L’epoca trumpiana spazza via i dogmi della vecchia globalizzazione e mostra possibilità di crescita formidabili laddove prima c’era solo una giungla di problemi. Pensiamo all’immigrazionismo, un’ideologia nefasta, finora molto sponsorizzata dalle classi dirigenti progressiste. Secondo costoro le immigrazioni di massa sono un destino ineluttabile e non arginabile.

È falso (in Italia Salvini e Minniti lo hanno dimostrato; ora lo dimostrano anche altrove). Inoltre le migrazioni di massa sono un fenomeno devastante per tutti: per chi deve sradicarsi ed emigrare e per chi subisce un’immigrazione incontrollata. Continua

Questa settimana si è visto il teatro dell’assurdo. Dopo giorni di celebrazione estatica del Manifesto di Ventotene – letto da pochissimi, ma elevato al rango di testo sacro nell’adunata organizzata il 15 marzo da Repubblica (che ha ristampato e diffuso questo nuovo vangelo) – Giorgia Meloni, il 19 marzo, in Parlamento ne ha citato due passi (sulla democrazia e sulla proprietà privata) aggiungendo solo una breve frase di dissenso: “questa non è la mia Europa”.

Spalancati cielo. È successo di tutto. Proteste scandalizzate, urla, lacrime, seduta sospesa alla Camera, pellegrinaggi a Ventotene, scomuniche isteriche, tuoni, fulmini e saette. La premier è stata accusata di aver profanato qualcosa di sacro, come se avesse bestemmiato in chiesa dall’altare. Continua

Ieri il Papa, che essendo ricoverato non ha potuto leggere il suo messaggio all’Angelus, ha scritto: “Anch’io prego per voi e prego soprattutto per la pace. Da qui la guerra appare ancora più assurda. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Kivu”.

Il Pontefice in questi anni ha continuato a implorare pace come la biblica voce che grida nel deserto. Probabilmente oggi, da malato, in ospedale, offre anche le sue sofferenze per questo. E proprio nei giorni di dolore del Pontefice si sta faticosamente mettendo in moto quel cammino della pace che egli ha invocato per anni. Continua

Trump ha rimesso in moto la Storia che si era infognata in una spirale di conflitti e nella decadenza (geopolitica, culturale ed economica) dell’Occidente. L’Italia di Giorgia Meloni ha assunto un rilievo inedito sulla scena mondiale dell’epoca trumpiana. Ma la palude politica composta da Dem Usa e Ue non tollera chi costruisce pace e sviluppo con idee innovative, rifiutando la loro ideologia woke. Continua

Al cuore (rosso antico) non si comanda, perciò a Sinistra – con la nuova amministrazione Usa – hanno ricominciato a detestare gli “amerikani”. Marcello Sorgi, sulla Stampa, spiega che “Pd e Avs hanno già maturato un giudizio durissimo nei confronti di Trump, accusando di conseguenza la premier (Meloni, ndr) di essersi sottomessa” (gli stessi argomenti del Pci di Togliatti contro De Gasperi).

Così – riconosce Sorgi – il Pd rischia di “capovolgere del tutto” le sue posizioni recenti e “tornare indietro” verso “la politica antiamericana e antiatlantista che per decenni aveva caratterizzato il Pci”. Continua

Il mainstream vive di slogan e demonizzazioni. Lo abbiamo visto pure in questi giorni. La Sinistra e i media hanno dedicato più tempo e più spazio all’interpretazione (sbagliata) del braccio teso di Elon Musk che all’analisi seria dei contenuti e delle ragioni del programma enunciato dal nuovo presidente Trump.

Anche per liquidare tale programma del resto sono ricorsi alla semplificazione faziosa: per esempio i dazi. D’improvviso si è cominciato a gridare che gli annunciati dazi alle merci europee, esportate negli Usa, sono una mazzata tragica che il cattivo Trump sta per infliggerci (mentre la vera mazzata è stata il Green Deal europeo che loro hanno applaudito). Continua

Siamo così abituati a essere nell’occhio del ciclone, ad essere travolti da emergenze e da crisi di ogni genere, siamo così abituati ad essere considerati – come Italia – “il malato d’Europa”, che non ci rendiamo conto che si sta verificando una situazione opposta ed è sotto i nostri occhi: siamo il più stabile e solido fra i grandi Paesi fondatori della Cee/Ue. È un traguardo storico, un fatto inedito.

Lo ha rilevato, giorni fa, perfino Giuliano Ferrara che di sicuro non è un simpatizzante di questo governo. Sul Foglio ha infatti ironizzato su chi è indispettito perché l’Italia è diventata un Paese normale e su chi trova “inaccettabile” questo cielo sereno sulla Penisola. Continua

“L’inizio della vita del figlio non si può leggere senza leggere la vita della mamma; e la vita dopo la nascita non si capisce se non si legge la vita prima di nascere”.

Quando si parla di “utero in affitto” – invece di considerare la donna come se fosse un forno intercambiabile in cui si fa cuocere un pane (che resta estraneo al forno) – bisognerebbe tener presenti le parole citate, tratte dal bel libro del neonatologo Carlo Bellieni, intitolato I primi 1000 giorno d’oro (Ancora). Continua

Il presidente francese Macron ha sollevato la questione dell’aborto al G7(uscendone sconfitto) per propaganda personale. Ma ne è scaturito un assalto politico del Pd e dei giornaloni a Giorgia Meloni. Perché? La legge sull’aborto c’è già, dunque su cosa nasce lo scontro?

La polemica iniziò alla nascita dello stesso governo Meloni, quando la premier affermò di non voler toccare la legge 194, ma di volerla applicare integralmente, anche nelle parti che possono aiutare la donna a decidere di non abortire. Da allora, incredibilmente, i partiti di sinistra attaccano la premier che – a loro avviso – attenterebbe al “diritto di abortire”.

In realtà lei fa riferimento proprio alla filosofia della legge 194, votata dal Pci, filosofia che dal partito guidato da Enrico Berlinguer fu particolarmente enfatizzata. Ma che oggi il Pd e la sinistra hanno rinnegato. Così, paradossalmente – oggi è la Meloni – non la Schlein – che può citare le parole di Berlinguer, molto imbarazzanti per il Pd. Continua

La sgangherata architettura della UE è così caotica – non essendo uno Stato, non avendo né una Costituzione, né un Parlamento vero – che le procedure per definire la nuova Commissione europea – l’organo di governo – sono molto complicate e poco chiare.

Essa deve avere un delegato di ognuno dei Paesi della UE (con la carica di Commissario), ma deve esserci anche un qualche accordo politico fra i partiti che garantisca il consenso. Un meccanismo che induce a cercare maggioranze numeriche rabberciate, magari con accordi di potere nei corridoi. È una strada impervia. Continua