In questo secondo anno di pandemia la giornata che la Chiesa dedica alla Commemorazione dei defunti, il 2 novembre, suggerisce anche considerazioni laiche sulla drammatica emergenza che ha provocato tante vittime.

L’anno passato, in questi giorni, eravamo nel pieno della seconda ondata(gestita male dal governo Conte) che fu assai peggiore della prima e fece il doppio delle vittime.

Il giorno 31 ottobre del 2020 avemmo 31.758 nuovi casi (quest’anno sono stati 4.526) e piangemmo 297 morti (quest’anno 26). Entrarono in terapia intensiva 97 nuovi malati, per un totale di 1.843, mentre il 31 ottobre di quest’anno erano 4 in meno del giorno precedente (in totale sono in terapia intensiva solo 346 persone).

La situazione dunque è enormemente migliorata e lo dobbiamo alvaccino e alle misure di contenimento che sono ancora in vigore e che hanno permesso alla nostra economia di realizzare uno spettacolare recupero sull’anno scorso.

Tuttavia è evidente che il problema non è ancora risolto e che la pandemia potrebbe riservare brutte sorprese (perché miliardi di persone nel mondo non sono vaccinate).

Dobbiamo dunque concludere da tutto questo che, come sostengono alcuni, vaccini e Green pass sono inefficaci? Ovviamente no. Sarebbe irrazionale e anche devastante perché rischieremmo di tornare ad avere 900 morti al giorno come lo scorso dicembre (il 3 dicembre 2020, per esempio, il tragico bollettino quotidiano contava 993 decessi).

Il vaccino certamente non rappresenta la panacea di tutti i mali, ma limita la circolazione del virus (chi è vaccinato contagia assai meno) e fornisce un’altissima protezione per quanto riguarda la forma grave della malattia e la morte.

A qualcuno pare poco. Fanno obiezione perché occorre una terza dose: evidentemente vorrebbero tutto e subito, però non sanno indicare qual è la strada per ottenerlo. È chiaro che la forte limitazione del male pandemico, assicurata dal vaccino, è un grande traguardo ed è immensamente meglio che restare totalmente indifesi.

Sappiamo dalla storia del Novecento che il realista che accetta il bene possibile viene irriso da chi reclama il bene impossibile. Ma non accettare i limiti umani è illusorio e porta sempre disastri.

La realtà ce la mostra proprio la ricorrenza del 2 novembre: siamo creature mortali, assai fragili, che, nel corso dei secoli, pur fra mille errori, hanno costruito argini per proteggere la vita umana dall’imperversare delle malattie e della morte.

La scienza e la medicina ovviamente non possono dare l’immortalità, ma hanno consentito uno straordinario allungamento della vita media e un eccezionale miglioramento della sua qualità.

La scienza sa bene che non possiede un sapere assoluto e i traguardi che raggiunge sono sempre provvisori, così anche le soluzioni che la medicina escogita di volta in volta sono perfettibili. Ma è il bene possibile ed è infinitamente meglio della malattia.

Con l’esplosione del Covid 19 tutto il mondo scientifico si è impegnato in uno sforzo titanico, mai visto prima, anche grazie a risorse finanziarie eccezionali, in buona parte fornite dagli Usa, cioè – dobbiamo riconoscerlo – dall’allora presidente americano Trump.

In tempi record è stato messo a disposizione dell’umanità un vaccino che però – sia chiaro – non è stato improvvisato da apprendisti stregoni: i tempi brevissimi sono dovuti anche al fatto che hanno potuto avvalersi di ricerche d’avanguardia che si stavano facendo da decenni.

Certo non è del tutto risolutivo, ma ha permesso di mettere fine a una strage quotidiana e quei laboratori stanno tuttora lavorando per migliorare il vaccino stesso ed elaborare anche farmaci per la cura del Covid.

C’è la possibilità di effetti avversi? Sì, come per tutti i farmaci, d’altronde nell’imperversare della pandemia non si potevano attendere dieci anni di ulteriori studi. Le vittime sarebbero state enormemente di più.

Molti non capiscono che non esiste in natura il rischio zero. La vita umana ogni giorno espone a rischi, pure mortali, a cui non facciamo neanche caso: basta uscir di casa, in auto o a piedi. Però è ragionevole vivere e rischiare.

I tentativi umani di contrasto alle malattie non sono perfetti, perché nessuna cosa umana lo è. Ma sono necessari. Bisogna uscire dalla contrapposizione manichea fra dogmatismi contrapposti, bisogna riconoscere serenamente i limiti del vaccino e le criticità che ha l’attuale strategia di contrasto alla pandemia (cercando di eliminarle), ma poi bisogna ammettere che – seppure imperfetta – questa è la strada migliore per non lasciare campo libero al virus.  Altre paragonabili non se ne vedono.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 1 novembre 2021

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