L’Italia di Dante e San Francesco, a quanto pare, suscita molto interesse. Almeno all’estero.

E DA NOI?

A Parigi ha avuto un grande successo, all’Opera nazionale di Parigi, il balletto ispirato alla Divina Commedia intitolato The Dante project: diciannove rappresentazioni “sold out”.

“Lo spettacolo che trasforma la Divina Commedia in quasi due ore di balletto e musica e che aveva debuttato a Londra” scrive Avvenire (1/6) “è una sfida… Riuscita se si considerano gli spettatori che prendono d’assalto il Garnier”.

Non possiamo giudicare non avendo visto lo spettacolo, ma il fatto che lo si trovi a Parigi (in quella sede) o a Londra e non in Italia suscita alcune domande.

Induce a riflettere anche la mostra dedicata a San Francesco d’Assisi, alla National Gallery di Londra (fino al 30 luglio), il cui direttore, Gabriele Finaldi, che ha curato la mostra insieme a Joost Joustra, spiega che lo scopo dell’iniziativa è “esplorare come san Francesco è stato percepito e rappresentato nei secoli, e come in quanto figura storica è rimasto intensamente rilevante per il nostro tempo”.

L’approccio è del tutto laico, anche per questo può scaturirne un dialogo fecondo su quell’uomo di Dio.

Sono presenti opere di Botticelli, Beato Angelico, Zurbaràn, Caravaggio, Murillo, El Greco, ma – attraverso i secoli – si arriva fino alle rappresentazioni cinematografiche novecentesche del Santo. Di cui sono esposti oggetti che sono autentiche reliquie, riferisce Avvenire (9/6), come “il saio di Francesco dalla basilica di Santa Croce a Firenze”.

Si ripropone una domanda: perché non in Italia? Dante e San Francesco sono le nostre radici spirituali…

RISCOPERTA

Il centenario della nascita di Cristina Campo (pseudonimo di Vittoria Guerrini) ha indotto diversi giornali a occuparsi di questa scrittrice insolita, profonda e schiva.

Poetessa, appassionata di letteratura mistica, critica letteraria, traduttrice, intellettuale anticonformista, morta prematuramente a 54 anni, la Campo aveva una forte sensibilità religiosità, ma è stata poco conosciuta e letta nel mondo cattolico e – ritengo – non per certe sue posizioni tradizionaliste, vicine ai lefebvriani. Fu più apprezzata negli ambienti intellettuali laici.

Oggi se ne riscoprono le pagine, sempre di grande qualità. Memorabile è la sua prefazione ai Racconti di un pellegrino russo ripubblicata nel volume Gli imperdonabili (Adelphi).

I Racconti di un pellegrino russo è – spiega la Campo – un “misterioso testo anonimo trascritto sull’Athos dall’abate Paissy del monastero di San Michele Arcangelo dei Ceremissi presso Kazan’ intorno al 1860”.

È un libro sulla profondità spirituale della preghiera, soprattutto quella del Nome di Gesù che coincide con il respiro. Ed è un libro che parla di un altro famoso libro, la Filocalia o Amore della bellezza dove sono riportate le parole degli antichi padri che “sulle virtù della Preghiera del Nome” lasciarono “le illuminazioni della loro esperienza”.

Il Pellegrino trova nella Filocalia le loro parole e le loro Vite “che, tramandate da scribi greci, copti, siriaci, attraverso Bisanzio e la letteratura ecclesiastica slava” scrive Cristina Campo “fondarono in qualche modo lo stile narrativo puramente russo, dal Pellegrino a Gogol’ a Dostoevskij a Čechov. Stile narrativo che non ha l’aria di voler finire se molto della sua monumentale innocenza e dignità troviamo ancora nel linguaggio liturgico di Pasternak, nei brevi apologhi severi di Solženicyn, nei bianchi fogli di taccuino di Andrej Sinjavskij”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 10 giugno 2023

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