro satana e gli angeli apostati), scritto da Leone XIII e inserito obbligatoriamente nel Rituale romanum, si leggeva questa enigmatica formula:

«Ecco la Chiesa, Sposa dell’Agnello Immacolato, saturata di amarezza e abbeverata di veleno da nemici molto astuti; essi hanno posato le loro empie mani su tutto ciò che c’è di più sacro. Laddove fu istituita la sede del beato Pietro e la cattedra della Verità, là hanno posto il trono della loro abominazione nell’empietà; in modo che colpito il pastore, il gregge possa essere disperso».

E’ una formula che sconcerta e per questo, alcuni decenni dopo, sotto il Pontificato di Pio XI, quell’esorcismo venne accorciato e questa fu una delle frasi cancellate. Per prudenza.

Perché poteva essere «male interpretata» come si disse anche di quella parte del Segreto di Fatima che non è mai stata rivelata. Lo sconcerto che suscita la frase tagliata dall’esorcismo è simile al terrore che attanagliava suor Lucia quan- do non riusciva a scrivere quel testo. Avevano qualcosa di terribile in comune?

(…) Sia la visione di Leone XIII, che il Segreto di Fatima e le visioni della Emmerich hanno al centro il Papato. Il dramma del Papato. E stabiliscono che al culmine dello scatenamento di Satana quello sarà l’obiettivo supremo delle forze infernali.

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Il 7 luglio 2014 la rivista argentina «Viva» ha pubblicato un’intervista a papa Bergoglio nella quale egli fornisce un decalogo per vivere felici e in pace.

La cosa è stata rilanciata e amplificata come un distillato di saggezza epocale. Ma è difficile capire cosa ci sia da ammirare nella massima che Bergoglio ha posto come prima regola per la felicità: «Vivi e lascia vivere».

E’ questa la «filosofia di vita» del Papa? E’ per questo che Gesù Cristo ha accettato di subire il supplizio della croce? Si resta perplessi.

C’è chi ha preso tutto molto sul serio (forse troppo) e ha ricordato in proposito una delle visioni della beata Anna Caterina Emmerich (1774-1824) che ebbe molte rivelazioni sul passato e sul futuro della chiesa:

Vidi in una città, una riunione di ecclesiastici, di laici e di donne, che erano seduti insieme a mangiare e a fare scherzi frivoli, e sopra di loro una nuvola nera che scorreva su un piano immerso nell’oscurità. In mezzo a questa nebbia, vidi Satana seduto in una forma orribile e, intorno a lui tanti accompagnatori per quante persone c’erano nella riunione che si teneva sotto. Tutti questi spiriti malvagi erano continuamente in movimento e occupati a spingere il male in questa riunione di persone. Parlavano loro all’orecchio e agivano su di esse in tutti i modi possibili.

La mistica descrive la preoccupante situazione spirituale di queste persone e aggiunge:

Gli ecclesiastici erano di quelli che avevano come principio: «Vivi e lascia vivere. Nella nostra epoca non bisogna restare da parte, né essere misantropi, bisogna gioire con chi gioisce».

Francamente non scomoderei la Emmerich per quella banale (e infelice) battuta. Però colpisce che in tutto il decalogo del Papa per vivere felici, abbastanza terra terra («procedi con calma», «preserva il tempo libero», «rispetta il pensiero degli altri senza proselitismo»), sia completamente assente Dio.

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Anna Caterina Emmerich è una monaca agostiniana tedesca nata nel 1774 e morta nel 1824. Giovanni Paolo II l’ha beatificata il 3 ottobre 2004 parlando delle sue straordinarie grazie mistiche e il riferimento era – in particolare – alla sua descrizione della passione di Cristo.

La Emmerich è nota, fra l’altro, per la sua visione della casa della Madonna e dell’apostolo Giovanni a Efeso, visione che nel XX secolo ha permesso il ritrovamento archeologico di quell’importante sito.

Molte altre sue visioni però – raccolte e trascritte da Clemens Brentano – riguardavano la chiesa in epoche diverse, sia del passato sia del futuro.

Ce ne sono alcune, finora quasi sconosciute, che sono tornate di grande attualità da quando la chiesa di Roma si trova con due Papi in Vaticano, fatto assolutamente inedito in tutta la sua lunga storia.

Dopo il marzo 2013, brani di queste visioni sono stati pubblicate in un breve articoletto del «Foglio» che poi, nei suoi contenuti, è stato rilanciato su molti siti internet critici verso Bergoglio.

C’è anche un riferimento temporale il quale, stando a quell’articolo, confermerebbe che si tratta proprio di una profezia sul nostro tempo.

Infatti la Emmerich parla di un’epoca futura (rispetto a lei) in cui sarà stata riformata la liturgia cattolica: «La Messa era breve. Il Vangelo di san Giovanni non veniva letto alla fine».

In effetti fra il 1967 e il 1969 è stata fatta una riforma liturgica che contiene proprio queste innovazioni, insieme ad altre. Quindi alcune di quelle visioni della Emmerich potrebbero riguardare il periodo storico successivo al 1969.

Non solo. C’è un altro «dettaglio» temporale importantissimo che la mistica tedesca ci fornisce: «Se non sbaglio sentii che Lucifero sarà liberato e gli verranno tolte le catene, cinquanta o sessant’anni prima degli anni 2000 dopo Cristo, per un certo tempo».

Questa è una rivelazione importantissima perché la si ritrova, negli stessi termini, nella terribile visione che ebbe papa Leone XIII a fine Ottocento e – più recentemente – nei messaggi della Madonna di Medjugorje. E in tutti e tre i casi è il preannuncio di un tempo di prova durissima per la chiesa che comincia nella seconda metà del XX secolo. Ma andiamo avanti.

In particolare nelle visioni profetiche della Emmerich – secondo l’articolista del «Foglio» – c’è «un tempo futuro di coesistenza di due Papi».

Ecco la citazione della Emmerich relativa alla visione del 13 maggio (sic!) 1820:

Vidi anche il rapporto tra i due Papi … Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità. Continua

C’è una certa borghesia italiana che ha frequentato sia la “Lotta di classe” che il Salotto di classe (spesso allo stesso tempo). Ma che il Salotto continuo abbia prevalso sulla “lotta continua” è reso evidente anche da certi malinconici dettagli della cronaca.

Non a caso ieri Renato Guttuso è tornato sulle prime pagine dei giornali a causa della morte della sua Musa, la contessa Marta Marzotto, mentre non ha fatto notizia – ancorché benedetta da Giorgio Napolitano – l’esposizione (appena conclusasi) di due sue opere importanti a Milano nello spazio delle Gallerie d’Italia, per la mostra “Gramsci. I Quaderni del carcere ed echi in Guttuso”.

Eppure tale mostra esponeva i 33 manoscritti di Antonio Gramsci (dal 1929 al 1935) che Togliatti fece poi pubblicare dall’Einaudi come “Quaderni dal carcere” (in parte erano stati redatti nella clinica di Formia).

I “Quaderni” sono stati fondamentali per l’identità e la politica del Pci e per la storia culturale e politica dell’Italia.

I manoscritti gramsciani – dicevo – sono stati esposti a Milano insieme a due opere di Guttuso, “La battaglia di Ponte dell’Ammiraglio” (1955) e “I funerali di Togliatti” (1972), proprio per sottolineare l’influenza di Gramsci sull’artista siciliano e quanto il politico sardo sia stato decisivo per costruire quell’ “egemonia culturale” del Pci che ancora sopravvive alla sua morte come partito organizzato.

Ugo Sposetti, presidente dell’Associazione Enrico Berlinguer, ha affermato che il pittore “raccoglie l’eredità gramsciana rappresentando nelle sue opere le idee di libertà, di lotta, di riscatto”.

Questa è la versione ufficiale (un po’ vetero-comunista). Però c’è un giallo politico proprio su una delle due opere di Guttuso esposte in questa mostra. Prima di spiegarlo va segnalato il singolare contesto di questa mostra. Continua

L’Italia, con l’Europa, si dibatte in un’impotenza e un’angoscia molto più profonde e gravi della stessa crisi economica.

Certo, questa crisi da noi sembra senza via d’uscita (aumenta la povertà, la disoccupazione giovanile è devastante, il sistema bancario trema) e si aggiunge all’aggressione del terrorismo, all’esplosione politica della Ue e alla marea migratoria.

Tuttavia è sempre più forte la convinzione che all’origine di tutto questo ci sia una crisi di civiltà. Che nasce da una disfatta spirituale, da una perdita di radici culturali e di identità religiosa.

L’altroieri un intellettuale laico e liberale come Ernesto Galli della Loggia lo scriveva nell’editoriale del Corriere della sera.

ELITE ANTICRISTIANE

Fra le cause di questa disfatta indicava la “delegittimazione ideologico-culturale” del Cristianesimo e “più in generale” del “nesso religione-società” (insieme ad altri fattori relativi alla decadenza dello Stato).

Questa, sostiene Galli, “è stata per gran parte l’opera di élite superficialmente progressiste, di debolissima cultura storica e politica, succubi delle mode, le quali hanno così creato un vuoto culturale e sociale enorme”. Continua

PADRE JACQUES HAMEL, 86 ANNI ERA UN SACERDOTE FRANCESE ED E’ STATO SGOZZATO DURANTE LA MESSA, A ROUEN, DA DUE TERRORISTI CHE HANNO FATTO IRRUZIONE TENENDO IN MANO DEI COLTELLI.
ANCHE UN’ALTRA PERSONA (FORSE UNA SUORA) E’ STATA GRAVEMENTE FERITA.
PADRE JACQUES, CIOE’ GIACOMO: IERI ERA SAN GIACOMO. E’ IL NOME DEL PRIMO APOSTOLO A MORIRE MARTIRE.
L’ISIS HA RIVENDICATO QUESTA MATTANZA E QUESTA PROFANAZIONE DI UNA CHIESA.
E BERGOGLIO COSA DICE?
STAVOLTA NON POTEVA USARE LE SUE SOLITE PRETESTUOSE SPIEGAZIONI (I MERCANTI DI FUCILI, L’OCCIDENTE EC): INFATTI SIAMO DI FRONTE AL CHIARO ODIO ANTICRISTIANO CHE HA MACELLATO UN POVERO, ANZIANO, INERME E INNOCENTE SACERDOTE DI CRISTO CON UN COLTELLO…
DUNQUE BERGOGLIO NON PERVENUTO.
A QUANTO PARE LUI SEGUE, DISCIPLINATAMENTE, L’ATTEGGIAMENTO DETTATO DA OBAMA CHE NON VUOLE NEMMENO MAI PRONUNCIARE LA PAROLA “ISLAMICO” DI FRONTE AGLI ATTACCHI DEL TERRORISMO.
INFATTI SI E’ SENTITO SOLO IL BALBETTIO IMBARAZZATO E GENERICO DEL PORTAVOCE VATICANO
QUASI MAI UNA POSIZIONE NETTA. UNA PAROLA CHIARA E DECISA PRONUNCIATA DAL VESCOVO DI ROMA. TRANNE RARISSIME ECCEZIONI (PERALTRO CON GROSSE RETICENZE)
DA BERGOGLIO NON SI SENTE SOLITAMENTE UNA DIFESA APPASSIONATA DELLA CHIESA CATTOLICA PERSEGUITATA E ODIATA.
LUI NORMALMENTE NON HA PAROLE D’AMORE PER LA CHIESA DI CRISTO, PER TANTI FEDELI CHE SI TROVANO COME PECORE IN MEZZO AI LUPI.
ANZI, DA TRE ANNI BERGOGLIO RIVOLGE ABITUALMENTE CONTRO LA CHIESA PAROLE DURE, UMILIANTI. ATTACCHI QUOTIDIANI.
LA DELEGITTIMA IN OGNI MODO. ALTRO CHE DIFENDERLA, LA DEMOLISCE OGNI GIORNO DI PIU’ PER INNALZARE SE STESSO, ESALTATO E MITIZZATO DAI MEDIA LAICISTI E ANTICATTOLICI.
COSI’ NOI CATTOLICI SIAMO SOLI DAVANTI AL DISPREZZO DEL MONDO E DAVANTI ALL’ODIO E ALLA VIOLENZA DEI PERSECUTORI.
SICURI PERO’ DEL VERO BUON PASTORE, ONORIAMO LA MEMORIA DI PADRE JACQUES, MARTIRE DELLA FEDE CRISTIANA E PREGHIAMO CON DOLORE PER LE DISGRAZIATE ANIME DEI PERSECUTORI E DEGLI ASSASSINI.
CHE PADRE JACQUES INTERCEDA PER LA CHIESA E PER IL MONDO. LUI CHE E’ STATO MARTIRIZZATO DURANTE UNA SANTA MESSA, CIOE’ DURANTE IL RIACCADERE DEL SACRIFICIO DI COLUI CHE CON LA SUA CROCE CI HA SALVATI.
CHE QUEL SACRIFICIO SALVIFICO RESTI PER SEMPRE IL CUORE DELLA CHIESA E LA SALVEZZA DEL MONDO, CHE NESSUNO PROVI MAI A OBNUBILARLO.

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Antonio Socci

L’uomo della strage di Nizza, Mohamed Lahouaiej Bohlel, fino al 13 luglio era una persona comune, un tipo che non dava nell’occhio. Emigrato in Francia una decina di anni fa dalla Tunisia aveva un permesso di soggiorno che sarebbe scaduto nel 2019.

“M’era sembrato molto tranquillo… forse un po’ triste”, dice la vicina di casa: “era sempre da solo… un’unica volta l’ho visto in compagnia del figli”.

Da un anno era andato a vivere lontano dalla moglie e dai tre suoi bambini. Forse aveva avuto problemi di prestiti e debiti e qualche grana giudiziaria. Aveva partecipato a una rissa, ma nulla che potesse allertare l’antiterrorismo. Pare che fosse “depresso e instabile”, ma anche questo non può spiegare l’orrore che ha perpetrato.

Del resto il “male di vivere” è un connotato della nostra condizione umana e il nichilismo dell’Occidente lo amplifica e lo grava di nuovi fardelli. Ma è una condizione comune. Tutto questo non c’entra ancora niente con il terrorismo e la strage. Al massimo può prendere la strada della disperazione personale o quella del rancore e dell’odio.

Una pagina dello scrittore svedese Hjalmar Soderberg coglie bene la nostra condizione umana:

“Vogliamo essere amati. In mancanza di ciò, ammirati; in mancanza di ciò, temuti. In mancanza di ciò, odiati e disprezzati. Vogliamo suscitare negli altri una qualche sorta di emozione. L’anima trema davanti al vuoto e ha bisogno di un contatto a ogni costo.”

In fondo anche i “social” che ci siamo inventati – per viverci dentro con i telefonini, che sono le scatole nere delle nostre vite – servono ad anestetizzare tutta questa immensa solitudine che non permette di sentirsi vivi. E soprattutto amati.

Ma qual è il fattore misterioso che trasforma un essere umano, con la sua consueta fatica di vivere, comune a tutti noi, in un terrorista stragista?

E’ l’ideologia. Non è necessario essere intellettuali o particolarmente militanti. Basta anche solo l’infatuazione, la suggestione dalla propaganda balorda. Mohamed – a quanto pare – ha espresso tutto nel solito grido di battaglia: “Allah Akbar”. Continua

L’euro in sé è un affare (come fu promesso) o una maledizione (come oggi appare)? Ci sono contrapposte opinioni. Ma parlano i fatti invece su come la moneta unica è stata concretamente realizzata e gestita.

Il professor Mario Baldassarri, col suo Centro studi Economia reale, ha calcolato quanto ci è costata la politica della Banca centrale europea guidata – dal 2003 – da Jean-Claude Trichet in base ai diktat teutonici della Bundesbank, quelli che vogliono l’euro come un super-marco.

I NUMERI

Ebbene, “all’intera eurozona la super moneta unica è costata dal 2003 al 2014 l’11% di Pil in meno e 18 milioni di disoccupati in più. A questo si aggiunge il costo della stupidità di Maastricht, che ha spinto tutti i governi a cercare di azzerare il deficit aumentando tasse e tagliando investimenti. Qui abbiamo perso altri 8 milioni di occupati e il 5% di Pil”. Continua

Non so se ve ne siete accorti, ma ormai sui media non c’è più una sola voce controcorrente, che cioè racconti veramente quello che sta accadendo sotto il regime bergogliano nella Chiesa. Siamo sotto una plumbea dittatura argentina.
Chi può dare fastidio al Potere bergogliano sui media sembra non aver diritto di parola. Perfino i maggiori intellettuali cattolici, che si sono espressi duramente sull’Amoris laetitia (penso a Spaemann, a Grygiel o a Seifert, persone che hanno strettamente collaborato con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) sono rimasti invisibili sui media. Le loro dure critiche sono state silenziate.
Addirittura l’esplosivo discorso del 21 maggio di mons. Gaenswein, segretario e braccio destro di Benedetto XVI, è risultato pressoché introvabile sui media. Come pure la voce critica di alcuni teologi, di vescovi o cardinali.
UNA CENSURA TOTALE. UNA COSA MAI VISTA. POSSIBILE CHE NESSUNA VOCE SI ALZI PER DENUNCIARE QUESTA DITTATURA IMPOSTA A LODE E GLORIA DEL “MISERICORDIOSO” ARGENTINO?
Resta – è vero – la rete. Grazie al cielo qui è ancora possibile scrivere e leggere la verità dei fatti. E già qualche clerico-bergogliano lancia anatemi contro la rete stessa perché quella non riescono a controllarla e a imporre il loro bavaglio anche lì.
Qualche amico osserva che è davvero triste che questa dittatura argentina si sia imposta senza la minima reazione critica nemmeno da parte laica.
Ma questa è un’osservazione ingenua perché proprio i media laicisti sono i più scatenati sostenitori di Bergoglio. Hanno trovato finalmente colui che può realizzare il loro sogno: distruggere la Chiesa Cattolica. Dunque è del tutto ovvio che si spellino le mani nell’applaudirlo e nel sostenerlo. Mettendo a tacere le voci contrarie della Resistenza Cattolica.
C’è però una notizia da dare ed è questa: la Resistenza vincerà, perché Cristo vincerà. Statene certi. Non saranno l’eresia e l’apostasia a prevalere. Sebbene oggi abbiano tutto il potere mondano.
Oggi sembra stravincere chi vuole liquidare la fede cattolica, ma il Re dei Cieli farà trionfare visibilmente il Cuore Immacolato di Maria.
Per questo oggi invochiamo la nostra Madre anche per la conversione di chi opprime la Chiesa e di chi collabora a distruggere l’opera di Dio. Noi preghiamo per i persecutori, per la salvezza delle loro anime.
E preghiamo la Madonna perché protegga le nostre anime dalla menzogna e dalla viltà.
Tutta la nostra vita, tutto di noi sia sotto il manto del suo sguardo materno. QUI con la voce di Caterina (in una bellissima canzone di Victor Heredia) tutto affidiamo a Lei che è l’aiuto dei cristiani, la Regina delle Vittorie.

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