Qua sotto vi dico cosa penso dell’esposizione del corpo di Padre Pio che tante polemiche ha suscitato. Ma prima vi lascio una perla del Padre: “Lo Spirito di Dio è spirito di pace… Egli ci fa sentire un dolore tranquillo, umile e fiducioso dovuto precisamente alla Sua Misericordia… Invece lo spirito del Male esaspera… e ci fa provare una specie di ira contro di noi: mentre proprio nei nostri confronti dovremmo esercitare la carità più grande” Continua

IL MAGO DI ARCELLA

Dunque il 30 marzo Eugenio Scalfari scrisse sulla Repubblica che “il centrosinistra vincerà sia alla Camera sia al Senato. Ce la fa. Con avversari di questo livello non si può perdere. Io sono pronto a scommetterci”.
La plebe ha sghignazzato su questa “previsione”. Ma Scalfari, la domenica successiva al voto (20/4), ha svelato che conosceva bene il futuro (disastro elettorale): “Molti amici mi hanno chiesto nei giorni scorsi come mai chi si è battuto per la vittoria dei democratici (ed io sono tra questi) non ha percepito che essa era impossibile. Ma non è vero.
Sapevamo e abbiamo detto e scritto che sarebbe stato miracoloso riagguantare nelle urne elettorali un avversario che, nel novembre del 2007, quando si è aperta la gara, aveva nei sondaggi un vantaggio di oltre 20 punti e c’erano soltanto quattro mesi di tempo prima del voto”.
Ma perché due settimane prima del voto scrisse il contrario?
Non perché gli capiti mai di scrivere qualche sciocchezza (non sia mai!). Forse la sua fu un’astuta mossa per non dare a vedere che – fra tante straordinarie doti – possiede facoltà divinatorie. Altrimenti la gente lo avrebbe assediato per chiedergli i numeri da giocare al lotto. E lui non ama sentir suonare il campanello mentre legge Montaigne. Continua

Eugenio Scalfari, il 30 marzo scorso, ha fatto questa perspicace previsione nel suo editoriale sulla Repubblica: “Ho un presentimento: il centrosinistra vincerà sia alla Camera sia al Senato.
Fino a pochi giorni fa pensavo il contrario, che non ce l’avrebbe fatta.
Ebbene ho cambiato idea. Ce la faCon avversari di questo livello non si può perdere. Gli elettori cominciano a capirlo. Io sono pronto a scommetterci”.

Quando si dice cogliere nel segno! Si può ironizzare. Ma stiamo parlando del decano dei giornalisti italiani, colui che, una settimana fa, ha inaugurato con la sua lectio magistralis il “Festival del giornalismo” di Perugia.
E’ il perfetto simbolo di una classe intellettuale che si scopre (ancora una volta) lontana anni luce dal Paese e dalla vita concreta. Continua

ROSSO DI SERRA…

“Domenica scorsa l’Onorevole Bonomi ha parlato a Firenze (il che, sia detto tra parentesi, dev’essere stato un bel sollievo per tutte le altre città italiane)”.
E’ il memorabile incipit del primo corsivo di Fortebraccio sull’Unità dove ha scritto fino al 1982 diventando “uno dei padri nobili della satira politica italiana”.
Altra battuta storica: “Arriva Umberto Agnelli scortato da Luca Cordero di Montezemolo, che non è un incrociatore…”.
Fortebraccio lo ricordano tutti. Tutti eccetto Michele Serra, il quale peraltro all’Unità – come dice Wikipedia – raccolse proprio “l’eredità del celebre corsivista”, succedendogli nella rubrica satirica. Continua

Seguire le sue tracce nella storia e nella cronaca è sorprendente…

Vi parrà bizzarro, ma l’evento più interessante di questa campagna elettorale, per me, è accaduto domenica scorsa a Milano al Palasharp. Sebbene fossero presenti 25 mila persone nessuno ne ha dato notizia. In apparenza non c’entra con le elezioni, ma, come vedremo, non è così. Continua

FUORI I NOMI

Interessante editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della sera (6/4). Le vergognose gazzarre inscenate per impedire a Giuliano Ferrara di parlare della sua lista contro l’aborto – dice Galli – non si possono liquidare “tirando in ballo le solite frange folli”. Perché c’è nelle loro azioni “l’eco del disprezzo e della manipolazione che in Italia viene regolarmente riservato a chi non la pensa come noi”.
Tale disprezzo e tale manipolazione – denuncia Galli – vengono “spessissimo dai più illustri commentatori, dai rappresentanti più accreditati della cultura”.
E cioè? Chi? Direbbe Pigi Battista: fuori i nomi.
Galli i nomi non li fa, ma rincara la dose. Spiega che alla demonizzazione dell’avversario, alla “costruzione della figura del nemico pubblico numero uno” in Italia si dedica “per lo più la crema intellettuale del Paese, uomini e donne assolutamente dabbene”.
Ma i nomi? Non ci sono. Peccato. Il coraggioso “j’accuse” si ammoscia un po’ quando è indirizzato verso anonimi. Continua

Dev’essere stato sgradevole, per Eugenio Scalfari, vedere la pagina che sabato scorso apriva il settore cultura del suo quotidiano a proposito dei Guf (Gruppi universitari fascisti) del Ventennio. E sarebbe molto interessante se oggi che è un monumento vivente del giornalismo e ama dedicarsi a grandi temi filosofici, Scalfari volesse darsi pure alla memorialistica, ricostruendo la sua esperienza di quegli anni (come fecero – per fare esempi a lui vicini, pur con storie diverse – Norberto Bobbio ed Enzo Forcella).

Con Scalfari discussi – forse troppo polemicamente – di quelle vicende nel 1993, dalle colonne dell’ “Indipendente” di Vittorio Feltri (lui rispose dalla sua Repubblica). Erano usciti due volumi (la quarta parte, “Mussolini l’alleato”) della grande opera di Renzo De Felice sul fascismo edita da Einaudi. A pagina 888 si narrava una vicenda sorprendente che riguardava proprio Scalfari. Cosa c’entrava lui, che nel ’43 aveva 19 anni, con la storia di Mussolini? Continua

MANZONI E LA CAMORRA

Roberto Saviano – intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, domenica sera – ha raccontato che gli hanno telefonato da un giornale della lontana Mongolia per sapere perché l’Europa è piena di immondizia.
In Italia si pensa che tutta Napoli sia sommersa. In Europa pensano che sia sommersa l’Italia. E dalla Mongolia vedono tutta l’Europa nella monnezza.
Lo strepitoso aneddoto dovrebbe far riflettere tutti.
Saviano è uno scrittore ottimo ed eroico (rischia veramente la vita).
Ha solo 29 anni, ma merita tutto il successo che ha raggiunto con il suo romanzo “Gomorra”: più di un milione di copie vendute in Italia, la copertina di Time, il New York Times che lo incorona fra i grandi scrittori del 2007.
A Fazio ha regalato una perla: “scrivo per difendere la mia anima”. Continua

Perché il Corriere della sera ha “censurato” Magdi Allam? Dico “censurato” con le virgolette perché si tratta “solo” di un taglio (circa un terzo) del suo articolo. Tuttavia stupisce scoprire che quella “lettera aperta al Direttore” sul suo battesimo amministrato dal Papa (un fatto che sta facendo il giro del mondo e sta suscitando un vespaio di polemiche), domenica scorsa non è stata pubblicata “nella sua versione integrale”, ma “solo parzialmente”, come lo stesso Allam segnala nel suo sito. Continua

SCUOLA DI VITO
Giuliano Ferrara è un amico che stimo e ammiro. Ma non so perché abbia “lanciato” Vito Mancuso come teologo di massa (seguito a ruota da Gad Lerner): farsi spiegare il cristianesimo da Mancuso è come farsi spiegare Milton Friedman da Bertinotti o i libri di Pansa da Giorgio Bocca.
E’ legittimo che Mancuso abbia cucinato una sua minestra riscaldata di vecchie idee trite e ritrite. Ma si tratta di “mancusese”, non di cristianesimo. Lo dimostra proprio il suo lungo minestrone servito sul Foglio di Pasqua.
VITO ALLE URNE
Sostiene Mancuso: “Nego che per essere salvi di fronte a Dio occorra credere che quell’evento (la Resurrezione, nda) sia avvenuto (…)
Se domani si ritrovasse un’urna con le ossa di Gesù di Nazaret, per i miei valori e la mia visione del mondo non cambierebbe molto”.
Ma per i cristiani cambierebbe tutto.
Non a caso san Paolo scrive: “Se Cristo non è risuscitato, vana è la nostra predicazione, vana la nostra fede” (1 Cor 15, 14).
VITO E I TRALCI
Aggiunge Mancuso: “Io sono discepolo di Gesù, non perché Gesù è risorto, ma perché credo che le sue parole conducono alla vita eterna”.
Tralasciando l’assenza del congiuntivo, qui a confutare Mancuso è addirittura sant’Agostino, padre e dottore della Chiesa, il quale, opponendosi ai pelagiani che esaurivano la missione di Gesù nelle sue parole e nel suo esempio, scrisse nel Contra Iulianum: “Questo è l’orrendo e occulto veleno del vostro errore: che pretendiate di far consistere la grazia di Cristo nel Suo esempio e non nel dono della Sua persona”.
Intendendo con ciò la sua incarnazione, la morte e la resurrezione a cui attingiamo oggi con i sacramenti.
VITO E LA VIA (DI DAMASCO)
Prosegue Mancuso: “Per quanto concerne le apparizioni (di Gesù risorto, nda) è decisivo notare che tutti i destinatari erano già credenti”.
Ma è davvero così? E Paolo di Tarso? Era così credente che perseguitava ferocemente i cristiani.
Gesù risorto, dopo essere apparso agli apostoli, appare anche a lui (1Cor 15, 3-7): la sua conversione deriva da questo fatto imprevisto.
Ne ha mai sentito parlare Mancuso? Non sembra, infatti aggiunge: “Ne viene che la fede si mostra come la condizione a priori dell’apparizione.
Senza fede, nessuna apparizione”. Inutile ogni commento…
VITO E LA VITA (ETERNA)
Conclude Mancuso: “Una cosa è sicura: nella dimensione senza tempo e senza spazio che è propria dell’eternità di Dio, non può sussistere nulla di materiale.
Il corpo in carne e ossa di Gesù ‘in cielo’ non esiste”.
Come fa Mancuso a definire questa baggianata: “cosa sicura”? C’è stato lui in cielo?
La Chiesa insegna che non solo Gesù è asceso al Cielo col suo corpo, ma anche Maria è stata assunta in cielo in corpo e anima (è un dogma di fede: è la prima degli eletti).
E in effetti così, tangibilmente concreta, si è mostrata a coloro che l’hanno vista a Rue du Bac, Lourdes, La Salette, Fatima, Medjugorje…
Il grande Romano Guardini ha scritto: “La Risurrezione e la trasfigurazione ci sono necessarie per comprendere veramente cos’è il corpo umano (…). In realtà, soltanto il cristianesimo ha osato porre il corpo nelle profondità più recondite di Dio”.
LA BELLA FANCIULLA
Guardini è citato da Paolo VI nel celebre discorso “La risurrezione fisica di Gesù Cristo”, pubblicato su “30 Giorni” (1/2008) con uno straordinario saggio del filosofo Massimo Borghesi che demolisce i moderni sofismi (a cui attinge Mancuso), che circolano anche in ambiente cattolico, sulla risurrezione di Gesù.
La copertina è dedicata al 150° anniversario delle apparizioni di Loudes. Titolo: “Una bella fanciulla, una povera bambina, i miracoli”.
Perché nel cristianesimo non si tratta di astrusi sistemi di pensiero, ma si tratta di guardare e toccare con mano i fatti. Quindi amare.

Fonte: © Libero – 25 marzo 2008