Il Corano sefardita? L’Islam sefardita? Sembra uno scoop. La discussa (e discutibile) intervista di Gianfranco Fini all’Espresso contiene questa perla nascosta: “l’alternativa è la scuola di via Quaranta a Milano o l’imam di via Anelli che non predica il Corano, ma una versione sefardita per cui l’Islam è sulla punta della spada”. Continua

Il “caso Welby”, amplificato dai Radicali in queste settimane, ha spostato i riflettori dell’opinione pubblica dall’agonia del governo all’agonia del povero Piergiorgio. Il crollo di consensi e d’immagine di Prodi e le divisioni della maggioranza sono entrate in un cono d’ombra.
Ma quanto sia grave la situazione del governo – tenuto in vita artificialmente (dai senatori a vita) per l’approvazione della Finanziaria – lo ha riconosciuto il più acceso sostenitore del professore bolognese: Eugenio Scalfari, che è l’altro “giapponese” di Prodi (fu Pannella a definirsi così per primo). Nel suo editoriale sulla Repubblica di ieri, il bollettino medico del governo è parso disperato. A proposito della Finanziaria Scalfari esorta a stendere un pietoso velo anziché “continuare a tormentarsi e a tormentare enunciandone gli errori, le manchevolezze, le esitazioni e gli estenuanti negoziati”, per non dire dell’ “inspiegabile errore del condono dei reati contabili”. Continua

Caro Walter,

ho letto la tua bella commemorazione di Tiziano Terzani (pubblicata sull’Unità del 21 dicembre) per la dedica di un viale di Roma a questo famoso e celebrato giornalista. Ma ho una perplessità. Ed è giusto discuterne perché non è un particolare irrilevante nella vita di Terzani e soprattutto nella nostra storia, come Paese e pure come corporazione dei giornalisti. Tu hai affermato: “Il giornalismo divenne la sua professione, la sua vita. Guardò subito ad Oriente. Inviato di ‘Der Spiegel’, descrisse la Cina comunista, raccontò gli orrori della guerra del Vietnam, le atrocità dei massacri cambogiani. Con la capacità di narrazione e di scrittura del grande giornalista”. Continua

Il Natale è il ricordo del modo
in cui il Signore si è reso presente.
Il Signore non è mai un passato.
Il Natale è dunque il ricordo del Signore
Che è diventato uomo, un bambino
Come ognuno di noi è stato ed è.
Luigi Giussani Continua

C’è aria di svolta nella Chiesa.
A propiziare un grande ritorno alla libertà e alla pienezza della tradizione cattolica è una inedita azione del popolo cristiano e del mondo intellettuale a sostegno di Benedetto XVI che sta mettendo con le spalle al muro il ceto ecclesiastico “progressista” e intollerante.
I
eri sono usciti contemporaneamente due appelli, con gli stessi contenuti, sul giornale italiano Il Foglio e sul quotidiano francese Le Figaro.
Due appelli di intellettuali laici e cattolici in difesa del Papa sul quale si stanno per scaricare le ire di certi vescovi, soprattutto quelli francesi.
Il nodo della contesa sembra – ai non addetti ai lavori – periferico, invece è centrale: la liturgia.
Nella vita della Chiesa vale il principio “lex orandi, lex credendi” (significa che la teologia della Chiesa, l’ortodossia della fede, si trova nella liturgia).
Non a caso è specialmente lì che più si sono accaniti gli “innovatori” per demolire la Chiesa dall’interno. Come hanno potuto farlo? Continua

C’è un rischio serio in Italia: il clericalismo.
Bisogna lanciare l’allarme proprio noi cattolici perché a uscirne con gravi danni sarà soprattutto la Chiesa.
Nel mio piccolo mi batto da tempo contro l’anticlericalismo, contro l’intolleranza laicista che vorrebbe imbavagliare la Chiesa e contro il tentativo di sradicare il cristianesimo dalla storia del nostro popolo. Ma penso che ora la Chiesa debba temere anche il fenomeno opposto, il tracimare della gerarchia – a cui competono compiti diversi – in campi che sono prerogativa dei laici cattolici, come Benedetto XVI ha ripetuto anche sabato scorso, come ha affermato il Concilio e come ha definito la stessa dottrina cattolica. Continua

“Come un aereo in picchiata”. Così, da alcuni mesi, va il consenso degli italiani al governo secondo il Corriere della sera che ieri pubblicava gli ultimi rilevamenti.
In tre mesi il gradimento per il governo è crollato dal 50,8 per cento al 37,7 con l’opposizione in sorpasso, dal 43,1 al 45 per cento. Se a settembre la previsione degli elettori sul vincitore delle prossime elezioni dava il centrodestra al 36,5 e il centrosinistra al 35,5, oggi la differenza si è fatta abissale: il 57 per cento dà la vittoria al centrodestra e solo il 21,7 ritiene ancora possibile la vittoria del centrosinistra.
Ancora un dato che coglie questa stessa tendenza: le intenzioni di voto nel maggioritario a settembre vedevano le due coalizioni quasi alla pari con una leggera prevalenza della Casa delle libertà (50,1 per cento contro 49,6), mentre oggi il centrodestra è schizzato al 55,1 per cento e invece il governo è crollato al 44,9. Continua