“Erano, sono e resteranno sempre comunisti!”, questo slogan era spesso ripetuto da Berlusconi contro la sinistra. Nei comizi i toni com’è noto sono molto accesi. Tuttavia è un giudizio che trova conferma nei fatti del trentennio 1994-2024.

Casomai con una postilla: restano comunisti, ma pretendendo di essere anche “tutto il resto all’occorrenza”. Come dimostrano i continui cortocircuiti del Pd, gli ultimi dei quali sono l’adesione della Schlein al referendum contro il Jobs Act (che è stato per anni la bandiera liberista del Pd: fu la legge qualificante del governo Renzi nel 2016) e la candidatura di ultrapacifisti nelle sue liste (il Pd di Letta è stato il gendarme ideologico dell’ortodossia atlantista sulla guerra in Ucraina). Continua

Nell’Europarlamento, alla disastrosa direttiva europea sulla “casa green”, si oppongono insieme Partito popolare europeo e partiti conservatori. È il primo segnale di una diversa maggioranza possibile, nella UE, che manderà la sinistra all’opposizione?

A dire il vero non è il primo segnale. E, curiosamente, a lanciare l’allarmein Italia nei giorni scorsi non sono stati esponenti post-comunisti, ma uno storico dirigente della DC della prima repubblica: Guido Bodrato. Continua

Nel caos del Pd, fra risse di correnti, pessime notizie da Bruxelles e sondaggi apocalittici, è passata in secondo piano la vera novità politica: il (possibile) divorzio fra democristiani e comunisti con l’eventuale riesumazione di un simil-Pci sulle ceneri del Pd e la fuoriuscita della cosiddetta “componente cattolica” (la vecchia sinistra dc). Continua

Un vecchio leader democristiano, Pierluigi Castagnetti, che i media ritengono molto vicino al presidente Mattarella, nei giorni scorsi – considerando la tensione fra Usa e Russia – ha scritto un tweet alquanto saggio:

Non scherzare col fuoco. Va bene la reazione USA alla minaccia russa di invadere l’Ucraina con 175000 uomini. Va bene la vicinanza UE all’Ucraina. Ma che facciamo per evitare che? Forse è ora di dire che la pretesa russa che l’Ucraina non entri nella Nato ha qualche senso”.

Parole di realismo andreottiano. Infatti l’ingresso dell’Ucraina nella Nato – peraltro in violazione degli impegni presi con Mosca dai presidenti americani – non è solo una questione diplomatica fra Usa e Russia, ma è un rischio colossale per tutti noi: potrebbe essere la scintilla che rischia di trascinarci in un conflitto, prima economico, con disastrose sanzioni e grossi problemi per le forniture di gas, ma forse poi anche militare. Continua