Terroristi e martiri

Perfino Enzo Bianchi – ed è tutto dire – ha stroncato il volume di Corrado Augias e Remo Cacitti, Inchiesta sul cristianesimo.
Su Tuttolibri (La Stampa 4/10), Bianchi parla di “diverse imprecisioni e inesattezze”.
Un eufemismo. Poi fa un esempio: “ci pare improprio insistere a lungo sull’accostamento tra i martiri cristiani e gli attentatori suicidi che si rifanno all’islam, senza nemmeno ricordare che i primi non hanno mai dato morte ad altri e che anzi sovente hanno offerto il perdono ai persecutori”.

In effetti il libro – fra i tanti limiti, alcuni dei quali abbiamo qui già segnalato – ha questo vizietto: confondere vittime e carnefici: “lo zelo dei martiri cristiani, che non si lasciava intimorire da nessun tormento, consente di tracciare un significativo confronto con ciò che accade oggi nel mondo islamico, in cui pure affiora un’ostentata ricerca del martirio” (p. 186). Continua

Snobel

Sarà un caso, ma, dice Davide Rondoni (Avvenire 9/10), gli italiani premiati col Nobel per la letteratura si caratterizzano per lontananza dalla nostra tradizione religiosa, mentre quelli a cui è stato negato, come Luzi e Ungaretti, hanno un tratto di chiara cattolicità (eppure avevano qualche titolo più di Dario Fo).
Discriminazione?
E’ interessante quanto ha documentato, nel 2007, il letterato Enrico Tiozzo: attorno al 1906 il nostro Antonio Fogazzaro stava per ottenere il Nobel, sennonché il suo romanzo “Il Santo” il 4 aprile 1906 fu condannato da Roma come “modernista” e lo scrittore cattolico fece atto di sottomissione alla Chiesa.
Tale gesto scandalizzò la commissione del Nobel tanto da farle preferire il laicissimo Giosuè Carducci, noto autore dell’Inno a Satana. Continua

Inedito Gandhi

Solite grida scandalizzate per la lettera di Benedetto XVI che ricorda l’anniversario dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI, quella che rifiuta l’uso dei contraccettivi artificiali e promuove quelli naturali.
Il solito Adriano Prosperi su Repubblica (4/10) ci ha spiegato quanto è retriva e antiquata la Chiesa.

Ma c’è qualcosa che non si sa. Chi è che, in un certo senso, influenzò Paolo VI ? Non Torquemada, ma il simbolo del “politically correct” moderno: Gandhi.
Sì proprio colui che i radicali di Pannella hanno trasformato in una propria bandiera, colui che l’attuale campagna pubblicitaria della Telecom propone come simbolo di dialogo fra i popoli, di incontro fra le culture e di umanità.
“A mio avviso – scriveva il grande indiano – affermare che l’atto sessuale sia una azione spontanea, analoga al sonno o al nutrirsi, è crassa ignoranza. Continua

PUBBLICA DISTRUZIONE

Chi uccise Giacomo Matteotti? Risposta: “Le Br” (con postilla: nei primi anni Sessanta).
Chi era Roberto Ruffilli? “Uno scienziato”.
Cos’era il Msi? Un’azienda di Stato.
E il Pci? Qui sono emerse due scuole di pensiero: 1) il partito che ha governato “per gran parte della storia repubblicana” e 2) “uno dei cardini del pentapartito”.

Sono alcune perle raccolte da Filippo Andreatta durante la correzione dei test di ammissione alla scuola in Scienze internazionali della facoltà “Roberto Ruffilli” di Forlì (La Stampa, 26/9).
Ce ne sono anche altre. Andreatta, sconcertato, constata che “nessuno degli studenti intervistati aveva una conoscenza dettagliata dell’evoluzione politica della Repubblica e la maggior parte non ne ha nemmeno un’idea generale”. Continua

Vino e filosofia

Avvenire (21/9) polemizza sul fatto che al Festival della filosofia di Modena Carpi e Sassuolo, fra i vati chiamati a pontificare (e per di più sulla creatività), c’era anche Umberto Galimberti al centro delle note polemiche recenti relative ai suoi libri.
“Pare che a insistere affinché Galimberti fosse invitato” scrive Edoardo Castagna “siano stati gli amministratori locali, non si sa se attratti più dal filosofo-che-va-in-tivvù o più dal filosofo-di-Repubblica; e infatti sul palco si presenta il sindaco di Sassuolo in persona, che di Galimberti esalta gli scritti su Repubblica, ignorando evidentemente che dai fattacci del plagio, o meglio dalla loro scoperta, il filosofo non vi ha più scritto”. Continua

OMOFOBIA

Capita spesso di leggere sui giornali della sinistra, specialmente l’Unità, il concitato allarme democratico per presunte discriminazioni di massa a danno delle persone omosessuali che sarebbero vittime di un clima di intolleranza omofobica o quasi di terrore.
Allarmismo alimentato perlopiù da esponenti dell’associazionismo gay che sembra pesare abbastanza (basti ricordare quanto ha influenzato il precedente governo Prodi).

Il 23 agosto un articolo coraggioso e intelligente di Francesco Merlo sulla “Repubblica” osava criticare questo chiassoso associazionismo per certe sue discutibili sortite pubbliche.
E non è stato ben digerito.
Merlo, come al solito voce libera e irriverente, ha trasgredito i dogmi del “politically correct” e qualcuno si è stracciato le vesti. Continua

CASA SARTRE

Richard Newbury traccia sulla Stampa (25/8) questo benevolo encomio: “Corto di statura e di vista, pure strabico, aveva labbra tumide, era pieno di macchie e aumentava il suo fascino evitando l’acqua e il sapone. Lo uccise la passione per l’alcol”.

L’adorabile personcina qui amabilmente ritratta è Jean-Paul Sartre.
Newbury recensisce il volume di Carole Seymour-Jones “A dangerous liaison” che illustra “le girandole sessuali” tra Sartre e “la madre del femmininismo”, Simone De Beauvoir la quale “per gestire le infedeltà di lui, seduceva le sue allieve di liceo e gliele passava”.
Il filosofo, a proposito della sua “vita sessuale o emotiva”, disse di se stesso: “per lo più mi sono sentito profondamente e sinceramente uno sporco bastardo. Un bastardo davvero insignificante”.
Insomma due maestri di vita. Ma è storia o pettegolezzo? Continua

I GATTI DI TOGLIATTI

Non si potrà più dire che, dopo le ultime elezioni, i comunisti in Italia sono ormai quattro gatti. Infatti, ci fa sapere il Giornale (22/8), erano ben cinque, il 21 agosto scorso, alla commemorazione di Togliatti, al cimitero del Verano, per l’anniversario della morte del leader del Pci.
Precisamente due dirigenti nazionali del Pdci (Marino e Tibaldi) e tre nuove leve della Fgci (la notizia è ghiotta: esiste ancora la Fgci).
Si può ironizzare all’infinito sui congressi da fare nelle cabine telefoniche o in una cinquecento, ma la sparizione dei comunisti dal parlamento italiano avvenuta con le ultime elezioni, un avvenimento storico, non è stata accompagnata da uno straccio di riflessione vera della cultura italiana, che tanto conformisticamente subalterna al Pci è stata dal 1945 in poi. Continua

ADDETTI AI LIVORI

Nell’autunno del 2007 La Repubblica lancia un’inchiesta in sette puntate di Curzio Maltese sull’8 per mille della Chiesa.
La serena obiettività dell’autore è cosa nota.
Il risultato scontato.

L’Avvenire, con Umberto Folena, replicò punto su punto alle varie critiche.
Oggi Maltese ha raccolto e pubblicato in libro quegli articoli su “quanto costa la Chiesa agli italiani” e anche Folena ha raccolto e ampliato le sue repliche.
Il suo volume, “La vera questua”, intende svelare “non solo le strategiche omissioni dell’inchiesta” di Maltese, “ma anche alcune clamorose panzane, infortuni degni di un passaggio a Striscia la notizia”. Continua

ROSSO

Comunisti italiani e comunisti russi hanno un terribile passato.
Ma la tragedia, diceva il vecchio Marx, si replica nella storia come farsa.
E cosa dicono le cronache odierne? I primi a Parma, al congresso del Pdci, hanno vivacemente protestato per la deplorevole epurazione del Lambrusco e “l’ordine del partito di non venderlo, forse per mantenere la sobrietà del dibattito pomeridiano” (Corriere della sera, 20/7).
I secondi da Pietroburgo pretendono “che la Chiesa russa canonizzi Stalin” e prevedono che presto “le icone con l’immagine del Santo Josif Stralin compariranno in ogni casa ortodossa” (la Repubblica, 20/7).
E’ una macabra stronzata, ma se non altro ora sappiamo dov’è finito il lambrusco. Continua