E’ proprio vero che Dio rende nota la potenza della sua salvezza attraverso la letizia di certi volti…

Vasco Rossi ha preso cappello per il mio corsivo di martedì scorso. E ieri ha scritto una risentita replica sulla Stampa. Pensavo che, presentandosi come trasgressivo, irriverente e anarchico, avesse un po’ di senso dell’umorismo e di autoironia. Invece si prende maledettamente sul serio. Mi spiace. Saper sorridere anche di sé rende più simpatici. Continua

VITE SPERICOLATE

Fu la mamma che iscrisse Vasco, fin da piccolo, alla scuola di canto del maestro Bononcini. E a 13 anni lui vinse l’ “Usignolo d’oro” che era – ci spiega Wikipedia – “una manifestazione canora modenese, nata per contrastare lo Zecchino d’oro”. Già allora stava contro il Potere impersonato da Mago Zurlì?
Fatto sta che giovedì Vasco Rossi ha iniziato il suo concerto (Rai 2, ore 21) citando Spinoza contro il Potere.
Va detto che lì per lì, causa la sua pronuncia bolognese, sembrava avesse detto “Spinosa” e veniva da pensare che si riferisse al giornalista Antonio Spinosa. Invece intendeva proprio citare Baruch, quasi che lui e Spinoza siano da sempre pappa e ciccia.
C’è perfino chi l’ha preso sul serio deducendone che il cantante evoca il filosofo secentesco perché “deve sentirselo vicino” (La Stampa, 30/5).
Ecco cosa fa Vasco nelle sue notti insonni: legge Spinoza, s’immerge nell’ “Ethica more geometrico demonstrata”, fa le ore piccole sul “Compendium grammatices linguae hebreae”, approfondisce il “Deus sive natura”, si concentra sulla “doppia causalità” e la sostanza come “causa sui”. Continua

Oggi due notizie:
1. Le parole della Madonna nell’apparizione del 2 giugno a Mirjana
2. Cosa c’entra la monnezza di Napoli con secoli di arte, con Van Gogh e Picasso, con Heidegger e san Paolo e anche con Gesù ? Continua

NEUROPA

L’Occidentale del 20 maggio lancia questa notizia: “In Olanda la polizia ha fatto irruzione nella casa del disegnatore Gregorius Nekchot e lo ha trascinato in galera per alcune vignette ritenute offensive dell’Islam…
La denuncia era partita da un olandese convertito alla religione musulmana. Né in Olanda né nel resto d’Europa si è sollevata una sola critica a questo provvedimento”.
Strano che l’Italia, sempre zelante nel difendere il diritto di satira, se ne infischi altamente. E’ strano che l’Europa, sempre pronta a sollevare scandali contro l’Italia per presunte lesioni ai diritti umani, non abbia ritenuto di convocare il suo Parlamento per discutere dell’accaduto.
Ma forse è meglio. Se l’avesse fatto probabilmente sarebbe stato il disegnatore a essere condannato.

L’Occidentale pubblica anche la foto di una sfilata di moda in Austria dove “un noto produttore di lingerie inglese” ha fatto sfilare “due modelle in guèpiere che trascinano in catene un finto cardinale”.
Il giornale osserva che “nessuno si sarebbe azzardato a mettere in passerella, non dico un finto profeta ma neppure un imam o un ayatollah”. Continua

Ormai ogni sortita dell’ex arcivescovo di Milano è sempre più desolante. Come una deriva solitaria, sempre più triste e incomprensibile… In questa esternazione, di cui parlo qua sotto, ce ne sono di cose incredibili (per esempio quanto dice sul Corano: ne ha scritto Camillo Langone sul Foglio del 21 maggio), ma io ho dovuto concentrarmi su ciò che dice a proposito di Lutero e della Chiesa…. Continua

QUANT’E’ BELLA GIOVINEZZA…

Il ’68, fra l’altro, svuotò le chiese. Eppure chi ne ha nostalgia?
Il Segretario di Stato vaticano Bertone: “Il ’68 ? In quell’anno c’era, sì, tanta voglia di ribellione: ma c’erano anche ideali. Oggi c’è solo vuoto”. Dunque una stagione da rimpiangere.

Pensa l’opposto un poeta come Francesco de Gregori che sta per lanciare “Celebrazione”, canzone definita dalla Repubblica un “atto d’accusa” contro il ‘68.
Il cantautore la spiega così: “Racconta di un posto in cui sono stato e che non mi è piaciuto. Un posto nel quale non voglio tornare. Sono contrario alla sua celebrazione e a chi, come Capanna, si sente un suo orfano (…) Noi, purtroppo, abbiamo avuto la scalinata di Valle Giulia. E’ quello il nostro ’68? E allora io sto con Pasolini che simpatizzava per i poliziotti perché erano figli dei poveri”. Continua

Al “Sunday Times”, Gianni Alemanno, nuovo sindaco di Roma, ha dichiarato: “Non sono fascista, né ex fascista, né postfascista”. E il domenicale britannico ha titolato: “L’Italia aveva bisogno del fascismo, dice il nuovo Duce”. Quando si dice l’obiettività della stampa inglese. Continua

VATTIMO O PERA E FERRARA ?
“Più volte mi sono chiesto: se tornasse Kierkegaard risparmierebbe a Vattimo l’epiteto di ‘canaglia’?”.
Questo simpatico e affabile interrogativo è stato posto dal filosofo cattolico Dario Antiseri con un saggio anticipato dal quotidiano della Cei “Avvenire” (11/5), appena uscito nel volume “Ragione filosofica e fede religiosa nell’era postmoderna”.
Ci sono molte probabilità che l’interessato, cioè il filosofo Vattimo, consideri queste parole uno squisito complimento, trattandosi di far parte di un’autorevolissima famiglia di “canaglie” filosofiche.
Spiega Antiseri: “Una delle ragioni per cui Kierkegaard si scaglia contro Hegel è che Hegel piegava il cristianesimo alla cultura del suo tempo, alla sua cultura, alla sua filosofia – un po’ come fanno oggi, stabilite le debite proporzioni, i cosiddetti ‘atei devoti’, i quali piegano la fede degli altri ai loro interessi di potere politico.
‘Rifiuto la fede per quello che è, la uso per quello che mi serve’: questa in sintesi la posizione dell’ateo devoto.
Ma torniamo ad Hegel. Continua

DA CHE GUEVARA A CHE LENTANO

Lo smarrimento è totale anche nella Sinistra canzonettara. Paolo Martini (La Stampa 4/5) riferisce quel che è successo al concertone del Primo Maggio, liturgia di massa del sinistrismo.
Il “pezzo forte” dall’estero è stato l’anteprima del nuovo brano di Bruce Springsteen “Long Walk Home” che esalta – udite udite – la bandiera yankee, sì, proprio quella che nei cortei rossi capita da anni di veder bruciare.
Bruce cantava “la bandiera che ci dice che cosa dobbiamo fare” e al concertone prendeva applausi a scena aperta.
Del resto il festeggiato del concertone sindacale (per i 70 anni del cantante) è stato quell’Adriano Celentano che – nota Martini – all’edizione 1970 di Sanremo, subito dopo l’autunno caldo, portò nientemeno “Chi non lavora non fa l’amore”.
Clamoroso sberleffo alla Triplice. Aggiungerei che poi – in tempi di referendum sul divorzio – lanciò “La coppia più bella del mondo” e con ciò il ritratto democristiano del Molleggiato è completo.
Ora la Sinistra ne fa una sua icona. Da “Che Guevava” a “Che Lentano”.
Resta ancora veltroniano Jovanotti che però esordì in un modo che oggi diremmo “berlusconiano”, tale che gli valse i fulmini di Michele Serra.
Il quale Serra, riabilitandolo dopo vari anni, scrisse: “Jovanotti nacque al successo proprio in mezzo a quella deriva etica e politica che chiamammo ‘riflusso’, nei primi anni Ottanta, e ne fu uno degli espliciti cantori. Continua