Venerdì scorso passavo frettolosamente da casa dei miei, piena di ricordi di mio padre, come il suo quadro più bello: un minatore esanime trasportato su una barella dai compagni (mio padre stesso in miniera un giorno rischiò la vita e restò mutilato).

E’ lui che mi ha insegnato che la vita è lotta per la propria dignità e per la verità. E mi ha testimoniato che la libertà è perfino più importante del pane.

A lui, che da minatore cattolico il 18 aprile 1948 si batté per la libertà del nostro Paese, devo l’insegnamento più importante: vivere senza menzogna.

E a lui ho pensato venerdì, quando mi è arrivata quella lettera per posta prioritaria. Mia madre stupita mi ha consegnato la busta bianca, col timbro della Città del Vaticano, sussurrandomi: “ma ti ha scritto il Papa?”.

In effetti la grafia era inequivocabile. Proprio il Pontefice, con una stilografica a inchiostro nero, ha tracciato il mio indirizzo e il mittente, dietro la busta (una “F.” per Francesco) e sotto: “Casa Santa Marta – 00120 Città del Vaticano”. Continua

C’è uno sfondo quasi apocalittico nello storico incontro di papa Francesco con il patriarca ortodosso Kirill e s’intravede nella solenne Dichiarazione che hanno firmato: Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte il futuro dell’umanità”.

E’ un’ombra apocalittica che – in modo discreto – si trova nel magistero di tutti gli ultimi papi, da Pio XII a Benedetto XVI (ne parlo proprio nel mio libro, “La profezia finale”).

Siamo del resto nell’epoca della minaccia atomica planetaria e oggi del terrorismo globale. Il tempo in cui l’autodistruzione dell’umanità è diventata possibile.

E’ stato lo stesso Francesco, ripartendo verso il Messico, a sottolineare sull’aereo questo aspetto con una frase enigmatica: “Io mi sono sentito davanti a un fratello… Due vescovi che parlano… sulla situazione del mondo, delle guerre, che adesso rischiano di non essere tanto ‘a pezzi’, ma che coinvolgono tutto”.

Finora Francesco aveva detto che è in corso una “terza guerra mondiale a pezzi”. Ora intravede il rischio della sua esplosione globale. Continua

Ha fatto scalpore la notizia della rilevazione delle onde gravitazionali. E’ stata giustamente enfatizzata da tutti i media del mondo come una svolta epocale.

Tutti hanno ripetuto che tale rilevazione ci fornisce finalmente la conferma sperimentale di quanto Albert Einstein aveva ipotizzato cento anni fa nella sua teoria della relatività generale.

Ora si aprono orizzonti inediti per la scienza, ma solo gli addetti ai lavori possono intuire alcuni scenari futuri della ricerca: il grande pubblico e i media non sono in grado di capire tutta la portata scientifica di questo avvenimento.

Invece il “caso Einstein” può e deve essere compreso in tutte le sue implicazioni e non si può ridurre alla sola narrazione banale e celebrativa della genialità di questo straordinario scienziato.

E’ stato lui stesso, infatti, ad accompagnare le sue teorie – che hanno rivoluzionato la scienza – con considerazioni che riguardano tutti noi come esseri umani nel mistero dell’universo e finalmente la nostra mente alla ricerca di Dio. Lo si può affermare – come vedremo – proprio sulla base di quanto Einstein stesso ha scritto. Continua

Il “complotto per cambiare il cattolicesimo” (titolo del New York Times), ovvero il progetto del papa argentino per trasformare la Chiesa in succursale di “Repubblica” e di Greenpeace, ha l’entusiastico consenso di tutti i più acerrimi nemici di sempre della fede cattolica.

Ma per riuscire ha assoluto bisogno di mostrare anche il sostegno del popolo cattolico. Solo che questo popolo sta dalla parte opposta dei progressisti bergogliani e – sebbene bombardato dai media – preferisce padre Pio ai “sinistrini”.

Non a caso nel 2014 ha dimezzato le sue presenze alle udienze di Bergoglio e nel 2015 ha dimezzato quelle del 2014. Una vera fuga.

Per questo in Vaticano hanno escogitato l’idea di un nuovo Giubileo: occorreva tamponare il drastico crollo di presenze attorno a papa Bergoglio. Continua

C’è chi rosica amaramente per l’immenso ed epocale Family day di ieri che, per la prima volta nella storia d’Italia, ha riempito il Circo Massimo di Roma senza alcuna organizzazione (sindacale o politica o industriale) alle spalle e senza viaggi spesati.

E’ un popolo che a proprie spese si è mosso, con enormi sacrifici, per un’ideale, per i propri figli, di fronte a una classe politica che gli ideali li ha buttati al macero e si muove solo per il potere.

Una classe politica che non è all’altezza di rappresentare questo popolo e non è mai stata investita dall’elettorato.

Ci sono “rosiconi” nei Palazzi del Potere (politico, ideologico e giornalistico), ma anche in quei palazzi del potere clericale che hanno fatto di tutto per disinnescare il Family day. Continua

Com’è noto non sono tra i tifosi di papa Bergoglio, tuttavia, per inguaribile speranza, non smetto mai di aspettarmi qualche bella sorpresa che smentisca la mia opinione negativa. Puntualmente deluso.

Sabato mattina, ragionando con amici, dicevo: se non per paternità, se non per condivisione degli ideali, quantomeno per furbizia politica (che a Bergoglio non manca) mi aspetto che il papa dia almeno un segnale.

In fondo a questo popolo di persone buone e brave sarebbe bastato un piccolo messaggio e lo avrebbero osannato e riempito di applausi filiali.

Se penso che Bergoglio ha addirittura parlato al Centro sociale Leoncavallo e ha benedetto quei militanti politici invitandoli a continuare la lotta (  vedi qui ), pensavo che potesse rivolgere almeno un saluto o una benedizione al popolo del Family day, che in fondo sarebbe il suo popolo cattolico. Continua

Scriveva Charles Péguy, grande convertito, che i veri eroi del nostro tempo non sono i rivoluzionari, le star, i capipopolo, i tribuni mediatici o i condottieri, ma sono le madri e i padri di famiglia.

E in Italia lo si vede in queste ore. E’ un popolo di padri, di madri e di figli, un popolo inerme e gioioso, che – facendo mille sacrifici (perché qui non ci sono i potenti sindacati a pagare i biglietti) – va a Roma a proprie spese contro il Ddl Cirinnà.

Va a Roma per ricordare che c’è una sola “famiglia” ed è “la società naturale fondata sul matrimonio”, cioè quella fra uomo e donna che è riconosciuta dalla Costituzione.

Ma anche per difendere la dignità delle donne dalla pratica dell’”utero in affitto” e per ricordare a tutti i diritti dei bambini che vengono prima di ogni altra cosa.

Non era mai accaduto che un’iniziativa di massa, come si annuncia essere il Family day di domani, partisse completamente dal basso, dalle famiglie, per riempire la “location” più grande d’Italia: il Circo Massimo di Roma. Senza nessuna organizzazione, senza nessun leader politico o sindacale. Continua

Questo libro nasce da una «scoperta» per me davvero scioccante: in duemila anni di storia della Chiesa, mai, veramente mai, si è avuta una tale concentrazione di apparizioni mariane e una tale concentrazione di profezie che – tutte convergenti, le une e le altre – indicano il nostro tempo come un tempo di svolta quasi apocalittica.

Non è mai accaduto prima. Inoltre si tratta di un avvertimento profetico che trova conferma nel magistero della Chiesa.

Le apparizioni mariane a cui mi riferisco iniziano a Parigi nel 1830, in Rue du Bac, e arrivano a quelle di Kibeho, in Ruanda, pochi anni fa. Parlo quindi di casi il cui carattere soprannaturale è stato riconosciuto dalla Chiesa cattolica. E così pure i mistici che cito sono esclusivamente mistici cattolici, spesso già beati o santi (non ovviamente sedicenti veggenti di oggi o di ieri).

Infine – come ho detto – è il magistero stesso della Chiesa che dà clamorose conferme sui tempi che viviamo. I grandi papi del Novecento hanno avuto consapevolezza di ciò che stava accadendo e di ciò che ci aspettava. E ci hanno avvertito.

Già il venerabile Pio XII affermava nel 1951:

“Oggi quasi tutta l’umanità va rapidamente dividendosi in due schiere opposte, con Cristo o contro Cristo. Il genere umano al presente attraversa una formidabile crisi che si risolverà in salvezza con Cristo o in funestissime rovine”.

E il beato Paolo VI , nel 1967, proprio a Fatima, nel corso del pellegrinaggio al santuario portoghese, pronunciò queste parole:

“Noi diciamo: ‘il mondo è in pericolo’. Perciò noi siamo venuti ai piedi della Regina della Pace a domandarle come dono, che solo Dio può dare, la pace. […] Uomini, pensate alla gravità e alla grandezza di quest’ora, che può essere decisiva per la storia della presente e della futura generazione”.

Poi, lo stesso Paolo VI, nel 1977, verso la fine del suo pontificato, confidò all’amico Jean Guitton:

“C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo e nella Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: «Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sopra la terra?». […] Rileggo talvolta il Vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo. Ciò che mi colpisce quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non-cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia”.

E san Karol Wojtyla, alla vigilia del suo pontificato:

“Ci troviamo oggi di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai visto. Non penso che la comunità cristiana l’abbia compreso totalmente. Siamo oggi davanti alla lotta finale tra la Chiesa e l’Anti-Chiesa, tra il Vangelo e l’Anti-Vangelo”.

Infine Benedetto XVI, parlando al corpo diplomatico, nel 2010, disse:

“Il nostro futuro e il destino del nostro pianeta sono in pericolo”.

Da dove nasce questo concorde giudizio del magistero sul tempo che stiamo vivendo?

Certamente dalla lettura dei segni dei tempi alla luce della fede: è un discernimento – il loro – particolarmente acuto perché illuminato dallo Spirito Santo, sia per il fatto che si tratta di pontefici, sia perché sono tutti uomini di grande spiritualità la cui santità è stata solennemente riconosciuta (o è in via di riconoscimento) dalla Chiesa.

Sicuramente questa profetica lettura della realtà viene anche dalle rivelazioni private dei mistici e dalle moderne apparizioni della Madonna, di cui nessuno di loro fu ignaro (anche se sappiamo che tali messaggi vanno considerati con prudenza e senza fanatismi).

Ma proviene anche dalla stessa rivelazione pubblica delle Sacre Scritture e dall’insegnamento dei padri. C’è infatti una profezia, assolutamente certa, che va creduta per fede, quindi superiore alle rivelazioni pri- vate (che possono anche essere dubbie o errate), perché è basata sulla Bibbia.

Si può leggere infatti nello stesso Catechismo della Chiesa Cattolica voluto da Giovanni Paolo II e dal cardinal Ratzinger, in attuazione del Concilio Vaticano II, quindi fa parte della dottrina cattolica. Ecco cosa insegna il Catechismo al numero 675:

“Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «Mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne.”

È importantissimo questo passo del Catechismo perché mostra – con certezza – che la Chiesa non è incamminata verso un trionfo terreno, ma verso questo suo Getsemani, verso il suo venerdì santo, verso l’eclissi del sabato santo.

Anche il mondo vivrà questo oscuramento della verità nel segno della tragedia. Sarà una prova terribile. Ma siamo stati avvertiti potentemente.

Su questo cerco di riflettere, nella Seconda parte di questo libro, con una lettera aperta a papa Francesco il quale ci ha ripetutamente avvertiti che oggi noi siamo entrati in una sorta di «Terza guerra mondiale».

Quelli che viviamo sono tempi dolorosi, ma anche gloriosi. In cui siamo chiamati a riconoscere Cristo, che è la verità e l’unica salvezza, e a testimoniarlo. E forse, come per Ninive, ascoltare i profeti e convertirsi potrebbe ancora salvare la città dalla sua rovina.

Continua

“E’ accaduto una piccolo miracolo, speriamo duri…”. Così, nel popolo cattolico più ortodosso, si commenta il sorprendente intervento di ieri di papa Bergoglio. Anche se si temono gelate che smentiscano l’improvvisa primavera.

Infatti la frase di ieri del pontefice – “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione” – per di più in un discorso solenne alla Rota romana, cade proprio nel mezzo alla discussione parlamentare sulle unioni civili.

Colpisce anche la vicinanza di quell’argomento papale ai dubbi di costituzionalità delle legge che – a quanto pare – hanno trovato orecchie attente al Quirinale. Continua

La visita di papa Bergoglio alla comunità ebraica di Roma è stata bella e significativa, ma ovviamente – per ragioni storiche – non poteva essere emozionante come le precedenti visite di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

L’intervento di Francesco è stato nel solco dei suoi predecessori, di cui ha anche ricordato qualche espressione.

Netta è stata la sua condanna “di ogni forma di antisemitismo” e la “condanna di ogni ingiuria, discriminazione e persecuzione che ne derivano”.

Sacrosante parole, ma a far uscire l’incontro da una certa ovvia ritualità ha provveduto l’appassionato e toccante intervento di Ruth Dureghello, Presidente della Comunità ebraica di Roma. Continua