Il cosiddetto “caso Di Cesare” non deve essere ridotto a una polemica di giornata o a provvedimenti contro la professoressa Donatella Di Cesare (che io, francamente, eviterei). È invece un’occasione per fare finalmente una seria riflessione culturale e politica. Che non è mai stata fatta davvero.

L’antefatto è il tweet che la Di Cesare, docente di filosofia all’Università La Sapienza di Roma, ha scritto per la morte della brigatista rossa Barbara Balzerani. In quel tweet, poi cancellato dalla docente, si leggeva: “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna”. Continua

Alla vigilia della pausa estiva e circa un anno dopo le elezioni che hanno riportato il Centrodestra al governo, si può fare un primo bilancio.

Se consideriamo tutti gli allarmi apocalittici della campagna elettorale sull’arrivo della “destra al potere” – dipinto da sinistra e giornali come l’irrompere dei lanzichenecchi – Giorgia Meloni può essere più che soddisfatta. Continua

Paolo Mieli, per storia professionale, è un’istituzione, oltre ad essere una persona squisita e un intellettuale importante (soprattutto come storico). Dopo Scalfari è anche (un po’) la bussola dell’area di centrosinistra. Un’autorità.

Però rischia – come lui – di prendere qualche granchio. L’ultimo curioso infortunio è accaduto venerdì scorso, quando, ospite di Lilli Gruber a “Otto e mezzo”, Mieli si è (molto) sbilanciato in una “profezia” su Elly Schlein che l’indomani mattina (ieri) è stata clamorosamente smentita dal suo stesso giornale. Continua

Paolo Mieli, che è un po’ la Cassazione del mondo progressista, ha emesso ieri una sentenza – in un editoriale del Corriere della sera – molto preoccupante per il Pd a guida Schlein.

Dopo aver riconosciuto alla nuova segreteria – con malcelata ironia – “un bilancio più che positivo” nel dar vita a polemiche quotidiane con il centrodestra, Mieli la affonda dicendo che fa continue baruffe perché “per la sinistra sarebbe terribilmente più complicato indicare una prospettiva diversa. Ad esempio, una via credibile per tornare al governo”. Continua

L’estate dei giornali offre un campionario di curiosità sorprendenti.

DE VULGARI ELOQUENTIA

All’espressione figlio di puttana, “nella variante ‘fili dele pute’ che si legge nell’affresco della basilica romana di San Clemente, del secolo XI, spetta il primato di più antico insulto scurrile attestato in italiano”.

Lo scrive Lorenzo Tomasin, recensendo, nell’inserto cultura del “Sole 24 ore” (31/7), il libro di Pietro Trifone, “Brutte, sporche e cattive. Le parolacce della lingua italiana” (Carocci). Un volume erudito dove si scopre pure che il termine “mignotta” evoca il “francese mignot(te), che all’origine è un appellativo affettuoso (‘graziosa’, ‘piacevole’)”.

Dante nel “De vulgari eloquentia” – titolo che non allude alle parole volgari, ma alle lingue volgari, cioè quelle parlate dai popoli – accenna anche al “tristiloquium turpissimum” e indica il romanesco come un dialetto alquanto sboccato. Continua

Le dichiarazioni di Berlusconi sulla guerra in Ucraina hanno fatto infuriare il “partito della guerra”, soprattutto perché è storicamente impossibile contestare l’atlantismo del Cavaliere.

Eppure ci hanno provato certi (autonominati) paladini dell’ortodossia atlantica che (com’è ovvio) arrivano tutti da sinistra.

Anzitutto Paolo Mieli (viene dal ’68 e da Potere operaio) che ieri ha addirittura assimilato Berlusconi ai “Partigiani della pace” del tempo di Togliatti (Berlusconi comunista?) in un editoriale sul “Corriere della sera”, diretto da Luciano Fontana, già capo dell’ufficio centrale dell’Unitàdi Veltroni, il quale Fontana, sempre ieri, ha sparato contro “quei politici molto comprensivi verso Putin” (ma è stato Macron a dichiarare che se si vuole la pace è meglio “non umiliare la Russia”).

Poi c’è Giuliano Ferrara, nato nell’élite comunista, che è stato sessantottino e dirigente del Pci. Sul “Foglio” dell’atlantismo dogmatico c’è pure Adriano Sofri – che fu capo e simbolo di “Lotta Continua” – di cui ieri è stata ripubblicata un’intervista a Pannella contro il pacifismo. Continua

Come ha scritto Tomaso Montanari, un intellettuale di sinistra, è tragicomico vedere “ex comunisti, operaisti, esponenti di Lotta Continua” che, per far dimenticare il loro passato, oggi sull’Ucraina sono “passati all’occidentalismo fanatico”. Sembrano Luttwak.

La devozione alla Casa Bianca, per alcuni ex, è granitica come ieri quella del Pci verso il Cremlino rosso.

Non pensano all’interesse degli europei (italiani compresi) i quali non vogliono sprofondare in un guerra duratura e nella catastrofe economica. Loro sognano di abbattere Putin (come vorrebbe Biden).

Un esempio? Il Corriere della sera. Da un po’ è diventato “l’Unità del terzo millennio”: vengono infatti dall’Unità sia il direttore, sia i principali editorialisti come Walter Veltroni e Antonio Polito (Paolo Mieli viene addirittura da “Potere operaio”…). Continua

Dopo gli arresti, a Parigi, di alcuni latitanti italiani, si torna parlare degli “Anni di piombo” e di come fare i conti con quella sciagurata stagione.

Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere della sera, scrive che è assurdo dibattere così di quell’epoca, 40 anni dopo, perché sarebbe come se nel 1980 si fosse accesa una disputa fra politici e intellettuali sull’entrata in guerra del 1940. In effetti l’Italia di Mussolini non esisteva più. Ma oggi possiamo dire la stessa cosa degli anni Settanta?

Chi ritiene ancora degno di riflessione quel passato è Walter Veltroni che ha scritto un libro su “Il Caso Moro e la Prima Repubblica”. La sua idea è che “Moro fu ucciso dalle BR, ma qualcuno lavorò perché quello fosse l’esito”. Secondo Veltroni “le due grandi potenze”, Usa e Urss, “avevano entrambe nel mirino” il compromesso storico. In sostanza, a suo avviso, avversavano il Pci berlingueriano al governo. Quindi – secondo il titolo di una sua intervista a Repubblica – “il terrorismo fu usato dai poteri marci. Si può dare clemenza solo in cambio della verità”.

Invece Gianni Oliva sulla Stampa osserva che per “fare i conti” con quel passato “non basta chiarire le dinamiche di un attentato o di un omicidio”, ma “bisogna risalire alle derive” di quegli anni.

Oliva nota che, finito il terrorismo, si passò oltre, rimuovendo tutto. Uno dei fondatori delle BR, Alberto Franceschini, un giorno dichiarò: “Noi, allora, eravamo quelli che facevano ciò che tanti altri dicevano si dovesse fare”. Continua

Sono in corso grandi manovre attorno alla (possibile) crisi di governo. Ieri Paolo Mieli, sul “Corriere della sera”, ha cercato di convincere il Pd che gli converrebbe scegliere le elezioni, perché questa coalizione di governo è tenuta insieme solo dal deprimente desiderio dei suoi parlamentari “di tenersi stretto il proprio seggio”, quindi non ha respiro e visione.

Mieli ha ricordato che tutto questo è stato bocciato da due grandi vecchi della Sinistra come Macaluso e Formica che ritiene addirittura “un obbligo” andare al voto, lasciando che sia un nuovo e legittimato parlamento (dopo il taglio dei seggi) a scegliere il prossimo Capo dello Stato, i membri del Csm e i giudici costituzionali. Continua

Voci insistenti sussurrano: “il Cavaliere è convinto che dietro i discorsi di Fini ci sia Paolo Mieli” (ieri un quotidiano lo ha anche scritto). Ma finora è rimasta in ombra la parte ecclesiastica di questo “progetto”. Provo a svelarla. Continua