AMARCORD

Sul Foglio (24/7) Claudio Giunta dedica due pagine celebrative ad Armando Petrucci (1932-2018), storico, letterato e accademico.

Però obietta: “Il volume degli ‘Scritti civili’ fa riflettere e non solo in positivo. Per più ragioni, avrei evitato di ristampare la lettera che qui invece secondo cronologia (è del 1972) apre il libro, una lettera di dimissioni dalla Mediaeval Academy of America scritta per protesta contro la guerra in Vietnam e in cui sciaguratamente si definiscono gli Stati Uniti come ‘la vivente reincarnazione’ della Germania nazista”.

Ma perché cancellare quella lettera? Anzi, sarebbe opportuno riaprire tutto il capitolo “dimenticato” dal nostro mondo intellettuale che sono gli anni Settanta. Bisognerebbe andare a rileggere quello che in quegli anni si scrisse (anzitutto sul comunismo che stava dilagando).

 

NEGAZIONISMO?

Il direttore della “Stampa” (25/7), Massimo Giannini, ha firmato un editoriale intitolato: “La velenosa demagogia dei negazionisti”. Parlava dalle polemiche su vaccini e green pass.

Ormai è invalsa la brutta abitudine di usare così il termine “negazionismo” sulla vicenda Covid, mentre – dalla parte opposta – si evocano i tempi dei campi di concentramento per contestare le attuali misure di sicurezza.

Eppure, già nell’agosto scorso, Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma, aveva opportunamente fatto presente che era una pessima consuetudine: “Faccio un appello a partiti politici e giornali: negazionismo, lager e campi di concentramento usiamoli per indicare il concetto originario per cui sono destinati. Altrimenti si relativizza la memoria e si svilisce la storia”.

Nessuno l’ha ascoltata.

 

IL DIBATTITO

Massimo Giannini sulla “Stampa” (29/7) ha ricordato di aver pubblicato l’editoriale di cui sopra, rivendicando il suo sostegno al Green Pass, perché doveva giustificare il fatto di aver aperto un dibattito sul suo giornale a proposito delle posizioni espresse da Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, critiche sullo stesso Green Pass.

Infatti è intervenuto Cacciari stesso e, il 29 luglio, anche Carlo Freccero a sostegno dei due filosofi.

Ma è significativa la spiegazione che Giannini ha ritenuto di dover dare di questo dibattito (che su un giornale dovrebbe essere normale e non bisognoso di una giustificazione): “Restiamo fermamente convinti che questa (del governo, ndr) sia la linea da seguire… Tuttavia, nel rispetto delle idee di tutti, e nella misura in cui queste non derivino da pregiudizio, ignoranza o strumentalizzazione politica, vogliamo tenere aperta una discussione sul tema, mettendo a confronto posizioni diverse, ma in ogni caso autorevoli… Il giornalismo sta al mondo per questo”.

Si dà il caso però che le cose scritte da Cacciari e Agamben (comunque le si voglia giudicare) sono da tempo sostenute anche da intellettuali, politici o giornalisti non di Sinistra (o non di Sinistra doc come Cacciari). La “Stampa” le ha mai ritenute degne di essere civilmente dibattute? O le ha bollate come “negazionismo”, magari derivante “da pregiudizio, ignoranza o strumentalizzazione politica”?

Se ben ricordo, la risposta giusta è la seconda. Però oggi si scopre che propugnano quelle idee anche intellettuali di sinistra che magari (come Cacciari) sono pure editorialisti della “Stampa” e allora diventano automaticamente “autorevoli” e meritano di essere discusse.

È il tic tipico di un certo mondo: considerare non ciò che si dice, ma chi lo dice. Siamo sicuri che sia giusto? Non sarà il solito dibattito tutto interno a una parte?

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 30 luglio 2021

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