Perfino due critici duri di Donald Trump, come Marco Travaglio e Giuliano Ferrara, gli riconoscono il merito della straordinaria impresa del Piano di pace per Gaza.

Il primo ha scritto: “molti pro Pal hanno accolto la notizia che riempie di gioia Gaza e Israele con un misto di fastidio e cordoglio… Chi vaticinava che Trump avrebbe riempito il mondo di guerre non può ammettere che ne ha fermata almeno una”.

E Ferrara, ieri, dopo anni di attacchi a Trump, ha riconosciuto che, nel suo viaggio lampo in Israele ed Egitto per varare il Piano, Trump è stato “destinatario di decine di ovazioni e di lodi iperboliche, per una volta credibili e meritate”. Continua

Giorni fa, parlando con un cardinale, gli ho spiegato il pasticcio che era stato fatto con la frettolosa e confusa legge istitutiva della festa nazionale di San Francesco. Gli ho detto che ne avrei scritto (e lui ha approvato).

Ma mi ha fortunatamente preceduto il presidente Mattarella che, pochi giorni dopo, ha ufficialmente segnalato il problema giuridico. Lui, per il suo ruolo istituzionale, ha giustamente messo l’accento sulla contraddizione normativa con la precedente legge.

Avrebbe potuto rimandare alle Camere questa nuova per un riesame (in base all’articolo 74 della Costituzione). Ma ha preferito promulgarla comunque criticando però il pasticcio e consigliando una correzione. Continua

Cosa sta accadendo in Vaticano? Landini è diventato Segretario di Stato?Vediamo i fatti delle ultime ore. Domenica, all’Angelus, Leone XIV ha pronunciato parole sagge ed equilibrate a favore del Piano di pace di Trump per Gaza e contro il ritorno dell’antisemitismo. L’indomani il Segretario di Stato, il card. Pietro Parolin, con un’intervista sposta la Santa Sede su posizioni tipo Landini/Schlein. Continua

È facile constatare a quanti attacchi o insulti Giorgia Meloni, come presidente del Consiglio, evita di rispondere ogni giorno. Solo raramente interviene.

Ma è comprensibile l’indignazione che ieri le ha dettato queste parole in difesa di un grande Pontefice, padre della nostra generazione e simbolo di libertà per tutto il mondo: “A Roma hanno imbrattato la statua dedicata a San Giovanni Paolo II scrivendo ‘fascista di merda’ e disegnando una falce e martello. Dicono di scendere in piazza per la pace, ma poi oltraggiano la memoria di un uomo che della pace è stato un vero difensore e costruttore. Un atto indegno commesso da persone obnubilate dall’ideologia, che dimostrano totale ignoranza per la storia e i suoi protagonisti”.

Purtroppo non sorprende che – dopo i disordini e le violenze del 3 ottobre – nella nuova manifestazione del 4 ottobre (festa di San Francesco) si sia insultato pure Giovanni Paolo II. Continua

Da tempo Maurizio Landini s’offre. Lui si vede come leader politico del “campo largo”. Ci provò con i referendum e fece naufragio. Per lanciarsi, in quella circostanza, aveva pure pubblicato un libro autobiografico, Un’altra storia(Piemme). Oggi, dopo quella disfatta, su Gaza insegue il sindacato di base Usb. Ma sempre per proporsi come capopopolo e guida della sinistra.

Certo, ci sono 56 guerre in corso nel mondo, ma quelle non interessano, non c’è per loro una Flotilla, non servono a lanciare proclami, scioperi e carriere politiche. Né a Landini va di organizzare scioperi contro la violazione dei diritti umani in Cina, Iran o Russia. Continua

La confusione che c’è nella Chiesa cattolica, per la devastazione prodotta dai dodici anni di papa Bergoglio, è una delle cause della crisi dell’Occidente. Devono pensarlo anche a Washington se, come vedremo, mandano a Leone XIV segnali chiari della loro preoccupazione. Un esempio lampante è di queste ore.

Nella giornata di martedì tutti hanno dato il loro appoggio al Piano di Pace di Trump per Gaza. Dai Paesi arabi e musulmani ai governi della Ue, dall’Onu alla Russia, dalla Cina all’Autorità palestinese. E la Santa Sede? Un silenzio inspiegabile considerato quante volte il Papa ha implorato di fermare le armi e fare la pace. Continua

Nella cultura conservatrice Usa che contrasta l’ideologia woke giganteggia il filosofo René Girard. Una sua riflessione interessante si trova in Vedo Satana cadere come la folgore (Adelphi).

Per Girard c’è un’influenza profonda che il cristianesimo ha esercitato nel nostro mondo. È stata da lui definita la pietà per vittime: “nessuna società” scrive “si è mai preoccupata delle vittime al pari della nostra” ed è “un fenomeno senza precedenti. Nessuna epoca storica, nessuna società da noi conosciuta ha mai parlato delle vittime nel modo in cui noi lo facciamo”. Continua

Erika Frantzve è una giovane donna: è stato ucciso l’uomo della sua vita, Charlie Kirk, 31 anni, padre dei suoi due figli piccoli. È una donna straziata dal dolore che domenica, davanti al mondo intero, ha descritto, con parole e lacrime, colui di cui era innamorata.

Ha ricordato il pomeriggio del 10 settembre quando, in ospedale, ha potuto vedere “il corpo assassinato di mio marito. Ho visto la ferita che ha posto fine alla sua vita. Ho provato tutto ciò che ci si aspetterebbe di provare. Ho provato shock. Ho provato orrore. E ho provato un dolore che non sapevo nemmeno esistesse. Ma anche nella morte, potevo vedere l’uomo che amo”. Continua

“Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”. Veniva in mente questa frase di Bertolt Brecht qualche sera fa, vedendo il direttore di Libero, Mario Sechi, con la sua calma olimpica, esporre, in un talk show, le ragioni di Israele e ricordare i crimini di Hamas che ha dato inizio alla guerra e continua a tenere ostaggi israeliani (come tutta la popolazione palestinese usata come scudo umano).

Una voce quasi isolata, quella di Sechi, perché in Italia pochissimi temerari vanno controcorrente e farlo oggi, sulla guerra fra Israele e Hamas, significa consegnarsi al disprezzo  del Giornalista Collettivo e agli anatemi degli Indignati speciali.

Oggi il furore contro Israele è arrivato a livelli impensabili (gli ebrei in Europahanno paura a camminare per strada con la Kipà). Ma l’ostilità non è cosa nuova. Lo prova una canzone di Bob Dylan uscita nel 1983, al tempo della guerra in Libano: “Neighborhood Bully”, ovvero “Il bullo del quartiere” (faceva parte della raccolta “Infidels”). Continua